Capitolo 16

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10.25h

Se non fosse stato spinto dalla disperazione, sarebbe crollato ore fa. La concentrazione nel guidare ad una velocità sostenuta senza fermarsi. Le parole che continuavano a vagare incessantemente nella sua testa senza decidersi a trovare il posto giusto nel discorso che stava studiando mentalmente. Ogni tentativo di bloccarsi nel tornare indietro per la paura... erano sensazioni difficili da soffocare.

Era un vigliacco. Un idiota, al solo pensare di abbandonare tutto. Di ritornare alla sua vecchia vita, che non sembrava così rosea come aveva sempre pensato.

Una vita senza quei sorrisi, quella voce... quel ragazzo.....

No, non era una vita degna di essere definita tale.

Ma perché ci arrivava solo ora? Avrebbe potuto chiedergli scusa, abbracciarlo, baciarlo quando ancora era sicuro di ottenere il suo perdono.

Ora non sapeva nemmeno se volesse vederlo. Assolutamente plausibile dopo tutto quello che gli aveva fatto.

Ma non era questo a cui doveva rimuginare. Non sapeva se sarebbe riuscito a convincerlo nel restare, anzi era quasi del tutto sicuro che avrebbe fallito miseramente.

Perlomeno fargli sapere i suoi sentimenti. A quello non avrebbe rinunciato.

La barra del parcheggio all'aeroporto si sollevò lentamente e Levi fece una curva a "U" perfetta, infilandosi nel primo posteggio libero vicino al passaggio.

Si ricordò fortunatamente di chiudere la porta prima di correre a perdifiato verso la struttura.
Erano passati mesi dall'ultima volta che vi era stato. Non si aspettava chissà quali cambiamenti ma si stupì comunque nel trovarla uguale identica a mesi prima.

Eren era lì. Tre minuti e il suo aereo dovrebbe partire.

Superò la reception spiegando velocemente all'uomo dietro il banco che non doveva prendere nessun volo.

Nulla l'avrebbe fermato! Questa volta riuscirà a parlarci. Dovesse costargli il fiato, dovessero cedergli le gambe, dovesse perdere ogni briciolo di dignità rimasta in lui.

Una coda infinita davanti al sensore di sicurezza lo fece sudare freddo. Non aveva tutto quel tempo!

Fece vagare lo sguardo intorno a lui. Agitato, arrabbiato di non riuscire a raggiungerlo in fretta come avrebbe voluto.

Notò poi una porta antincendio verde, con inciso sopra "SOLO PER EMERGENZE" e il simbolo di una scaletta che puntava verso l'alto.

Non ci penò due volte a entrare di soppiatto richiudendosela dietro di se.

Salì i gradini. Quei gradini che sembravano infiniti in quel momento. I suoi polmoni stavano scoppiando e non si ricordava di aver corso così tanto in vita sua. Almeno, non così veloce.

Si trovò di fronte a un'altra porta e l'aprì senza esitare rivelandosi sul tetto.

Il paesaggio si estendeva a perdita d'occhio sulla pista di decollo dei mezzi. Alcuni elicotteri erano pigramente sistemati in fila vicino alle entrate.

Gente di ogni nazionalità camminava su quell'asfalto cocente... ma non quella che cercava. Il sole brillava forte e si trovò a sudare per la stanchezza finora segregata come un problema secondario da affrontare.

Poteva vedere fin dentro la sala d'attesa.

Non c'era... deglutì, affacciandosi sulla staccionata per controllare gli aerei. Uno bianco di dimensioni notevoli, stava imbarcando della gente grazie alla scaletta appositamente sistemata all'entrata del mezzo.

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