Oops! This image does not follow our content guidelines. To continue publishing, please remove it or upload a different image.
Hanamichi era andato in ospedale per il solito controllo alla schiena.
Non l'avrebbe mai ammesso, ma in quei giorni non era la schiena a dargli problemi, ma era una fitta dolorosa e costante all'altezza del cuore che si faceva sempre più intensa quando i suoi pensieri si fermavano su Rukawa che ormai era partito da mesi con la squadra scelta per le nazionali.
Odiava il corvino per averlo lasciato indietro e per essersene andato in quel modo.
Si ricordava ancora il giorno che si erano incontrati in spiaggia mentre stava seguendo ancora la riabilitazione e gli aveva mostrato la maglia per poi andare di corsa da Sendoh che gli tendeva la mano invitandolo a raggiungerlo.
Lo sguardo vittorioso del porcospino gli aveva lasciato l'amaro in bocca perchè sapeva già da solo che quello di Rukawa sarebbe stato un rifiuto.
Varcata la soglia dell'edificio raggiunse la sala dove faceva fisioterapia calandosi il cappuccio della felpa che indossava sopra la testa.
Si era vestito in modo del tutto anonimo per non essere riconosciuto.
Gli era sembrato anche di vedere Rukawa accompagnato da Sendoh e voleva evitarli il più possibile.
L'infermiera lo condusse fino alla sala dove avrebbe fatto la sua solita visita e lo lasciò in mano al medico, per poi tornare da lui due ore dopo accompagnandolo dallo psicologo che l'aveva aiutato ad accettare tantissime cose in quei mesi.
Arrivato a destinazione entrò nella stanza chiudendosi la porta alle spalle.
Dopo aver visionato la cartella che teneva in mano il ragazzo, l'uomo, sorrise e gli fece quelle poche domande che riusciurono a farlo a aprire tanto che riuscì a raccontargli tutto quello che lo turbava.
Passarono quattro ore prima che il medico si esprimesse dicenodogli di fare quello che credeva gli avrebbe fatto meglio e di certo al momento giocare a basket non lo stava aiutando.
Con una prescrizione per avere qualcosa con il quale dormire lasciò la stanza per poi dirigersi verso l'ascensore.
Si fermò davanti ad esso chiamandolo senza indugiare.
Alle sue spalle si fermarono Sendoh e Rukawa parlando tra di loro.
«Sei stato fortunato che fosse solo una distorsione, Akira» borbottò Rukawa.
«Io almeno non mi sono distrutto la schiena, Kaede» rispose lui ridacchiando divertito.
Rukawa sbuffò: «Non voglio parlare di quel Do'aho»
«Dai fatela una risata. Come minumo adesso starà saltando gli allenamenti per andare a divertirsi da qualche parte» constatò semplicemente Akira.
Hanamichi stanco di sentirli decise di andare a piedi.
Mentre si allontanava non si accorse di un foglio che volò fuori dalla cartella.
Rukawa lo raccolse perplesso leggendolo curioso, ma si voltò verso la direzione in cui si era diretta la persona davanti a loro non trovandola così rilesse il foglio con attenzione sperando di essersi sbagliato.
Sendoh curioso si mise a leggere a sua volta a voce alta: «Si consiglia al Signor Sakuragi d'iniziare una cura antidepressiva e di prendersi una pausa dal basket per almeno tre anni a partire da oggi»
«Che significa?» chiese Sendoh perplesso.
«Non ne sono sicuro...» vedendo un'infermiera la prese per il polso chiedendole: «Mi scusi. Il mio amico ha perso questo foglio, potrei sapere cosa succede?» le mostrò il foglio che lei lesse attentamente per poi sorridere mestamente.
«Il suo amico non sta molto bene tutto qui. Va avanti ormai da diversi mesi, pensavamo fosse passeggero, ma se lo psicologo gli ha consigliato questa scelta vuol dire che non è mentalmente stabile per continuare in questo modo»
«Da quando è iniziato?» chiese cercando di capire.
«Penso che sia successo quando una persona per lui molto importante ha scelto di lasciarlo indietro e andare avanti con qualcun'altro» ammise lei pensierosa aggiungendo: «Se non ricordo male ha quel giorno ha detto qualcosa come: "Che posso farci io se non sono in grado di sfondare quel dannato ghiaccio dove si è rintanata quella volpe. Meglio lasciarla andare libera per la sua strada»
Guardò il ragazzo sorridendo mestamente: «Non ha più parlato dopo quello chiudendosi nel suo mondo dedicandosi ai suoi esercizi per riprendere a muoversi liberamente»
Rukawa riportò lo sguardo sul foglio mordendosi il labbro tanto da farlo sanguinare: «Quel Do'aho. Come pensa che le persone possano capirlo se non parla»
«Era palese, Kaede. Io ne ho solo approffitato per stare con te, ma a quanto pare non è servito a molto visto che con me non hai mai voluto fare niente»
«Cosa era palese?» gli chiese lui senza giri di parole.
«Che siete in due i Do'aho. Vi amate e non ve lo dite e adesso le cose sono peggiorate fino al punto che lui lascerà il basket. Ti conviene raggiungerlo velocemente e parlargli al più presto»
L'ascensore si aprì rivelando Hanamichi che era tornato su i suoi passi accorgendosi di aver perso quel foglio.
Quando notò che ad averlo era Rukawa perse quel poco di colore che aveva sul volto indicandolo terrorrizzato.
«Do'aho, stai attento a quello che fai» disse lui ridandoglielo.
Il ragazzo lo mise dentro la cartella senza rispondere distogliendo lo sguardo dal suo non sapendo ne cosa rispondergli.
Sendoh guardò i due dicendo: «Io vado. Vedi di parlargli o non riuscirete a uscirne»
Se ne andò poco dopo, così Rukawa entrò nell'ascensore facendo chiudere le porte: «Devo parlarti e voglio che ascolti attentamente»
«D'accordo...» rispose lui senza giri di parole.
«Non sono innamorato di Akira. Forse poteva sembrarlo, ma non lo sono mai stato» disse bloccandolo contro la parete dell'ascensore aggiungendo: «Sono innamorato di te e mi costa tanto dirlo ad alta voce dato che non sono abituato a questo genere di cose»
Ci furono alcuni minuti di silenzio, ma poi aggiunse: «Preferisco mostrarlo con i fatti che con le parole. Se sei pronto ad accettare questo di me possiamo iniziare quello che non abbiamo mai fatto cominiciare per via della distanza»
Quelle parole sorpresero un po' il ragazzo che si morse il labbro, ma poi decise di chiudergli la bocca con la sua per farlo smettere di parlare. Erano i fatti che voleva non le parole e se davvero lo amava doveva dimostrarglielo subito.
Kaede non ci mise molto a ricambiarlo lasciando libero sfogo a quei sentimenti che aveva sempre celato e rallentanto per non restare ferito, ma in quel modo aveva ferito qualcuno che si mostrava sempre allegro portando sul volto sempre una maschera per cellare la sua sofferenza.
Quando le porte dell'ascensore si aprirono si allontanarono, ma invece di tornare a casa si fermarono in un piccolo motel dove recuperarono tutto il tempo perso.