Capitolo Quarantuno

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Pov. Leila

Sono ormai passati tre giorni da quello che non-è-successo tra me ed Andrea, nessuna delle due ne ha più parlato.

Non c'è nemmeno stata l'occasione per farlo. Janette è sempre stata in casa con noi, quasi sentisse l'esigenza di Andrea di esserci.

Lo vedo come si irrigidisce quando rimaniamo sole in stanza, forse con il terrore che io possa ripetere nuovamente ciò che ho fatto l'altro giorno.

Sorrido, mentre cammino rapida per i marciapiedi non ancora totalmente pieni della città.

Certo, ormai non sono più vuoti come un tempo, ma la quantità di persone che si aggira per la città è decisamente minore rispetto a cinque mesi fa.

Inspiro profondamente l'aria fresca di fine Maggio, godendomi il sole caldo.

Vorrei riuscire a trovare il momento giusto per fare quel passo in più con Andrea, ma sembra sempre più difficile.

Janette non è più andata via, ed ho quasi il sentore che sia stata Andrea a costringerla a rimanere a casa.

Osservo la sua chat, la scritta online campeggia sotto il suo nome.

Rileggo quell'orribile messaggio, quello stupido messaggio che le mandai quando decisi di andar via.

Quando decisi che seguire Omar in quell'assurdo piano suicida fosse la cosa giusta.

Un brivido mi percorre la schiena, al ricordo dei giorni intensi che seguirono quel messaggio.

La sensazione di disagio che mi chiudeva lo stomaco, l'estrema stanchezza a causa della mia salute che piano piano peggiorava sempre di più.

Mi ridussi ad un fantasma, sotto gli occhi impotenti di Omar che ormai aveva capito ogni cosa.

Sospiro, aumentando il passo.

La mia attenzione viene spostata dalla chat con Andrea ad una telefonata in arrivo

 "Pronto?" rispondo piuttosto tesa

 "Leila, ciao.. Sono, sono papà" balbetta ancora come un'idiota, facendomi alterare

 "Sì, ciao papà" sospiro "Come stai?"

 "Bene e tu? Tu come stai?"

 "Sto alla grande papà. Ho ripreso a lavorare, sono ritornata alla mia vecchia vita" annuisco mentre la rabbia mi aiuta a tenere un passo svelto

 "Sono contento" posso sentire la sincerità nel suo tono "Senti pensavo.. Se, se ti va ovviamente"

Oh no, ti prego

 "Se ti andasse di venire a pranzo qui domani, con Omar ovviamente" una fitta mi stringe lo stomaco

 "Io ed Omar non stiamo più insieme" ringhio, stringendo la mano libera lungo il fianco

 "Oh cielo, cos'è successo Leila?"

 "Papà ti prego, non ora" sospiro "Sì, verrò a pranzo da te domani" annuisco

 "Sul serio? D'accordo perfetto. Ti passo a prendere, non mi va che guidi sola, E poi.." non lo ascolto nemmeno più, in preda ai peggiori pensieri su domani e su tutto ciò che potrebbe accadere.

Sono mesi ormai che non vedo più mio padre.

Lo vidi l'ultima volta a Natale.

Anzi, più precisamente il giorno della Vigilia, visto che da anni ormai ero solita passare il giorno di Natale con l'unica famiglia che mi era rimasta, quella di Omar.

L'Attimo EffimeroOnde histórias criam vida. Descubra agora