34. Il patto

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Rimango guardinga e diffidente di fronte all'espressione piena di boria di Chloé

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Rimango guardinga e diffidente di fronte all'espressione piena di boria di Chloé. Se mi sono fatta un'idea di ciò che vuole dirmi, allo stesso tempo non so come ne usciremo, spero solo di non avvelenarmi il sangue una volta arrivata alla fine del nostro confronto. E sì, spero anche di non guadagnarmi qualche livido o graffio, ma dettagli.

Di certo non sembra essere venuta qui in pace e neppure me lo aspettavo, se devo essere completamente onesta. Vorrei solo che si sbrigasse, perché non voglio né restare troppo lontana da Rowoon né che lui scopra che la sua ex è qui. Deve già fare i conti con i postumi di una brutta influenza e batosta di tipo familiare, gli ci manca solo discutere con Chloé... di nuovo!

«Che cosa vuoi?» Le chiedo in tono freddo mentre chiudo la porta dell'appartamento alle mie spalle e sottolineo l'intenzione di non farla entrare.

Lei incrocia le braccia al petto e fa una risatina piena di indignazione: «Vedo che ci tieni a tenermi lontana da lui. Hai deciso di fargli da guardia del corpo? Temi che possa essere pericolosa per lui?» Chiede sarcastica con quel suo accento francese da finta sofisticata.

Non solo non si sta scusando per come si è comportata, ma continua a mostrare il lato peggiore di sé. O forse dovrei dire la sua vera natura. Quali sono le cose che mi trattengono dal prenderla a calci nel sedere, esattamente? All'improvviso non le ricordo più.

«Se ti aspetti che ti faccia accomodare dopo quello che hai fatto e per giunta in una casa che non è mia, beh, mi dispiace deluderti, non accadrà.»

«Allora, proprio perché non è casa tua, non spetterebbe a te decidere per Rowoon.»

«Sei venuta a parlare con me o sbaglio?» Chiedo virando verso l'impazienza.

«È corretto, ma pensavo che non volessi avere segreti con il tuo fidanzato, non vuoi dirgli con chi ti stai incontrando?» Chiede in tono canzonatorio.

Raddrizzo la mia postura e muovo un passo verso di lei: «Senti un po', Chloé, vediamo di essere chiare e concise: non ho intenzione di stare qui a farmi prendere per i fondelli da te, lo hai già fatto abbastanza, ora ti conviene dirmi perché sei qui senza girarci attorno. Non ho tempo da perdere e non voglio raccogliere le tue provocazioni. Se vuoi litigare, non sarà qui e non sarà con me.»

Lei non si scompone, ma dagli spasmi involontari dei muscoli del viso si capisce che dentro di lei ribolle rabbia e risentimento: «Molto bene, neppure io ho tempo da perdere, perciò arriviamo al dunque...»

«Ecco, brava» dico imitando la sua postura con le braccia incrociate «ci troviamo d'accordo almeno su una cosa.»

E proprio quando spero che mi chieda scusa, ecco che le aspettative superano la mia immaginazione... ma non in senso positivo.

«Intendi proseguire la nostra collaborazione per quanto riguarda il mio libro?» Chiede diretta.

Rimango esterrefatta e il primo istinto sarebbe quello di risponderle con uno schiaffo e l'elegante francesismo: col cazzo!
Tuttavia... mi trovo costretta a lasciare da parte le mie fantasie e rispondere da persona adulta e matura.

Love in Montmartre (Rowoon)Where stories live. Discover now