💜Capitolo 9💜

17 2 0
                                    

Dunque, io, Silvia, Gregory e Sally eravamo tornati amici. Ma decisi di frequentare di meno i miei amici e concentrarmi di più sugli studi. Eravamo quasi in quarta elementare, e io decisi fermamente di concentrarmi fermamente sui voti e sul volontariato per gli animali.
La mia vita era sensazionale! Ma quella felicità non durò a lungo...

Quella sera capitò tutto così in fretta. Mia madre ed Enrick uscirono per una cenetta romantica, e io assicurai loro che avrebbero potuto lasciarmi da sola perché sapevo cavarmela ed ero matura e responsabile abbastanza. I due meritavano di passare un pò di tempo da soli assieme...

Quella sera cenai con un sandwich e, subito dopo, andai a letto.
Stavo al calduccio, sotto le coperte, quando telefonò Silvia. <<Hey Bonnie!>> cominciò, e poi :<<Come va? Sei ancora sveglia?>>. Erano le 22.33. Le risposi :<<Si, sono sveglia. Dimmi tutto.>>, e lei :<<Posso parlarti di Gelika? Sono in pensiero per lei... di questo passo non arriverà a 6 anni!>>. In un primo momento non capivo a cosa si stesse riferendo, così le chiesi di essere più esplicita, ma lei mi rispose con una domanda :<<Secondo te dei bambini possono vivere con addosso una costante paura che succeda qualcosa di brutto? Ad esempio, ieri Gelika è caduta dal seggiolone e lui le ha dato un mestolo in testa, e per qualche minuto si è accasciata al suolo, e sembrava d'aver anche smesso di respirare per qualche minuto. Ogni sera è la stessa storia!>>. Silvia smise di parlare all'improvviso. Sentì l'altra parte della cornetta cadere in terra. <<Silvia, con chi stai parlando?>> disse il mostro, e Silvia :<<Con nessuno. Davvero!>>. Dopo cominciai a sentire rumori di calci e pugni, ne avevo abbastanza così misi giù la cornetta impanicata.

La mattina seguente avrei chiesto aiuto al mio patrigno Enrick.

La notte passò, e la mattina seguente scoprì che la mamma ed Enrick non erano ancora tornati... Erano le 7.00 e alle 8.00 sarei dovuta andare a scuola.

Forse sono già andati a lavoro - pensai, nel mentre decisi di fare colazione.

Mi ero preparata, ed ero pronta per andare a scuola, quando suonarono il campanello.Quando andai ad aprire, mi ritrovai dinanzi a due uomini in divisa da poliziotto. <<Tu sei la piccola Bonnie?>> mi chiese uno dei due, e io :<<Sì, sono io>>.
Così, i due, senza dire una parola, mi presero di peso e mi gettarono in un auto bianca.

Ero seduta sui sedili posteriori, e non capivo cosa stesse accadendo. Dal finestrino alla mia destra non riuscivo neanche a riconoscere la strada.
Non ero impaurita, ma ero stordita e disorientata. Dove mi stanno portando? - era il mio unico pensiero. Dopo una buona mezz'ora la macchina si fermò.

I due uomini in divisa mi strattonarono fuori dalla vettura e mi piantarono dinanzi ad un'enorme porta in vetro... Su di essa vi era incollata una scritta in resina, questa recitava: "BENVENUTI IN ORFANOTROFIO".

D'un tratto mi sentii un blocco di marmo... Cosa era successo quella sera al mio patrigno e alla mia mamma? Cosa mi ero persa? Cosa dovevo sapere?

Dalla grande porta in vetro uscì una donna, aveva un lungo ed inquietante camice bianco. Era una Dottoressa? No. La donna mi accompagnò in una stanza avente un piccolo letto bianco, questo posto di fianco ad una parete in fondo.
<<Allora>> cominciò la donna, e poi :<<Sai cosa è successo ai tuoi genitori?>>. E io :<<No, ma desidero davvero tanto saperlo! E poi perchè mi hanno portato qui?>>

La donna si sedette sul lettino e cominciò :<<Quindi... Devi sapere che la notte scorsa è stata trovata un'auto bruciata, a pochi passi dalla Dark Forest, e le due persone trovate ahimè senza vita all'interno dell'autovettura erano la Signora Margaret e il Signor Enrick, un nostro caro ex collega.>>

<<No!>>, esclamai :<<DEV'ESSERCI UN GRANDISSIMO ERRORE!>>. Ma la donna continuò con il suo racconto dell'orrore, e io tentai di tapparmi le orecchie per non ascoltare. Nonostante i miei lamenti e le mie lacrime, la donna continuò :<<Devi sapere, però, che l'assassino è stato trovato. Purtroppo, si è scoperto essere... tuo padre. Mi dispiace tanto!>>

Avevo tappato le orecchie, ma avevo sentito tutto! Non volevo continuare ad ascoltare, questo era abbastanza, così tentai di scappare ma la donna riuscì ad afferrarmi per un braccio, e mi disse con timbro di voce deciso :<<Ascolta ragazzina, io sono un'Assistente Sociale. Perciò, meno ti agiti e meno questa situazione sarà difficile!>>

Ero senza parole, così sprofondai nel lettino e misi la testa sulle gambe della signora... La donna mi accarezzò dolcemente il capo e disse :<<So che non è facile, ma prima accetterai questa storia e meglio sarà per te, e per le persone che ti stanno intorno>>.

Ma come? Un giorno avevo una vita bellissima e il giorno dopo mi ritrovo in Orfanotrofio. Com'era possibile?

I giorni passavano, e io non avevo più le forze per alzarmi dal letto. Volevo morire di stenti, avevo anche smesso di bere e di mangiare.

Così, un giorno, decisero di chiamare un Dottore e farmi visitare direttamente in stanza.

<<Tutto bene?>> cominciò il medico, e io :<<Non so. Un giorno ceno con la mia famiglia e l'altro mi ritrovo quì... Veda un pò lei...>>. L'uomo restò in silenzio per qualche minuto, e poi ricominciò a parlare :<<Scusa, hai ragione. Hai tutte le ragioni del mondo. Ma ormai è successo, e non si può viaggiare indietro nel tempo per cambiare le cose... Ora devi solo cercare di farti forza, rimetterti in salute e trovare la tua strada.>>. <<Cosa desideri fare nella vita?>> mi chiese il Dottore, e io risposi :<<Aiutare il prossimo...>>.

L'uomo infine fece un sorrisetto e disse :<<Guardati intorno allora, ed inizia ad aiutare il prossimo. Sei in un Orfanotrofio, non esiste luogo giusto per cominciare!>>.
É vero! - pensai. Le parole del Dottore mi fecero riflettere, dovevo farmi forza ed aggrapparmi alle mie passioni, quella di aiutare il prossimo... ero troppo giovane per lasciarmi morire.

Così, quella stessa sera, uscì dalla stanza per la prima volta dopo due mesi.
Quella stessa sera in salotto incontrai altri bambini, e questi mi vedevano per la prima volta. <<Tu chi sei?>> mi chiese uno, e io mi presentai. E ancora. <<Perchè ti sei fatta viva solo ora?>> mi chiese lo stesso bambino, e così raccontai loro tutta la mia storia.
Terminato il mio triste racconto, tutti mi accolsero a braccia aperte.
L'amore dei miei nuovi amici mi aiutò a superare il trauma. I mesi che seguirono, mi dedicai ad aiutare gli altri. Gli Assistenti sociali rimasero colpiti positivamente, tanto che mi permisero di rimanere fino a che non avrei compiuto 18 anni. In pratica diventai la più giovane custode della storia degli Orfanotrofi.

 In pratica diventai la più giovane custode della storia degli Orfanotrofi

Oops! This image does not follow our content guidelines. To continue publishing, please remove it or upload a different image.
PTSD awareness childhood - libro IIWhere stories live. Discover now