Divergenze verbali

2 1 0
                                    

"Mi dispiace signore, devo informarla che le abbiamo diagnosticato una rincoglionite terminale." Elia guarda l'autobus sfrecciare via in una nuvola di sabbia e polvere. "Quella visione assurda dell'incidente con le arance mi ha in qualche modo convinto a scendere prima. Al festival ci volevo anche andare, ma non con Sam." Alla fermata sono appiccicati fogli e manifesti che denunciano la scomparsa di decine di gatti diversi, tutti marchiati dallo stampo di una mano nera. "Non pensavo lo facessero ancora, forse c'è un motivo se la vecchia se n'è andata." Dice guardando la sua maglietta con lo stesso identico marchio, scrollando poi le spalle. La vecchia a cui si riferisce è Adele: la vecchia gattara, la folle pianista, la ricca megera, una normale vecchietta imparentata con i più antichi fondatori del borgo arrivati dall'altro lato dell'oceano migliaia di anni fa. Così si dice almeno. Per anni ha vissuto nella sua villa in cima alla collina, ma all'inizio dell'estate scomparve, proprio quando Elia e Sam litigarono sciogliendo il clan. "Forse è per questo che mi hanno picchiato, per la maglietta. O forse mi odiano e basta ora." Elia guarda gli orari sul cartello lì di fianco, chiude gli occhi e fa un bel respiro. "Sì, non ce ne sono altri." Come se non avesse aspettato l'ultimo apposta. Le indicazioni portano verso la cima, a Punta Corvina. "Beh sì, non che ci siano molte altre direzioni con cui confondersi."

I corvini iniziano ad accumularsi intorno a lui, tutti sulla stessa strada, uccelli antropomorfi di ogni genere, tante macchine parcheggiate in doppia fila, ma nessuno a contestare. Piuttosto, un vigile è impegnato a sbarrare la strada, l'unica via verso la cima. "Mh. Niente che io non possa affrontare." Camminando in avanti verso il blocco, Elia non distoglie mai lo sguardo dal vigile. Il suo aspetto è piuttosto comune: alto, folte piume, fascia azzurra attorno al collo, un cappello del solito colore, becco tozzo e grigio, zampe uguali a stecchetti. Un vigile come un altro. Entrambi sono immobili a fissarsi negli occhi con la gente che scommette su chi perderà per primo. Il vigile corvino tiene la testa di profilo per scrutarlo al meglio col uno dei suoi occhi laterali. "Mh..." Dice il ragazzo. Il vigile risponde tubando con prepotenza. L'uccello inizia a sudare tra le piume, il pubblico freme mentre alcuni pregano che perda, altri si disperano per i loro soldi sprecati. La pressione diventa intollerabile. La guardia cede. "Cosa c'è?" La sua voce grave fa vibrare tutti gli organi di Elia. "Mi fai passare?" "No." Preso alla sprovvista si gira di colpo ragionando su come la sua brillante tattica sia potuta fallire, inventandosi qualcosa prima di tornare verso il corvino. "Come sarebbe a dire no? Stai praticamente tenendo in ostaggio me e tutta questa gente, dovresti conoscerla meglio di me la legge. Sai che sono pure un minore?" "Non sei in ostaggio. Sei libero di andartene, possibilmente lontano da me." "Se non vuoi farlo per me almeno fallo per gli altri..." "Aspetti come tutti." "Aspettare cosa?" "Che finiscano di allestire il festival." "Ma ci vorrà una vita!" "Il tempo non è un mio problema." "Ma lo è per me! Allora, allora. Mettiamola così: in questo momento mi stai praticamente uccidendo, ok?" "Eh?" "Eh, ogni secondo che passa io divento sempre più vecchio, e sì è praticamente come se la causa della mia morte sia tu." Non fa una piega come ragionamento. "Posso stare qui anche ore, giorni, anni. Quando il sole diventerà una gigante rossa io sarò ancora qui a controllare che tu non passi." "Io mi romperei molto prima a fare la guardia ad una strada per qualcosa come cinque miliardi di anni." "Io no." "E se io fossi il figlio dell'organizzatore?" La creatura sbuffa un'aria pesante e all'aroma di catacomba. "Dimmi il nome allora." "Uuh... inizia per G, no?" "Poi?" "Gerardo..?" "C'eri quasi." "Ma sì infatti, mio padre lavora qui ogni anno." "E' una donna ad organizzare. Sparisci." Elia tira la più potente delle sue occhiate puntando all'occhio da piccione del vigile e schizza via tra la folla, fingendo di asciugarsi delle lacrime col braccio. "Merda. Se ci fosse stato Sam, allora sì che saremmo passati. L'avrebbe pestato di botte o anche solo fatto paura. Insomma saremmo passati." Poi però si blocca, guarda il suo riflesso in una lastra di vetro rotta lasciata sul ciglio della strada e pensa che quelle lacrime in fondo non sono così finte. Si ricompone sistemandosi la maglietta e lo zaino. "Se ci fosse stato Sam, sarebbe andata solo peggio. Lui non mi serve."

Messo nella posa più scomoda possibile, Elia è piegato su una fontanella a bere. Deve tenere il rubinetto schiacciato perché riesca ma così facendo si piega ancora più in avanti, con lo zaino che dalla schiena gli scivola di fronte bagnandosi sempre di più, mentre da terra sale la puzza di acqua fetida accumulatasi dalle perdite. Intorno a lui una ressa di piccioni, stavolta normali, cerca di farsi coraggio per berne un sorso. "Quella stupida anomalia mi ha fatto seccare la gola con tutte le stronzate che gli ho dovuto spiegare. E non hanno nemmeno funzionato." Finito di bere ci passa direttamente la testa lavandosi completamente per contrastare il caldo. "Questa è l'ultima infradiciata dell'anno." Tutti gli uccelli si scavalcano l'un l'altro non appena Elia si sposta per scuotere la testa schizzando ovunque come un cane. "Andate e bevetene tutti, bestie. Questa è la mia... acqua? Offerta dalla fogna per voi." Tutti zozzi, alcuni senza dita, spennati. "Stupidi piccioni, li odio." Saltando una lucertola trasformata in sottiletta da una macchina, Elia si rimette in cammino facendo il giro lungo per arrivare comunque in cima, guardia o non guardia. "Che poi, stavo pensando: perché si dovrebbero chiamare guardie? Intendo la polizia, tipo. Se penso ad una guardia mi viene in mente un soldato in armatura con la sua alabarda davanti al ponte levatoio all'ingresso, tutto sudato sotto al sole e con le ossa a pezzi. Che peso portare una roba del genere." Detto ciò prende a camminare lentamente e facendo effetti sonori con la bocca ad ogni passo, imitando stridii metallici e tonfi sul terreno come se quell'armatura la stesse indossando proprio lui.

Anomalia corvinaOnde histórias criam vida. Descubra agora