Capitolo 26

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Impotenti e bloccati. In trappola. Una preda finita nelle grinfie del cacciatore. Così si sentiva Eren, completamente in balia degli eventi.

Aveva già provato una sensazione simile, quel senso di terrore perenne che non ti fa muovere. Fu così tanto tempo fa. All’epoca era riuscito a far crollare questa paura, era riuscito a difendersi sigillando le sue emozioni, comportandosi come il suo istinto gli comandava. Aveva continuato a erigere la barriera che lo faceva restare lucido anche nei momenti di crisi, senza lasciar entrare nessuno di quei sentimenti che avrebbero potuto crepare la sua indole indomita. Non voleva esitare e così è sempre stato.

E poi…

Ora che era riuscito ad amare, ora che poteva vantarsi di essersi fidato per una volta, tutte le emozioni a lungo segregate erano uscite come una tempesta.

Perché lui si era affezionato, anche se continuava a dire di fregarsene di suo padre, la verità era che ci aveva sperato sul serio. Voleva tornare a volergli bene, riuscire a sentirsi parte di una vera famiglia.

Ma la verità era un’altra, ed era proprio lì in cima a quelle scale. Le scale della sua vecchia casa, dei suoi tempi felici, nuovamente sporcata da quell’atto che avrebbe ricordato a vita.

Grisha Jaeger, l’uomo che fino a poco fa lo stava trattando come un figlio, ora puntava una pistola contro di lui avvicinandosi lentamente al suo corpo immobile, attaccato alla porta.

Ogni gradino era un battito in meno nel petto di Eren e, al modo di compensare questa mancanza, stringeva quel carillon a se come a conficcarselo al posto di quell’organo traditore. Era colpa sua! Tutta colpa sua se si era lasciato manovrare in quel modo! Aveva seguito il suo cuore, che si era lasciato convincere come se nulla fosse.

Deglutì continuando a fissare suo padre scendere dalla scalinata e farsi sempre vicino. Pericolosamente vicino – P-papà… - non sapeva dove avesse trovato la forza per pronunciare quella flebile ed unica parola. L’unica cosa che ne valse, fu la reazione irritata del suo aggressore

- Sta zitto! – gridò scuotendo la pistola frustrato ma sempre puntandola verso di lui. Eren non accettò quella replica, non la accettò eppure fosse nelle sue piene facoltà mentali ora se ne starebbe zitto. Magari avrebbe provato a correre, E dove? Si chiese mentalmente ma, comunque, più lontano possibile dal suo mirino.

- Papà, cosa f-fai? – balbettò ancora senza riflettere. Rise l’uomo, nascondendo il suo ghigno dietro ad alcune ciocche ribelli che gli coprivano la fronte, dando un’aria ancora più sconvolta alla sua espressione.

- Cosa faccio? – chiese come se fosse la cosa più ovvia del mondo. La sua voce tremava, visibilmente sotto una crisi di nervi. – Faccio solo ciò che è giusto, figliolo… - tornò a fissarlo, il suo sguardo perso in qualcosa che il ragazzo non riusciva a vedere. Pazzo, completamente pazzo.

Eren non distolse gli occhi da lui mentre finiva di compiere la gradinata. Ora pochi passi li separavano e la pistola era ancora più vicina. Sospesa tra i loro sospiri, immobile e ancora fumante dal colpo precedente.

Una leggera goccia di sudore scivolò lungo la sua tempia, mentre le sue palpebre non si chiudevano nemmeno per un millisecondo per paura di perderlo di vista – Non guardarmi così… - disse con una smorfia – Sei così… simile a lei… - annesse con un sussurro. Capì che stava parlando di sua madre ma per qualche motivo, questo non parve affatto un complimento – Perché sei vivo? – borbottò – PERCHÈ SEI VIVO E LEI NO?! - un altro colpo parti ed il ragazzo si accovacciò a terra terrorizzato, evitando morte certa. Il proiettile aveva creato un foro sulla porta da dove ora usciva un piccolo raggio di luce.

Eren tremò. Tremava come non aveva mai fatto in tutta la sua vita, aggrappandosi ad un minuscolo filo di speranza. Qualcuno doveva sentire. Non importa chi, qualcuno doveva aiutarlo. Ma sapeva che urlare non sarebbe servito se non ad alterarlo ancora di più.

Our crazy psichotic love_Attack on titan_Yaoi 18_LevixEren Riren Ereri ErenxleviWhere stories live. Discover now