Restai qui

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«Buongiorno Hailey!»

La sua voce profonda rimbombò forte nell'ingresso appena varcai la soglia della centrale, così forte che si voltarono tutti verso la mia direzione.

Fanculo per non avermi fatto passare inosservata, grazie mille. Vorrei tanto strozzarlo, ma gli sorrido.

La voce di Alan, profonda e calda, è sempre rassicurante. Starei ad ascoltarlo per ore, pure se leggesse soltanto la lista della spesa. E pensare che un tempo mi faceva paura persino l'idea di rispondergli al telefono da migliaia di chilometri di distanza. Lo avevo evitato per tanto tempo, avevo così tanta paura di finire nel mirino della polizia...

Non tanto per me, ma per il fatto che sarebbero potuti arrivare a Jake. Temevo per lui, non certo per me.
Alan non è cambiato molto da allora. La sua vita sì, ma lui no. Se sono rimasta qui è colpa sua in un certo qual modo.

Dopo il ritrovamento di Hannah venni qui a fare la mia deposizione. Dovevo, non avrei potuto in nessun modo evitarlo. Così venni qui e mi ritrovai a vivere di nuovo tutto dal principio e a raccontarlo. Fui contattata da Thomas a cui Hannah, benché non sapessi chi fosse, mandò il mio numero. Credo di aver raccontato questa storia decine di volte. Non ho mai chiarito questa cosa con lei e ancora oggi, a distanza di dieci anni, non ho la più pallida idea del perché io sia finita in tutto ciò e di come abbia avuto il mio numero. Ho smesso di chiedermelo da tanto tempo ormai.

Fu Alan a propormi di restare. Sì, di restare per sempre. Mi offrì un posto in accademia perché, secondo lui, ero naturalmente portata per le indagini ed era un peccato che un tale intuito andasse sprecato. Non lo avrei definito così, ma anyway... ero disoccupata. Mi ero licenziata con una semplice e-mail mentre mi precipitavo qui; cercavo solo di arrivare più in fretta possibile per avere sue notizie, Notizie che non arrivarono i primi giorni, né in seguito, né mai.

Cercavo a poco a poco di ricomporre i pezzi della mia vita; la vita che avevo prima era stata spazzata via, non ero più la stessa persona di prima. Alla fine mi domandai: perché no? Perché non rimanere? In realtà, non rimasi per la carriera, per la polizia o per Alan. Rimasi per lui. Speravo che in un modo o nell'altro avrebbe mantenuto la promessa che mi aveva fatto.

Ci vediamo a Duskwood.

Avevo creduto davvero che l'avrebbe rispettata perché, in fondo, aveva detto di amarmi.
Che fosse da vivo o da morto non aveva importanza. Lui doveva mantenere quella promessa. Io l'avevo mantenuta ed ero qui. Almeno un video di addio poteva averlo programmato, lo aveva fatto anche quando era sparito. Era la sua specialità scomparire. Ma quella volta fu diverso. Definitivo. Cercai di vedere indizi ovunque, sui pali del parco, sulle cabine telefoniche, in ogni tronco d'albero nel bosco. Se mi avesse lasciato un ultimo video, un messaggio, avrei almeno potuto vedere il suo volto. O sentire la sua voce. Invece niente.

Fu dichiarato morto proprio come Richy pur non avendo trovato resti che conducessero con certezza a due persone diverse. Fu accusato di ogni cosa: dell'omicidio di Amy, del rapimento di Hannah, dell'incendio alla miniera e Richy divenne così la vittima innocente del piano di un pericoloso criminale ricercato dal governo. Fu dichiarato morto, ma io non ho mai avuto modo di elaborare il lutto. Nemmeno una tomba su cui piangere. Niente di niente.

La verità su quello che successe la sapevamo noi e la sapeva Alan. Tuttavia, così come aveva coperto Michael all'epoca permettendogli di rifarsi una vita lontano- e di questo ne sono certa anche se non lo ha mai confermato- così ripulì la reputazione di Richy agli occhi dei genitori e della comunità; fu giusto così.

Lo fece perché glielo avevo chiesto. Così, semplicemente. Speravo che questo potesse servire a Jake nel caso in cui fosse stato ancora vivo. Perché nessuno cerca di prendere un morto.

Restai con la speranza di vederlo comparire all'improvviso, gli avevamo restituito la libertà che meritava. Restai con la speranza di avere quella cena promessa al ristorante cinese, restai perché lo amavo. Restai perché mi amava. Nel giro di poco tempo mi aveva rubato il cuore e io il suo.

Lo avevo visto passare da ragazzo solo, scontroso e senza fiducia in nessuno a ragazzo che per la prima volta si era fidato di qualcuno. Si era fidato di me. Aveva cambiato la sua visione del mondo grazie a me. E non avevo fatto altro che essere me stessa. Non ho più amato nessuno nel modo in cui ho amato lui.

Sì, lo so, è patetico. Sono patetica in questa sorta di storia struggente alla Giulietta e Romeo dei tempi moderni . Ho avuto altre storie, poche in realtà e tutte di brevissima durata se non di poche notti. Solo Phil è riuscito a rimanermi accanto. A modo mio lo amo profondamente e lui ama me. Stiamo insieme, ma non lo stiamo. Non c'è nessuna costrizione, nessun dovere, nessun impegno. Ci siamo perché ci va di esserlo e quando ci va di esserlo. La gente continua a chiederci quando ci sposiamo. Noi ci guardiamo e ridiamo rispondendo all'unisono: «anche mai.»
Sì, amo Phil a mio modo. Ma l'amore, quello che provavo per lui, per Jake, quello era diverso. Non più e non meno, solo... diverso.

Lui era morto per proteggere me. Sarei dovuta essere io al suo posto. E ho gli incubi. Di quella miniera che va a fuoco, di quella maledetta maschera, di me stessa che piango sul pavimento fino a rimanere senza fiato. Una parte di me lo amerà sempre. Una parte di me si chiede sempre come sarebbe stato se avessimo potuto viverci. Se avessimo potuto amarci.

«Grazie Alan, buongiorno!», esclamai con la voce più normale e allegra che riuscii ad avere mentre afferravo la tazza di caffè che mi porgeva.
Mi guardò sollevando un sopracciglio con fare interrogatorio e feci finta di non notarlo.

«Niente torta oggi? Devo proprio lamentarmi con tua moglie, non mi viziate più come una volta.»

Scoppiò in una sonora risata portandosi le mani sulla pancetta.

«Dovrai andare a prenderla tu stessa se la vuoi, io ho da perdere la zavorra, altrimenti mi lascerà per uno più giovane e aitante di me.»

La pancetta in questione era appena percettibile e, di certo, bevendo due birre l'avrei avuta più grossa io, ma Alan ci teneva alla forma fisica e a lei. Buffo come quegli avvenimenti abbiano cambiato le nostre vite. Forse, nemmeno si sarebbero mai parlati due come loro.

«Ci puoi contare che lo farò, mangerò anche la tua fetta», gli sorrisi.

Mi chiusi la porta dell'ufficio alle spalle senza dargli il tempo di replicare e mi sedetti alla scrivania poggiando la tazza ancora fumante. Il monitor del computer era già acceso, fermo sulla pagina del login, in attesa della mia password. Mi tolsi il telefono dalla tasca e lo sbloccai aprendo i messaggi. Aprendo proprio quel messaggio che quella mattina mi aveva destabilizzato. Un solo messaggio e nemmeno una parola. Stavolta non ebbi esitazioni. Al lavoro riuscivo a mantenere la calma, ma in casa perdevo del tutto il controllo. Lo schermo illuminato mostrava il contenuto.

:)

Lo chiusi ancora una volta. Era uno scherzo ed era davvero di cattivo gusto. Ne avevo ricevuto parecchi nel corso degli anni, ma quello li superava tutti. Fanculo. Lasciai perdere persino il fatto di sapere chi fosse. Avevo smesso di perdere tempo con queste cose. Inserii la password e iniziai a sbrigare qualche scartoffia arretrata.

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