Capitolo 18- non ce la faccio più

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Taehyung

Aveva iniziato a piovere, e non lentamente ma tutto d'un tratto, la pioggia bagnava i vetri del finestrino che si stava appannando. Dentro quella macchina c'era l'umidità invernale di quando si capisce che fuori si gela e dentro c'è quel caldino rassicurante, dal star bene, ma qui dentro stavo tutto tranne che bene. Avrei voluto uscire scappare, correre veloce lontano da Beom ma invece mi limitavo a guardare le gocce d'acqua che si appoggiavano sul finestrino. Alla rabio passava una vecchia canzone di David Bowie. Faceva per lo meno cosi: But if you pray. all your sins are hooked upon the sky, Pray and the heathen lie will disappear.Prayers they hide. the saddest view

Mi fece quasi ridere quella frase di quel testo perché se fosse cosi semplice pregare, pregare di smettere, di falla finita fosse cosi facile. Fissai Beom che era al cellulare e mi chiesi se mai l'avessi pregato, lui, magari mi avesse poi lasciato andare invece no, sapevo di avere un collare troppo stretto al collo per potergli fuggire via. Tornai a fissare il finestrino finché le sue mani toccarono il mio viso. Mi fece rabbrividire e chiusi gli occhi quando mi portò un riccio scuro dietro l'orecchio. Mi osservò in silenzio poi disse << hai pianto>> non era una domanda sapevo che Beom osservava ogni dettaglio di me e sicuramente aveva notato i miei occhi arrossati. Spostai un po' il viso scappando dai suoi artigli e appoggiai il mento sulla mano fissando fuori, eravamo bloccati nel traffico e non vedevo l'ora di arrivare perché cosi tutto sarebbe finito prima. << discussioni in famiglia>> risposi non curante del tono di voce che avevo.

<< capisco>> torno al cellulare abbandonando la sua mano sulla mia coscia e sapevo che quello era un gesto i possessione, sapevo cosa sarebbe successo non appena eravamo arrivati. Chiusi gli occhi e cercai di respirare. Con me. Disse la voce di Joy nella mia testa cosi iniziai a contare respirando, ascoltando il mio cuore.

Quando arrivammo alla villa la macchina si fermò e gli uomini di Beom aprirono la portiera e l'ombrello facendomi scendere. L'aria mi riempi i polmoni c'era odore di pioggia e amavo quel profumo.

Beom mi circondò la mano attorno al fianco stringendomi a lui per impedire che la pioggia mi bagnò, il cellulare suonò e rispose al terzo squillo. << si.>> rispose mentre mi strinse, mi venne il vomito e abbassai lo sguardo iniziando a camminare con lui << si, non ora.>> disse << la richiamo>> e riattaccò. Una volta in casa mi lasciò andare. << odio la pioggia>> disse pulendosi le scarpe. Fissai quella villa che tanto detestavo e senza parlare lo segui perché sapevo che era cosi che dovevo fare.

Lo segui nel suo studio e lui si tolse la giaca << chiudi la porta>> mi ordinò e io lo feci, mi voltai e lo fissai mentre si sedette alla sua scrivania e sospirò, prese dei fogli, li lesse, firmò quello che doveva firmare e io me ne stavo fermo, immobile, davanti alla porta perché avevo paura, volevo scappare. << vieni>> disse Beom fissadomi. << siedi.>> mi avvicinai e le gambe mi tremarono, mi sedetti di fronte a lui e attesi torturandomi le mani in grembo e tenendo gli occhi bassi.

<<Chung-hee>> bastò quel nome a farmi alzare lo sguardo su di lui osservandolo.

Lui studiò il mio sguardo poi continuò << è stato allontanato ieri>> deglutì. << penso c'entri tuo fratello. Yoo joon. >> appoggiò la penna e i suoi occhi scuri si posarono sui miei << puoi spiegarmi?>> deglutì, sospirando.

<< ha picchiato mia madre>> dissi e poi alzai lo sguardo perché sapevo che Beom non si sarebbe bevuto una frase cosi << è il mio fratellino.>> appoggiò la schiena sulla sedia di pelle e mi studio annuendo.

The Only Hope For Me Is You -BROKEN LIFEWhere stories live. Discover now