Terza fase del metodo scientifico

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Elia arriva su una strada sterrata in mezzo a cespugli secchi e canneti, accompagnato da versi di rane e cicale. Il terreno alterna la ghiaia con sabbia, le zone all'ombra sono ancora fangose per le piogge del mattino. Ci lascia lo stampo delle scarpe macchiandone la suola. Sulla strada ci sono i segni dei cingoli di ruspe e altri mezzi da lavoro usati per ricostruire gli argini del fiume di fianco, solito a straripare non appena cala una goccia dal cielo. Il gracidare delle rane si fa sempre più forte finché non si ferma di botto, proprio di fianco a lui, tra le canne. Infilandosi in mezzo agli arbusti a fatica e aumentando il numero di lesioni sul suo corpo, trova una barca allagata, colma di anfibi con la gola gonfia a trattenere il verso sperando che stando ferme Elia non le possa vedere. "Rane!" Come urla tutte si buttano nell'acqua melmosa e scura, sparendo dalla sua vista. "Sono buffe, tonde, gelatinose. Sam dice che sanno di pollo ma io non le ho mai mangiate." "Guarda che queste rane sono mie." Nascosto tra i rovi c'è un'anomalia di un ragazzino, probabilmente coetaneo, con le corna da cerbiatto che si sfaldano nell'aria come le bolle di una lampada lavica. La pelle scura, occhi e capelli bianchi e una felpa gialla nonostante il caldo infernale. "Hai delle rane stupende allora." Il tipo sorride e distoglie lo sguardo. "Lo so." Tutti e due le fissano mentre gli occhietti degli anfibi spuntano dalla superficie. "Io sono Leo." "Elia." "Vorrei stringerti la mano ma temo che mi si scioglierebbe." "Certo, capisco. Non preoccuparti. Possiamo fare una stretta di mano mentale." L'anomalia stringe gli occhi. "Fatta. Ora posso chiederti una cosa?" "Solo se dopo posso chiedertene una io." "Che hai lì nello zaino?" Elia controlla che non ci siano orecchie indiscrete attorno, per poi avvicinarsi a Leo con la mano a coprire leggermente la bocca. "Niente di che, roba per fare un razzo, magari una bomba. Dipende da come mi gira." Spiega bisbigliando. "Oh. Faresti una bomba per me?" Si fa serio e incrocia le braccia. "E' una commissione?" "Non ho soldi. Non posso nemmeno tenerli in mano." "Hai ragione. Facciamo così: se quello che vuoi far saltare è divertente allora posso accettare." "Vorrei far saltare un frigo." Elia sorride beffardo. "Per un frigo, posso farlo anche gratis."

Sulla cima di un argine, su un cumolo di sabbia da cui sporgono pezzi di macchine, mobili, taniche e altri oggetti incomprensibili incastonati nel terreno, entrambi i ragazzi scrutano il resto della discarica abbandonata per trovare il soggetto del prossimo esperimento. Leo cerca di lanciare dei sassi in una pozza di fango, senza troppo successo, riuscendo appena a sollevarli in aria finché questi non gli passano attraverso. "Vabbè, non ci riesco. Il frigo è lì in fondo comunque." "L'hai conservato per un'occasione speciale?" "Volevo prenderle a picconate per sfogarmi nei momenti di stress." "Ma non riuscivi a prendere in mano il piccone." "Già." "Scusa, ma come fai a vivere?" "Dovrei usare la telecinesi ma non sono bravo, quindi non la uso proprio." "Ma scusa è fighissima la telecinesi, cioè la vorrei anch'io." "Ci riproverò quando mi sentirò pronto." "Hai tutto il tempo del mondo." Elia si lancia giù scivolando sulla sabbia, sfilando lo zaino e rovesciando a terra barattoli con polveri e composti chimici. "Hai qualche contenitore ermetico in cui mescolare tutto? Qualcosa che possa esplodere possibilmente." "Ci sono delle bottiglie ancora intere da qualche parte." "Ermetico." Leo alza le spalle. Con la prima bottiglia scheggiata a disposizione, buttando dentro tutte le sostanze che ha senza un ordine preciso e chiudendola con un tappo di sughero, Elia inizia ad agitarla finché non comincia a vibrare emanando fumi tossici. "Qualche ultima parola prima che lo faccia saltare?" "Uhm. È stato un buon frigo." "Indubbiamente." "Penso che anche se l'hanno buttato qui, in qualche modo ci tenessero." "Probabilmente non volevano vederlo compattato in una discarica." "Sì l'hanno messo in libertà." "Uh uh." "Se ami qualcuno lo devi sempre lasciare libero." Passano alcuni secondi di silenzio in segno di rispetto, disturbato solo dalle solite cicale. "Posso procedere?" L'anomalia annuisce ad occhi chiusi, provato dall'emozione. Mettendosi in posa come un tiratore di baseball, Elia carica il colpo, scagliando la bottiglia dentro il frigo posizionato sull'orlo del cumolo di spazzatura su cui è bloccato. L'impatto lo spinge all'indietro portandosi dietro lo sportello, e con la lentezza di un elettrodomestico cade di spalle rivedendo tutta la sua vita nei pochi secondi che gli rimangono, piombando giù e scatenando un'esplosione colorata. Lapilli rosa e blu cadono dal cielo insieme allo sportello che, staccatosi, annerito e ammaccato, si infilza a terra di fianco al resto del corpo metallico. La maglietta di Elia è sporca di entrambi i colori, schizzategli addosso dalle polveri dell'esplosivo come se fossero interiora. "Wow." Entrambi basiti per lo scoppio, sconvolti dallo spettacolo, senza parole.

Anomalia corvinaWhere stories live. Discover now