Capitolo 12

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<È solo colpa mia> sussurro piano mentre mi copro il viso con le mani in modo frustrato. Da quando sono venuto a sapere la verità l'unica cosa che ho potuto fare è stato colpevolizzarmi di continuo. Avrei voluto urlare per la forte rabbia ma mia madre con lo sguardo mi pregò di non farlo. Dopo aver raccontato la verità Sanem decise di andarsene e nuovamente si scusò con mia madre per il casino creato con la sua presenza e nonostante insistete di voler tornare da sola questa volta non le ho dato retta, questa volta sono stato io ad accompagnarla e prima di uscire dalla macchina mi chiese di fidarmi di lei e di non andare da Rifat.

<E se quel giorno l'avessi accompagnata io?> domando tra me e me. Se quella mattina invece di dormire più del dovuto, svegliandomi da solo, se l'avessi accompagnata io cosa sarebbe successo? Magari Rifat vedendomi non si sarebbe più fatto vivo è molto probabile ci sarei andato di mezzo io ma non lei.

<Sarebbe stato meglio> continuo a pensare a voce alta. Se realmente le sue intenzioni erano quelle avrei preferito mille volte andare in galera ma non separarmi da lei.

<Avresti passato buon parte della tua vita in carcere e questo io non l'avrei permesso> un timbro di voce calda arriva dritto al mio cuore, essendo in grado di farlo vibrare.

<Cosa ci fai qui?> domando a bassa voce mentre resto immobile, guardando il mare che c'è davanti a me. Vorrei così tanto girarmi e correre da lei, guardarla negli occhi e chiederle nuovamente perdono, solo che mi manca il coraggio. Dopo la confessione fatta non ha più voluto parlare e nonostante avrei ancora tante domande da farle ho ascoltato il cuore, decidendo di lasciarle i suoi spazi. Appena tornato a casa dai miei ho cercato di chiedere delle spiegazioni almeno da loro ma proprio come Sanem anche loro mi dissero di fidarmi di lei ma solo io so quanto mi bolle il sangue per la rabbia.

<Mi ha chiamata tua madre e dal suo tono di voce ho capito che fosse preoccupata. Come mai sei sparito per tutto il giorno?> domanda mentre si siede accanto a me.

<Non volevo vedere nessuno> rispondo mormorando.

<Almeno questo di te non è cambiato> sussurra piano ma ho come l'impressione che questo suo commento fosse un pensiero tra lei e la sua mente che involontariamente è venuto fuori.

<Non ho mai rinunciato a questo posto> confesso sussurrando. La scogliera è sempre stato il nostro punto d'incontro ogni qualvolta uno dei due aveva un problema, e negli ultimi anni ho passato più tempo qui ma non a casa.

<Ogni tanto potresti rispondere al telefono> dice con fare di rimprovero.

<Tu non hai chiamato> mormoro facendo spallucce. Non l'ha fatto ma se solo l'avessi fatto a lei avrei risposto di sicuro.

<Perché ti sei nascosto qui?>

<Quello che mi hai svelato non è facile da mandare giù> rispondo, usando un timbro aspro. Come ho fatto a non capire niente? A farmi ingannare in quel modo e incolpare l'unica che...

<Penso che è stato difficile per entrambi> mormora piano.

<Tu hai rinunciato a tutto per me Sanem> sussurro piano posando finalmente lo sguardo su di lei, trovando i suoi occhi già fissi su di me.

<Non per te. Cioè si, inizialmente, ma non l'ho fatto esclusivamente per te> risponde parlando a raffica ma quando finisce di parlare sgrana gli occhi.

<Cosa intendi?> domando confuso.

<Niente, lascia stare> risponde in modo frettoloso per poi rimettersi all'impiedi.

L'amore resta Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora