Capitolo 17- Basta con le bugie

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Taehyung

Ero seduto sulla panchina di quel parco da parecchio tempo, fissavo l'erba hai miei piedi mentre riempivo i polmoni ,finalmente, d'aria. Ero felice che EunJin era venuta con me e Yoongi, che abbia voluto il gelato e andare al parco, che mi sorrideva e mi osservava, che non era spaventata da me. EunJin era sempre stata la più empatica della famiglia, sebbene era piccola già capiva molto quello che succedeva attorno a lei la cosa mi rendeva triste ma in quelle occasioni mi rendeva tranquillo.

<< stai bene?>> Yoongi mi fissava e io alzai lo sguardo davanti a me annuendo. stavo bene? Non lo so era da tanto che una crisi di panico non si faceva sentire cosi profondamente, che Joy non mi aiutava a superarla. Non avevo mai smesso di averle ma per lo più mi arrivavano di notte accompagnate a degli incubi e riuscivo a cavarmela da solo. Mi ero abituato a fare gli esercizi da solo, respirare, trattenere il fiato e contare, stringere le ginocchia al petto e chiudere gli occhi respirando. Andava tutto bene, mi ripetevo, immaginandomi dentro un cerchio invisibile, una bolla, che mi proteggeva da ogni cosa, lì dentro nessuno mai poteva farmi del male, ero al sicuro, e piano piano i pensieri se ne andavano come fumo, piano piano il respiro si fece regolare e io mi calmavo da solo. Invece in quel momento Joy era lì, in quel momento i pensieri vincevano, sbranandomi all' interno, graffiandomi, facendomi male, e il dolore era più forte di quel sussurro che mi ripetevo. Andava tutto bene. No perché non era cosi, non andava tutto bene. A volte serviva qualcuno e quel qualcuno era Joy, lui mi aiutava a contare, fissarlo respirare con me mi aiutava a imitarlo, le sue braccia impedivano hai miei tremori di farmi del male, i suoi abbracci mi calmavano, le sue parole mi cuccarono e lui era l'unico in grado di farlo, cullarmi, calmarmi, toccarmi.

<< Tae...>> volevo evitare qualsiasi cosa Yoongi mi avesse detto cosi mi separai dalla staccionata e fissai Eunjin mentre si arrampicava sullo scivolo e nel mentre mi accesi una sigaretta cercando l'accendino e d'istinto cercai la tasca del giubbino di pelle che ero solito indossare rendendomi però conto di non indossarlo, rendendomi conto che l'aveva Jungkook il mio giubbino di pelle, che forse non l'avrei manco più avuto indietro. Lascio la mia mano a mezz'aria e poi la sposto nella tasca dei Jeans tastando in cerca del accendino non trovandolo.

<< tieni>> fissai Yoongi che mi porse il suo accendino verde con le iniziali Y.J scritte con un indelebile nero con una calligrafia non sua, ci feci caso ma non chiesi nulla prendendolo solo per accendermi la sigaretta per poi restituirlo.

<< con chi eri ad Halloween?>> chiese infine Yoongi mentre io buttai fuori il fumo e fissai lui accendersi una sigaretta, un tempo Yoongi si fece le sigarette da solo, diceva che il tabacco era più buono cosi, più forte, poi smise, perché Yoongi non aveva molta pazienza, e tornò a fumarsi le sigarette normali, più forti delle mie sebbene il sapore delle Lucky Strike non le batte nessuno.

Alzai le spalle << tu?>> chiesi. Lui rise << te lo detto... mi sono ubriacato e...>> cerco di dire e io chiesi.

<< eri con Chimmy punto cuore?>> dissi notando più volte questo nome comparire sullo schermo del suo cellulare, lui tacque, socchiuse le labbra e rise fissando verso il basso, non rispose, fumò e basta e io lo osservai, aprì la bocca per parlare ma il cellulare nella tasca cominciò a suonare. In primo istante pensai che era Joy, sospirai, fissai Eunjin mentre presi il cellulare e sentì come uno strappo, mi manco il fiato per un solo secondo, lessi il nome Beom Seok e Yoongi si sporse verso di me accorgendosi che le mie mani iniziarono a tremare.

<< Pronto>> risposi e la voce un po' tremo.

<< Taehyung....>> rispose Beom, pausa, parlò a qualcun'altro di qualche altra faccenda che non mi preoccupai << vieni da me.>> disse, non era una domanda, non c'era un poi che continuava, era un obbligo. Me lo stava ordinando, poi affermo qualcosa a qualsiasi persona c'era lì con lui. << tra mezz'ora.>> disse << da solo.>> rattaccò e io deglutì, non ero altro che quello. Eseguire ordini che lui mi imponeva, da sempre era cosi, da sempre doveva essere cosi. Ero solo un sottomesso, un diciasettenne che obbediva agli ordini di un trentenne.

The Only Hope For Me Is You -BROKEN LIFEWhere stories live. Discover now