Sono qui e non mi vedi

187 11 21
                                    

"Tu sei completamente pazza Bishop, avevi l'aria di una che stava per tirargli un pugno sul naso. Ho sentito l'odore dei tuoi casini da lontano. Ero pronto a intervenire, non per salvare te ma il suo bel faccino" non riusciva a smettere di ridere mentre la serranda dell'Aurora si abbassava e nemmeno mentre inseriva il codice dell' antifurto.

"- Comunque quel tizio non mi è piaciuto come si è avvicinato a te, ero a tanto così dal farlo portare fuori - "  Sono decisamente più che brilla. Lo sto guardando mentre parla, al diavolo il bel faccino con gli occhi blu. L'unica cosa che riesco a fissare è la sua bocca e il pensiero di quelle labbra su di me. E non voglio nemmeno dormire sola stanotte.

"- Andiamo a casa? -" 
"- Certo, mica ti lascio da sola. Sia mai che ti metti ad aggredire la gente con quei tacchi sexy -".
Sì sì sfotti pure Hawkins. Mi tirò su il cappuccio del cappotto, mi diede un bacio e mi strinse a sé mentre ci incamminammo verso casa.

L'aria fredda della notte mi fece tornare in me. Davvero avevo detto andiamo a casa? Solitamente dicevo vieni da me. O vengo da te. Andiamo a casa suonava così impegnativo. Oh al diavolo tutti sti film mentali, santo cielo!

E poi è bello non restare sempre da soli. Il mio cappotto fu la prima cosa che cadde a terra appena varcata la soglia, seguito dalla sua giacca e dalla sua maglia. Continuammo a baciarci mentre mi spingeva verso la camera.

Aprì la lampo del vestito che scivolò a terra seguito da un mio lancio delle scarpe. Ci ritrovammo in un'attimo avvinghiati nel letto, come due adolescenti in preda agli ormoni.
"- Non così in fretta signor Hawkins- " mormorai spingendolo spalle al materasso mentre mi mettevo cavalcioni su di lui. 

Con uno scatto aprii il comodino e tirai fuori le manette.
" - Te lo avevo detto che era corruzione di pubblico ufficiale -" gli sussurrai nell'orecchio.  Si ritrovò ammanettato con entrambi i polsi alla testata del letto. Non che opponesse tutta questa resistenza.

Era così bello in quel momento, con gli occhi pieni di desiderio. Gli sciolsi i capelli, quanto mi piacevano, cominciai a baciargli il viso, scesi sul collo e seguii il disegno del tatuaggio con la lingua. Continuai a scendere verso il basso e una volta arrivata all'ombelico gli sfilai i pantaloni e tornai di nuovo su e gli dissi che no, doveva ancora soffrire.

Passai in ogni cm del suo corpo indugiando nei punti dove sapevo sarebbe impazzito. Lo liberai solo quando fu lui a chiederlo "ti supplico liberami le mani", e in un'attimo appena lo liberai mise me spalle al letto, con i polsi tenuti sulla testa dalle sue mani e mi baciò selvaggiamente lasciandomi senza fiato.

Click! Non mi ero nemmeno accorta di questo scambio di ruolo e che mi aveva bloccata con le mie stesse manette. Fu il mio turno di implorare pietà, sapeva senza dubbio come farmi godere fino al punto in cui ormai entrambi faticavamo a trattenerci. "-dio, Phil...ti prego-"
Arrivavamo sempre al limite dell'orgasmo, poi rallentavamo e ricominciavamo, in un'altalena di sensazioni, torturandoci a vicenda.

Al limite come le nostre esistenze. Ansimanti e tremanti ci concedemmo alla fine un lungo e tenero bacio. Era così sempre con lui. Animalesco e tenero insieme. Era l'amante perfetto. Lo presi per mano sedendomi sul letto.

"- Vado a farmi la doccia, vieni? -"
"- Ovvio che sì ma sei sicura? Guarda che potrei concederti il bis -"  disse sollevandosi e baciandomi la spalla nuda.
"- Correrò il rischio mister Aurora- " e lo trascinai fuori dal letto.

Lo guardai addormentarsi al mio fianco, la mia testa sulla sua spalla, i nostri capelli mescolati assieme sul cuscino. Mi aveva intrappolato la mano intrecciandola nella sua e se l'era portata sul petto.

Come ho detto, aveva pazienza Phil. Ne aveva avuta tanta con me, specie all'inizio. Mi aveva raccolto esausta dal pavimento decine di volte. Mi aveva asciugato le lacrime decine di volte. Mi aveva messo a letto decine di volte prendendomi in braccio come una bambina.

Non mi aveva mai toccata con un dito quando avrebbe potuto approfittarsi della mia fragilità. Sarebbe stato facilissimo per lui. E in quel periodo lo ero davvero tanto, fragile intendo.

L'unica volta in cui la perse, la sua grande pazienza, mi trattò malissimo e mi spaventò. Fu quella in cui in preda ad una crisi di pianto sul pavimento del suo salotto lo tirai giù verso di me e gli dissi che volevo morire.

Glielo dissi tra i singhiozzi. Gli dissi che ero stanca di sentire dolore, che non potevo gestirlo più.
" - Aiutami ti prego! Aiutami a morire Phil! Io ti ho aiutato a uscire di prigione! Me lo devi!- "

Si irrigidì immediatamente e mi allontanò spingendomi via da sé. Mi guardò con uno sguardo che mai gli avevo visto, un misto tra compassione, rabbia e odio. Mi fece male quello sguardo. Mi urlò contro così forte che sussultai e rimasi bloccata per quelli che sembrarono interminabili secondi.

Fu scioccante, lui che era sempre così dolce e paziente con me, la voce bassa, le parole controllate, era diventato un'altra persona.

" - Adesso basta!!! Non ho intenzione di vederti consumare per un morto che nemmeno conosci, io esisto, sono qui e non mi vedi! Io sono vivo! Guardami!!! - " Era furioso. Mi sollevò con rabbia il viso verso il suo.

" - Guardami maledizione! Mi vedi adesso? Sono qui dannazione! E anche tu, cazzo! Vuoi morire? Fallo da sola! Vaffanculo Hailey!!! Sparisci immediatamente! Fuori di qui, esci da casa mia, esci dalla mia vita e non farti mai più vedere! - " 

Si alzò indicandomi la porta.
Fu la volta in cui mi salvò. Se avesse continuato a compatirmi avrei continuato a piangermi addosso e probabilmente prima o poi non avrei più retto. Lo pensavo seriamente che non ce la facevo più, ma da sola non avevo il coraggio di farla finita.

Mi resi conto da quella reazione che gli stavo facendo del male e non potevo sopportare nemmeno quello. Mi abbracciò stretta afferrandomi forte da dietro e bloccandomi mentre stavo per aprire la porta, la mano tremante già sulla maniglia.

Avevo scelto di andarmene perché non meritava che gli rovinassi la vita, non meritava che perdesse tempo dietro a una ragazza problematica come me, a una persona con i miei traumi. Ripresi a piangere sempre tenuta stretta tra le sue braccia, in una presa disperata ma per me rassicurante, scivolando entrambi a sedere sul pavimento.

Poggiai la mia schiena contro il suo petto, mi aggrappai a lui in tutti i sensi, fisicamente e mentalmente, ma stavolta era un pianto liberatorio. Piansi in una volta tutte le mie lacrime singhiozzando mentre lui sussurrando mi chiedeva scusa e mi stringeva a sé accarezzandomi i capelli come a una bambina.

Mi chiese mille volte perdono ripetendomi che sarebbe andato tutto bene. Ma aveva ragione, non potevo andare avanti così e lo sapevo. Fu allora che decisi di rivolgermi al dottor Ulric. Fu anche il giorno del nostro primo bacio.

Un bacio disperato e dolce il suo, un bacio di gratitudine il mio. "Lui mi ha salvata, in tutti i modi in cui una donna può essere salvata". Era il mio signor Dawson sul Titanic e mi salvò dal naufragio.

Mi strinsi addosso a lui, intrecciai le mie gambe con le sue, rafforzai la stretta sulla sua mano e dormii una notte senza incubi. 

I'm here (Italian Version)Onde histórias criam vida. Descubra agora