3. Top-down decisions

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Dedicarsi al suo quotidiano allenamento con il lancio dei coltelli non era mai stato così doloroso come quella mattina. Ad ogni tiro, Maya sentiva i muscoli della schiena indolenzirsi sempre di più, ma Aguni non sembrava intenzionato a darle un attimo di pausa. Nonostante fossero del tutto inesistenti, continuava a trovare difetti su difetti ai suoi lanci, che variavano dalla postura scorretta all'aver mancato il centro esatto del bersaglio. Maya non aveva il coraggio di ribattere. Solitamente si sarebbe spazientita di quelle insistenti lamentele da parte del lottatore, ma era sicura ci fosse qualcosa che non andava: Aguni le sembrava arrabbiato, quasi furioso per qualcosa di cui non era a conoscenza. Aveva imparato a decifrarlo fin troppo bene perché lui potesse pensare di tenerla all'oscuro, esattamente come era successo la sera prima, durante il cinque di picche. Qualcosa, o più probabilmente qualcuno, lo aveva reso nervoso a tal punto da farlo "sfogare" su di lei, l'unica persona alla Spiaggia verso cui avesse mostrato un minimo d'affetto: era ampiamente risaputo che Aguni tenesse a Maya tanto quanto un padre tiene ad una figlia. «Non ci siamo ancora, Maya. Non mi piace come tiri di sinistro» la rimproverò scocciato, guardando quell'ennesimo lancio di cui non era affatto soddisfatto. Questa volta Maya si voltò lentamente nella direzione dell'uomo: era poggiato al pilastro grigio dell'arena di tiro, con le braccia muscolose incrociate al petto, mentre batteva spazientito il piede a terra. «Scusa, cosa hai detto?» chiese osservandolo incredula. Non riusciva a credere che lui potesse essersi lamentato di una cosa simile, e non solo perché aveva perfettamente centrato il bersaglio alla testa, ma perché la mano sinistra non era quella dominante per lei. Maya aveva imparato, con estrema fatica, ad essere ambidestra, ed era una tra le poche persone che potevano vantare di avere quella qualità alla Spiaggia. «Hai capito. Non sei stupida, Maya. Quindi smetti di comportati come tale» sputò velenoso, distogliendo lo sguardo dalla sua figura minuta. Stava decisamente sorpassando ogni limite possibile e la ragazza non si sarebbe trattenuta ancora per molto, nonostante si fosse imposta di mantenere la calma. «Ti ha dato di volta il cervello per caso?» rise in preda al nervosismo, finendo per essere fulminata dagli occhi vitrei di Aguni. «Non ci credo... quel lancio era perfetto! Ho centrato quella cazzo di sagoma! Che diavolo vuoi che faccia ancora, Aguni?!» urlò sull'orlo dell'esasperazione. «Niente, lascia perdere - le rispose indifferente, iniziando a raccogliere i coltelli sparsi sul pavimento - L'allenamento si conclude qui, per oggi. Torna pure nella tua stanza» concluse staccando le lame conficcate nel legno. «Questo è troppo... - sussurrò Maya, stringendo uno dei coltelli nella mano destra - Si può sapere che cazzo ti prende?!» gridò lanciandolo a pochi centimetri dal viso del lottatore, che arretrò spaventato dalla siluette del bersaglio. «Sei impazzita?!» disse visibilmente sbigottito da quel suo gesto improvviso: Maya non era solita reagire con la "pancia", al contrario meditava attentamente su ogni sua mossa, come se la permanenza a Borderland fosse un'enorme partita a scacchi. «Se avessi voluto prenderti, puoi stare certo che lo avrei fatto» la ragazza sospirò pesantemente, passandosi una mano sulla fronte inumidita dalle innumerevoli gocce di sudore, che lentamente le rigavano la pelle ambrata e morbida. Si morse l'interno della guancia, cercando di calmarsi ed avvicinandosi dispiaciuta al lottatore che, vedendola muoversi a capo chino verso di lui, non poté fare a meno di scrollare la testa, accennando un sorriso. Maya era troppo buona persino per lasciarsi andare ad un po' di sano orgoglio. «Mi dispiace... ma davvero, vuoi dirmi che succede?» lo pregò addolcendo il tono di voce: era davvero preoccupata per lui, anche perché lo considerava il fratello maggiore che non aveva mai avuto. Nonostante fosse stato costretto a costruirsi un'orribile corazza da duro, date le circostanze in cui erano finiti, Aguni sapeva essere una persona altruista e, con Maya, lo aveva ampiamente dimostrato, soprattutto a se stesso. Era un gigante gentile, forse fin troppo protettivo in alcune situazioni, che si nascondeva agli altri per paura che questi potessero usare il suo carattere per i propri scopi. In particolar modo a Borderland, era raro trovare persone che non avessero alcun torna conto personale per avvicinarsi a qualcuno, e solo Maya era diversa per Aguni. Lei era diversa da chiunque avesse mai incontrato. Era speciale, e non avrebbe permesso a nessuno di farle del male. Il lottatore la guardò negli occhi color nocciola, sospirando a sua volta, mentre si massaggiava delicatamente le palpebre con i polpastrelli delle dita, continuando a rimanere in silenzio. Nel frattempo, Maya lo studiava dal basso, a causa della loro evidente differenza d'altezza, che la faceva sentire una bambina: Solo una persona può turbarti in questo modo... - pensò osservando il corpo di Aguni, ancora più rigido rispetto a quando stava guidando verso il palazzo del cinque di picche. «Hai litigato con Takeru, vero?» chiese di getto, senza pensare troppo alle parole da usare, ma certa che la risposta sarebbe stata affermativa. In cuor suo, Aguni aveva sperato che non ci fosse arrivata, che il suo incredibile intuito avesse navigato in tutt'altra direzione, ma non era così. Non avrebbe voluto raccontarle dell'irruenta discussione avuta con il Cappellaio durante l'ultima riunione dei piani alti, non tanto perché non si fidasse abbastanza del suo silenzio, ma perché la causa scatenante era proprio lei e la sua futura nomina a membro esecutivo. I due erano sempre stati d'accordo a farla avanzare di livello, ne discutevano da settimane, anche se costretti a rimandare quell'atteso evento per i continui rifiuti di Maya. Aguni non aveva di certo cambiato idea, al contrario voleva vederla tra i membri esecutivi il prima possibile, ma l'osservazione di uno dei presenti alla riunione, lo aveva messo immediatamente sull'attenti. «Si... Takeru ti vuole tra i membri esecutivi. E non accetta un "no" da parte tua» confessò amaramente. «Lo so. Ieri sera è stato abbastanza categorico - disse Maya, ripensando alle parole del Cappellaio - Però... io credevo che fossi d'accordo con lui» rifletté, scrutando i suoi piccoli movimenti impostati. «Certo che sono d'accordo! Devi prendere il posto che ti spetta, Asso di cuori» Maya sbuffò sonoramente sentendo pronunciare, per l'ennesima volta, quel suo insopportabile soprannome. «Lo so che odi essere chiamata così» rise Aguni, beccandosi uno sguardo molto alterato da parte della ragazza: adorava prenderla in giro e darle fastidio. «Smettila - lo intimò per farlo tornare serio - Se siete entrambi d'accordo, perché mai avreste dovuto litigare?» chiese vogliosa di avere finalmente una risposta. «Qualcuno crede che tu non abbia tutte le qualità per entrare nei membri esecutivi» spiegò Aguni, serrando in due pugni stretti ambedue le mani, facendo diventare le nocche progressivamente sempre più biancastre. «Questo qualcuno c'ha visto lungo» bisbigliò Maya con un po' di malinconia: non voleva entrare nei membri esecutivi, ma sapere che ci fosse almeno una persona a non ritenerla degna di farlo, la faceva sentire quasi incapace. «Piantala di sminuirti - la rimproverò dolcemente il lottatore - Takeru non ha cambiato idea» la ragazza era sempre più confusa e non riusciva proprio a capire dove stesse andando a parare l'uomo di fronte a lei. «Tanto è inutile continuare a girarci intorno... - si arrese Aguni - Takeru ti farà affrontare un game di quadri. È stato Chishiya ad insistere e vuole essere lui a supervisionarti» disse velocemente, come se volesse liberarsi d'un tremendo peccato mortale. Era arrabbiato con il Cappellaio per aver dato ragione a quel ragazzino, ma soprattutto era infuriato con se stesso per non essere riuscito a "proteggerla" come avrebbe voluto. Tutti i suoi buoni propositi di tenerla lontana da Chishiya stavano pian piano sfumando nell'aria, e non poteva far più nulla per impedirlo. Maya lo guardò perplessa: Chishiya era la persona che non la riteneva all'altezza di essere un membro esecutivo? La stessa persona che non aveva fatto altro che tessere le sue lodi con tutta la Spiaggia, solamente la sera prima? Impossibile. «Perché?» domandò con un fil di voce, fissando un punto indefinito alle spalle del lottatore, che in quel momento le sembrava la cosa più interessante sulla faccia della terra. «Io... non lo so, Maya - le rispose rassegnato - Ma non devi lasciarti spaventare, sei intelligente e astuta. Un game di quadri sarà come una passeggiata per te» cercò di rassicurarla, anche se non era del tutto convinto che fosse la tipologia di seme a turbarla. Maya aveva affrontato sfide ben peggiori di una carta di quadri: la sua specialità erano i game di cuori, a cui chiedeva di partecipare sola per non mettere in pericolo altri membri della Spiaggia, ed ogni volta tornava sana e salva. Non era un caso che Aguni e Takeru la chiamassero spesso con l'appellativo Asso di cuori: i due l'avevano trovata a girovagare senza meta per le strade di Tokyo, mentre stringeva tra le mani una delle carte mancanti alla loro "collezione". Quando le avevano domandato come ne fosse entrata in possesso, la risposta di quella ragazzina confusa li aveva sorpresi: «L'ho vinta, ma non è stato difficile. Credo di aver capito come funziona». Il valore della carta era notevolmente basso, ma ritenere semplice un game di cuori era fuori dal comune. Quel seme era il peggiore di tutti, quello che giocava con i sentimenti delle persone per portarle allo stremo delle loro forze; eppure lei, arrivata a Borderland da solo qualche ora, era riuscita a capire come funzionassero e ad uscirne viva. Aguni e Takeru non ci pensarono due volte a portarla con loro alla Spiaggia. «Non è quello che mi preoccupa... - confessò Maya, poteva non credere abbastanza in se stessa, ma conosceva bene le sue doti - Chi si occuperà di cercare le ultime carte di cuori?» il lottatore strabuzzò gli occhi disorientato. «Sul serio? Questa è la prima cosa che ti passa per la testa?» chiese perplesso, e leggermente innervosito da quella domanda, considerando che, per lui, c'erano cose ben più importanti a cui avrebbe dovuto pensare. «Rispondi, Aguni. Chi si occuperà di cercare le ultime carte di cuori?» continuò imperterrita: la sua testardaggine non le avrebbe permesso di cambiare argomento, almeno finché lui non avesse dato una risposta. «Mira... ci penserà lei - Maya stava per replicare contrariata, ma Aguni la bloccò immediatamente - Credimi, a volte sei davvero incredibile! Ti fissi su delle cose completamente inutili!» esclamò di nuovo arrabbiato. Possibile che non fosse in grado di concentrarsi su se stessa, per una volta? I suoi pensieri finivano sempre su altre persone, quando lei era la prima ad essere in pericolo e sembrava non le importasse. «Proprio non ci arrivi, vero? Mira è brava nei game di cuori tanto quanto te. Sei tu a non essere al sicuro, Maya!» la ragazza era sempre più disorientata. «Ma... solo pochi secondi fa hai detto che sarebbe stata una passeggiata per me» disse, non riuscendo davvero a comprendere che cosa volesse farle sapere. «Cazzo! Non sto mettendo in dubbio le tue qualità! È Chishiya il problema!» urlò.

Ace of Hearts - ChishiyaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora