Capitolo 14

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"Non ho preso assolutamente niente!"

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"Non ho preso assolutamente niente!". Piagnucolò il verdino rientrando, premendosi dispiaciuto il cappello in testa.

"La caccia è un'arte estremamente difficile, soprattutto eseguita alla vecchia maniera. È facile uccidere un animale con un fucile, ancora più facile con un mirino. L'arco e le frecce sono strumenti antichi, che ti fanno percepire la natura per quello che è. Con essi tu combatti per mangiare, combatti come un vero predatore".

"Evidentemente, se fossi un predatore, morirei di stenti...". Borbottò, guardando il cacciatore abile che era di fronte a lui. Era un ragazzo minuto, ed il suo cavallo era davvero enorme. Sembrava un cavallo da tiro inglese, forse uno Shire, totalmente nero, e si chiamava Dark Shadow.
Nonostante la mole, era agile e rapido, ovviamente non veloce come gli altri, essendo notevolmente più pesante.
Sopra di esso, il ragazzo sembrava perfino più esile di quanto non fosse, oppure il cavallo sembrava ancora più grande.

Erano andati a fare la battuta di caccia nelle Heartlands, quei luoghi pullulavano di conigli e tacchini selvatici, e le grandi abilità del cacciatore gli avevano fatto uccidere anche un cervo.
Avevano passato l'intera giornata fuori, il sole stava iniziando a calare, dando vita ad un meraviglioso tramonto, pieno di colori ed emozioni vive.

Perché Izuku in quel momento si sentiva così: vivo.
Aveva vissuto il brivido di poter incoccare una freccia in un arco e puntare contro una preda, un animale, una vita.
La pratica rende perfetti, e lui voleva diventare perfetto in ogni cosa.

E forse, in una parte remota del suo cervello e del suo cuore, voleva diventarlo per rendere fiero il suo Kacchan...

Un latrato lontano attirò l'attenzione del verdino, che si voltò indietro e socchiuse gli occhi, cercando di trovare il proprietario di quel suono.

"Sarà il cane di un pastore, muoviamoci prima che faccia buio".

"No - Mormorò Izuku, sentendo come una dolce sensazione di casa nel petto - Non è un cane da pastore qualunque...".

Scese da cavallo, lasciando le redini a Tokoyami, che rimase interdetto da quei movimenti. Che cosa aveva intenzione di fare?
Lui non vedeva l'ora di consegnare la merce a Sato, il cuoco del campo, e rintanarsi nel suo alloggio e dormire. La caccia lo stancava molto...

Ma Izuku non si fermò, camminò molto lentamente su quel terreno leggermente arido e assottigliò di nuovo lo sguardo, acuendo l'udito: doveva sentirlo di nuovo per avere una conferma.

Fu quando un altro latrato si fece spazio in quegli spazi sconfinati ed aperti che Izuku perse un battito, iniziando a sorridere in maniera così aperta da rischiare una paresi facciale. Perché in quel momento sentiva quel calore di casa che, soprattutto in quei giorni, gli era mancato così tanto.

Scattò di corsa verso la direzione del suono e Tokoyami, dietro di lui, iniziò ad imprecare a bassa voce, maledicendolo perché aveva troppi animali caricati su Dark Shadow per fare scatti improvvisi e rischiare di rovinarli.

𝙶𝚞𝚗𝚜 & 𝙻𝚘𝚟𝚎Where stories live. Discover now