Capitolo 2

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India
L'aria frizzante di novembre è un toccasana per chi ama correre al mattino.
La mia sveglia suona alle otto. Il tempo di indossare un paio di leggings e la felpa, e sento l'ambiente saturo del profumo di caffè che si diffonde dalla moka elettrica preimpostata. Faccio una breve sosta in bagno per lavarmi il viso e raccogliere i capelli in una coda, poi mi dirigo in cucina.
Faccio il pieno di caffeina mentre scorro col dito la libreria musicale dello smartphone, per selezionare la playlist che farà da colonna sonora al mio allenamento.
Sfilo la chiave di casa dal mazzo e inserisco l'allarme prima di uscire.
La mia amica Rhonda mi aspetta in fondo alle scale intenta a fare stretching di riscaldamento.
Non mi accoglie col suo solito sorriso, perciò prevedo che nelle successive paio di ore avremo qualcosa di cui parlare.
<<Sentiamo, che c'è di nuovo?>>, domando saltellando giù dalle scale e arrotolando le cuffie attorno al telefono. Lo ripongo in tasca perché, a quanto pare, oggi non mi servirà.
<<Dai, non farti pregare>>, stuzzico Rhonda dandole una leggera gomitata. <<Di che si tratta?>>
Superiamo l'arcata d'ingresso del nostro condominio e salutiamo Denzel, il portiere, che ha preso servizio alla sua postazione.
Percorriamo il marciapiede l'una accanto all'altra in direzione del parco.
La giornata è splendida, il cielo è azzurro e in circolazione ci sono poche macchine.
<<Sai, Iago non è ancora saltato fuori.>>
<<Già, che storia assurda>> commento. In realtà non mi stupisce più di tanto il fatto che quella testa calda abbia preso il largo.
  Aumentiamo leggermente il passo e Rhonda si fa più seria. <<Abbiamo convinto Lucas a non rimandare la festa di compleanno, era già tutto pronto. Lo so bene che tra di voi non corre buon sangue ma hey... Vacci piano con lui in questo periodo, okay? Ha il nervo scoperto per questa situazione e non è il caso di stuzzicarlo.>>
<<Io non lo stuzzico!>> Puntualizzo quasi scocciata.
<<Ah, no?>>
<<Non direi, solo non ci vado d'accordo e non perdo occasione per dimostrarglielo.>>
<<Beh, hai capito cosa intendo.>> Rhonda mi supera leggermente e correndo all'indietro mi punta un indice guardandomi dritta negli occhi. <<Non fare quello che fai di solito, intesi?>>
Storco le labbra in una smorfia e sbuffo contrariata. <<Vedrò di provarci>>, concedo. <<Perché ci tieni così tanto?>>
Rhonda si blocca e lascia che la superi. Saltella sul posto con la fronte imperlata di sudore. Mi adeguo e arresto la mia corsa.
<<Perché è mio amico, e anche se la gran parte del tempo si comporta da vero cazzone, mi dispiace vederlo così.>>
  <<Si, hai ragione.>>
<<Dispiace anche a te?>>
<<Mi riferivo al "cazzone".>>
Esplodiamo entrambe in una risata poi con uno sguardo d'intesa ci arrestiamo per riprendere fiato con le gambe piegate e le braccia tese appoggiate alle ginocchia. Con la schiena curvata e la testa in avanti non riusciamo a smettere di ridere.
Quando Rhonda ricomincia a camminare mi sta guardando di traverso. È tornata seria. La affianco e proseguiamo superando la fontana circolare che troneggia al centro del parco.
Rifletto sul fatto che dopotutto non deve essere facile gestire la preoccupazione per un fratello scomparso nel nulla improvvisamente. Meglio dare retta alla mia amica e sotterrare momentaneamente l'ascia di guerra.

Lucas
Mi stiracchio indolenzito ed apro un solo occhio per stabilire dove mi trovo. La stanza è ancora in penombra ma lo stomaco che brontola mi suggerisce che è giorno da un po'.
<<Merda!>> Sbraito. Mi sono di nuovo addormentato sul divano.
Ho i muscoli della schiena indolenziti ed il collo contratto. Mi sento come un foglio di carta appallottolato che viene recuperato dal cestino. Quel tentativo di eliminare le pieghe, fallimentare già in partenza, somiglia tanto al mio di tirarmi su dritto e stirare le braccia sopra la testa.
Trascino le gambe in cucina ed accendo la macchinetta del caffè. Intanto che aspetto che la spia diventi verde vado in bagno a pisciare. Mi sciacquo la faccia con l'acqua fredda e vado a cercare il cellulare seppellito tra i cuscini del divano. Lo recupero e scorro i messaggi.
Due sono di Naomi.
Sul primo c'è scritto "Sei un pezzo di merda!"; sul secondo "Chiamami!". Scuoto la testa di fronte all'inquietante volubilità di certe donne e passo oltre.
Il terzo ed ultimo messaggio è di Omar, un amico di vecchia data, sia mio che di mio fratello. Dice: "Ho chiesto a tutti. Mi dispiace Luc, nessuno ha notizie di Iago. Tranquillo però, vedrai che lo troveremo!"
Lancio il cellulare sul divano e incrocio le mani sulla nuca. Sbuffo frustrato perché già so che anche questa sarà una giornata di merda. Visto che a mezzanotte compirò trent'anni, i miei amici hanno organizzato una specie di festa al Garage Delux, il locale di Omar in centro. Ci andiamo spesso, è un po' il nostro ritrovo, ma stasera non sono per un cazzo in vena di festeggiamenti. In tutta sincerità non vedo l'ora che arrivi lunedì per tornare a lavoro e svagare un po' la testa.
Invece domani mi toccherà il pranzo di compleanno a casa dei miei che però, già sò,  si trasformerà in un dibattito sulla sparizione del mio fratello minore.
Decido di non perdere tempo e di andare a bussare a qualche porta per sapere se qualcuno dei suoi amici ne ha avuto notizie.
Tra il mio interno ed il numero sette, quello in cui abita spigolo, c'è una sorta di slargo mattonato. Affacciandosi al muretto si può scorgere la distesa alberata del parco, e in lontananza i tetti dei palazzi del centro. Qui sono sistemate un paio di sdraio in legno e due comodi divani da esterno.
Di solito India ci passa le ore leggendo. Preferibilmente al sole ma spesso, quando c'è vento,  prendendo posto sulla cassapanca posta sotto la tettoia del suo appartamento.
Li, al riparo, è proprio dove la trovo oggi.
Dal momento che gli altri condomini non salgono le scale se non per cenare a casa nostra di tanto in tanto, questo spazio è praticamente "nostro". Ma chiaramente non lo abbiamo mai condiviso fisicamente. Lei perché non ne ha la minima intenzione, io perché non fumo, non leggo e non ho tempo da perdere.
Quando chiudo la porta di casa India si volta nella mia direzione. È seduta sulla cassapanca con le ginocchia tirate al petto. Tiene tra le mani un libro, dalla copertina rossa, che peserà almeno tre chili. Mi saluta con la mano ed io le rispondo con un cenno della testa.
<<Lucas?>>, mi sento chiamare quando attraverso lo slargo. Mi volto per sicurezza, ma sono quasi certo che si sia trattato di una qualche allucinazione uditiva. Invece India guarda proprio me, e attende che risponda alla chiamata.
<<Si?>> Immagino che una sillaba sia più che sufficiente.
<<Rhonda mi ha raccontato di tuo fratello.>>, dice in tono sommesso.
Non aggiunge altro perciò capisco che è il mio turno di dire qualcosa. <<Già, non si vede in giro da un po'.>>
India chiude il libro e lo appoggia accanto a se.
Vuole seriamente chiacchierare di questo con me?
Rimango immobile con le mani nelle tasche del giubbotto sinceramente in imbarazzo. E questa per me è una novità!
<<Mmm>>, mi schiarisco la voce. <<Allora, se non c'è altro io andrei...>> Provo a tagliare corto grattandomi la testa.
La colgo di sorpresa, agita il capo facendo segno di sì mentre le sue guance si colorano di rosso. <<Ma certo.>>, concorda spiazzata.
<<Ci vediamo stasera.>> Ma lo dice talmente in fretta che un attimo dopo ne pare pentita.
Sollevo un angolo di bocca e le offro un sorriso incerto perché non ho idea di cosa parli. Poi mi viene in mente. Si riferisce alla festa organizzata per il mio compleanno.
<<Si, beh...Chiaro. A stasera!>>, le dico. Poi scendo le scale e me ne vado.

Nonostante noi.Where stories live. Discover now