1. Five of spades

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Le tenebre regnavano sovrane per le strade di quella Tokyo abbandonata, illuminata solamente da pochi fasci di luce sparsi per i ventitré distretti, allo scopo di segnalare le arene dei game ai players. Le macchine nere della Spiaggia sfrecciavano sull'asfalto dissestato, ognuna verso una direzione diversa: Maya era seduta sui sedili posteriori ad osservare le palazzine susseguirsi di fianco a lei, mentre giocherellava con la parte inferiore della maglietta. Stringeva nervosamente la morbida stoffa tra le mani sudate, pizzicandola di tanto in tanto con le unghie. Non era solita farsi prendere dall'ansia durante i game: se i suoi studi universitari le avevano insegnato qualcosa, era che entrare in agitazione non era mai la soluzione migliore. L'ansia poteva far perdere il controllo di se stessi e, in un mondo come Borderland, questo non significava altro se non morte certa. «Manca ancora molto?» chiese spostando l'attenzione sulle spalle rigide del guidatore. «No... il nostro game dovrebbe essere segnato da quel fascio» rispose dubbioso, indicando il fondo della strada: la fonte della luce bianca era nascosta da una serie di basse palazzine condominiali. «Ti vedo strano, Aguni. Qualcosa non va?» domandò nuovamente Maya. I due avevano affrontato molte "sfide" assieme, in particolare di fiori e picche, ma lei non lo aveva mai visto essere nervoso per una di esse. Aguni era stato nominato capo dei lottatori della Spiaggia per il suo sangue freddo, neanche l'idea di morire riusciva a smuoverlo, ma quella sera qualcosa non andava. «Sto bene» replicò con voce fredda. Nonostante non potesse vederlo in faccia, Maya non poté fare a meno di scrutare furtiva i suoi muscoli tesi tenere saldamente il volante. «Se Kuzuryu non ha sbagliato i calcoli, non dovrebbe trattarsi di una carta alta - cercò di rassicurarlo la ragazza - E ci sono anche buone probabilità che non sia un game di cuori» Aguni la osservò dallo specchietto retrovisore, rivolgendo la sua attenzione alla maglietta, torturata freneticamente dalle sue mani, ed accennando un lieve sorriso. Si preoccupava per lui, sebbene fosse la prima ad essere in ansia. «Non è il game a preoccuparmi» Maya alzò un sopracciglio nel sentirlo confessare amaramente. Sarebbe voluta arrivare al nocciolo della questione una volta per tutte, ma la frenata improvvisa di Aguni le fece morire le parole in gola. «Cazzo!» esclamò sorreggendosi agli schienali dei sedili anteriori, rischiando di sbattere la fronte su uno dei poggiatesta. «Te lo avevo detto di metterti la cintura» la riproverò ironicamente Aguni, liberandosi dalla presa della sua cinghia. «Sta attenta, ragazzina! - esclamò arrabbiato lo strano ragazzo seduto di fianco al guidatore - Dovevamo per forza portarla con noi?» si rivolse scocciato al lottatore che, in tutta risposta, lo fulminò con lo sguardo. «Per tua informazione... - si intromise Maya - È il Cappellaio a smistarci, dunque non prendertela con lui» la ragazza scese dalla macchina, sbattendo con forza la portiera ed appoggiandosi alla fredda scocca per aspettare i due ragazzi ancora in auto. Si prese qualche secondo per osservare il palazzo illuminato di fronte a lei: aveva una struttura ad elle che si articolava in sette piani di appartamenti, con le porte d'ingresso rivolte verso il cortile interno. I piani erano collegati tra di loro da tre rampe di scale, due ai lati opposti dell'edificio ed una al centro dei lunghi corridoi. «Sbrighiamoci. Le iscrizioni chiuderanno a breve» la richiamò Aguni, incamminandosi verso l'entrata, seguito a ruota dal ragazzo. Maya sospirò pesantemente prima di raggiungerli all'interno del palazzo.

Quella che un tempo doveva essere la portineria accoglieva diversi giocatori, che Maya non poté fare a meno di passare in rassegna con lo sguardo, soffermandosi su uno in particolare. Non si aspettava di trovarlo li: Chishiya era appoggiato al pilastro portante di una delle pareti della stanza e sventolava la mano in direzione di Aguni. Il suo volto era nascosto dal solito cappuccio bianco, da cui ricadevano fuori due lunghi ciuffi biondi ed il filo grigio delle cuffie, collegate ad un vecchio mangia-nastri. I suoi occhi scuri, quasi divertiti da quell'orrenda situazione, si spostarono sulla figura minuta di Maya, che stava attraversando la stanza senza distogliere l'attenzione da Chishiya. Quei due avevano un rapporto decisamente molto strano: non si erano mai rivolti una singola parola, eppure non potevano fare a meno di guardarsi incessantemente ogni volta che si trovavano nello stesso posto. «Adesso capisco il motivo del tuo nervosismo, Aguni» sussurrò la ragazza, avvicinandosi al lottatore: era noto che tra membri esecutivi e lottatori non scorresse buon sangue, ma l'astio nascosto tra i due aveva delle dinamiche tutte sue, indirizzate principalmente proprio su Maya. Aguni conosceva l'effetto che un ragazzo come Chishiya poteva avere su di lei, la sua protetta: oltre ad essere attraente dal punto di vista fisico, Chishiya era misterioso, caratteristica che aveva la capacità di avvicinare persone attratte dall'ignoto, esattamente come Maya. Aguni aveva notato da tempo il modo in cui si guardavano, anche solo di sfuggita, e faticava ad accettarlo. Non aveva nessun diritto genitoriale su di lei, ma l'idea di vederla un giorno soffrire per colpa di un ragazzo privo di sentimenti, lo metteva nella posizione di doverla salvaguardare, evitando che i due stessero a contatto almeno durante i game. In cuor suo, sperava che quel gioco di sguardi rimanesse inalterato, ma quanto ancora potevano stare senza parlarsi? Quanto ancora poteva resistere la piccola Maya all'idea di conoscerlo? Aguni non si era mai intromesso nella sua vita privata alla Spiaggia, ma anche il suo legame con Kuina, lo teneva sull'attenti. «Concentrati» si limitò a risponderle, cercando di cambiare discorso. «Sono concentrata - sbuffò Maya - Ma vorrei capire perché Chishiya ti mette così tanto in soggezione» Aguni sorrise ironicamente, guardandola con la coda dell'occhio: era appoggiata al muro con la spalla sinistra ed aveva le braccia incrociate al petto, mentre spazientita batteva il piede a terra. «Concentrati» ripeté il lottatore, trattenendosi dallo scoppiare a ridere per la sua espressione sempre più arrabbiata. «Come sempre» disse tornando ad osservare gli altri giocatori nella stanza. Molti avevano il viso spento, malinconico, triste, come se avessero perso completamente le speranze di uscire vivi da quell'inferno; al contrario, altri sembravano determinati e pronti ad affrontare l'ennesima sfida, l'ennesimo game. «Ehm... scusate? Non riesco a capire, dove sono finiti tutti gli abitanti di Tokyo?» chiese confuso un ragazzo con il cappello, mentre si rigirava il telefono tra le mani. Istintivamente, Maya si mosse in avanti cercando di raggiungerlo per dargli una spiegazione, ma venne subito bloccata dal braccio possente di Aguni. «È nuovo. Ci sarebbe solo d'intralcio - spiegò con voce dura - Te lo ripeto, concentrati» la ragazza si voltò nuovamente nella direzione del lottatore, inchiodandolo con lo sguardo. «La sua vita non ha meno valore della tua, Aguni» sputò velenosa, liberandosi da quella salda presa.

Ace of Hearts - ChishiyaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora