💜Capitolo 6💜

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Era giunto il giorno del compleanno di Silvia. In asilo si respirava un clima strano… un clima di ipocrisia generale. Durante tutti gli anni d’asilo Silvia aveva interagito esclusivamente con Sally, Gregory, il Maestro Enrick, e con me. Nonostante non socializzasse con nessuno all’infuori di noi quattro, l’intera classe circondò i nostri banchi e assaltò noi quattro di domande riguardanti Silvia…

Per cinque anni l’intera classe mise in disparte noi quattro, compresa Silvia, e solo l’ultimo anno si ricordarono improvvisamente della nostra esistenza.

Comunque. Eravamo circondati da bimbi tanto, ma tanto, curiosi. Volevano sapere i gusti personali di Silvia, i suoi cibi preferiti, i suoi succhi di frutta preferiti… Non era una cattiva situazione, solo mi sembrava ambigua. Qualcosa non quadrava.

Silvia, stranamente, non era ancora arrivata… ma non diedi troppo peso alla cosa, anche perché bellamente stordita dai miei compagni di classe.

Recandomi in bagno sentii per sbaglio una conversazione tra due bambine della nostra classe. La prima bambina disse alla seconda :<<Quindi perché dobbiamo festeggiare il compleanno di Silvia? Non l’abbiamo mai festeggiato in cinque anni…>> , e la seconda rispose :<<Perché durante il consiglio delle mamme non si sono presentate: Camélie la mamma di Silvia, Margaret la mamma di Gregory, e Linda la mamma di Bonnie. Il Maestro Enrick vorrebbe avere un confronto con le tre donne, e la festa sarà un pretesto per incontrarle e per chiarire… >>. La prima bimba chiese :<<E alla festa non ci saranno anche i mariti delle donne? Non accadrà un disastro!?>> e la seconda rispose :<<Davvero credi che ad un papà interessi il compleanno di un figlio, di una festicciola di un bambino? Illusa… Il mio papà non si è mai fatto vivo alle mie feste di compleanno.>>. Subito dopo ci fu un silenzio assordante e si sentiva il disagio della bimba che aveva espresso l’ultima frase…

D’un tratto  mi cadde il pacchetto di fazzoletti di carta, e le due bimbe si accorsero che qualcuno (io) aveva ascoltato tutta la conversazione. Una delle due bussò alla mia porta della latrina :<<Chi sei? Come osi ascoltare le conversazioni altrui?>>. Io, essendo bloccata dalla paura, non potevo non dire la verità. <<Sono Bonnie!>>, esclamai. Non l’avessi mai detto… Una delle due bimbe iniziò a dare calci alla porta della latrina :<<Come ti sei permessa!>>. Ed un’altra :<<Non la passerai liscia!>>, così le bimbe bloccarono la serratura della porta con dell’ovatta e della carta bagnata. E io rimasi lì, tutta sola…

Chiesi aiuto per quasi più di un’ora… quando Sally e Gregory corsero in mio soccorso e riuscirono a scardinare la serratura della latrina. Una volta libera abbracciai Gregory, ma non durò a lungo dato che Sally ci separò alla svelta. Sally era la migliore amica di Gregory, ma era evidente che per lei era qualcosa di più.
Ad ogni modo. Gregory e Sally mi avevano salvata, ma io ora dovevo salvare loro. Dovevo assolutamente confessare loro quello che avevo origliato. <<Gregory!>>, esclamai :<<Questa festa non sa da fare! È una trappola! Ho ascoltato una conversazione tra due bambine, e la festa di questo pomeriggio sarà un pretesto per il Maestro Enrick per incontrare le nostre mamme! >>.

Così, Gregory, come il suo solito, mi prese le mani e cercò di tranquillizzarmi. Le sue mani erano calde e i suoi occhi brillavano come due smeraldi, il suo sguardo era come una dolce camomilla. Per un attimo il mio cuore iniziò a pulsare velocemente, come una tachicardia. <<Calma Bonnie, finché ci sarò io non accadrà nulla a nessuno, promesso!>>, e io :<<Se non troviamo una soluzione a questo dilemma verremo presi dagli assistenti sociali e…>>. Gregory mi interruppe :<<Non verremo presi da nessuno, e non ci succederà nulla. Te lo prometto… Troverò una soluzione. Tu cerca di spiegare tutta la storia a Silvia, al resto ci penso io.>>.

Mi diressi in classe, ma quando entrai mi resi conto che forse era già troppo tardi. Silvia era circondata da tutti i bambini della classe, però sembrava felice di ricevere tutte quelle attenzioni… Mentre tutti le erano vicini lei timidamente sorrideva. Non me la sentivo in quel momento di darle la batosta, la delusione, la triste verità che non si meritava.

Durante la giornata cercai in tutti i modi di evitare Silvia. A differenza mia, Gregory e Sally cercarono di starle vicini, nonostante la continua presenza  di un branco di bambini. Era la prima volta che Silvia era così tanto felice, anche più di quella volta che andammo alla fiera al terzo anno di asilo…

Per quanto riguarda quel traditore del Maestro Enrick, evitò noi tre per tutta la giornata. Gregory cercò di parlargli più volte, ma nulla.

Onestamente non sapevo cosa fare, ero bloccata da tutte le prospettive. Non potevo deludere Silvia, non potevo fare buca ai miei amici, non potevo parlare con il Maestro e tanto meno potevo parlare con i miei genitori. L’unica cosa che mi rimaneva da fare era rimanere a casa per tutto il pomeriggio e assentarmi alla festa di Silvia. Come Ponzio Pilato, cercai di lavarmi le mani da tutte le responsabilità.

Era quasi ora di pranzo, quando decisi di chiamare i miei e tornarmene a casa. I miei stavano arrivando e io ero lì ad attenderli sull’uscio della porta. D’improvviso mi sentii sfiorare la spalla, era Silvia che mi guardava dispiaciuta. <<Ti ho fatto qualcosa?>>, mi chiese e aggiunse :<<È da tutto il giorno che mi eviti… Questo pomeriggio tornerai per la mia festa di compleanno?>>. Mentre mi faceva questa domanda erano apparsi dietro di lei Sally e Gregory che mi guardavano con aria minacciosa.

Sapevo che stavo tradendo i miei amici, ma non potevo restare. Così, quando poco dopo arrivarono i miei genitori, andai via senza dare loro spiegazioni o risposte.

Li avevo traditi. Avevo tradito i miei migliori ed unici amici.

Avevo saltato il pranzo ed ero rimasta sotto le coperte a piagnucolare. Ovviamente per il mio comportamento mi ero presa anche quattro calci nella spina dorsale da quel mostro… In pratica ero distrutta due volte.
Ma quei calci mi incoraggiarono a prendere una decisione, una decisione doppiamente dolorosa…

Ma quei calci mi incoraggiarono a prendere una decisione, una decisione doppiamente dolorosa…

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