Capitolo 16

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Fu un turno impegnativo, cosa che apprezzai, perché fece passare la giornata più velocemente e molto presto, non avrei più dovuto vedere Will o nessuno di quei ragazzi. Scricchiolai la schiena, cercando di distogliere la mente da quello che era successo quando apparve Rose.

"Mi dispiace," disse subito.

Inclinai la testa. "Per cosa?"

"Quando i ragazzi stavano parlando," disse. "Mi dispiace, io-"

"Rose," la interruppi, mettendomi la borsa in spalla. "Devi solo chiedere scusa se hai fatto qualcosa di sbagliato. Quelli sono quelli che devono scusarsi, non tu."

Si morse il labbro. "Ma comunque..."

"Sul serio," dissi. "Niente di tutto ciò è colpa tua, quindi... non assumerti la responsabilità di quello che succede agli altri." sospirai. "Semmai, mi dispiace che tu sia stato lasciata qui a occuparti di quegli stronzi."

Strinse le labbra. "Stai andando a casa ora?"

Mi ricordai che io e Raj avessimo dei piani già programmati. Il mio petto cadde leggermente. Non ero proprio dell'umore per uscire in questo momento.

"Credo che andrò in biblioteca," dissi. Lo studio era il modo migliore per distrarmi.

"Okay," disse, chinando la testa per allenare gli occhi sul pavimento. "Grazie Amelia."

Le sorrisi solo per farlo svanire poco dopo mentre riconoscevo l'atteggiamento introverso. Era lo stesso che avevo sempre avuto.

"Mento in su, Rose," dissi, allungando la mano per sollevarle il mento. La sua espressione fu sorpresa quanto me, ma non me ne pentii. "Buona fortuna."

Una folata di vento mi sfiorò mentre varcavo le doppie porte. Composi il numero di Raj, già diretta in biblioteca.

"Pronto?"

Mi fermai sui miei passi. "Zack?"

"Raj è andato in bagno," disse. "Che cosa succede?"

"Oh," dissi. "Uh, so che io e lui avremmo cenato stasera, ma ho completamente dimenticato che ho questo grosso progetto che devo finire oggi, quindi vado in biblioteca. Anzi- lo richiamerò-"

"Va bene, glielo farò sapere," disse Zack mentre riprendevo a camminare. "Com'è andato il lavoro?" Mi sfuggii un piccolo sbuffo e lui chiese, "Cosa?"

"Sono solo felice che sia finita," dissi. "Non è niente."

Fece una pausa per un po' poi disse, "Quando pensi di tornare?" 

"Piuttosto tardi," dissi, "Dì a tutti di non aspettarmi per cena."

"Va bene," disse, poi dopo una breve pausa aggiunse, "Stai attenta."

Riattaccai quando arrivò l'autobus, mi misi gli auricolari e misi la musica a tutto volume finché non arrivai in biblioteca. Era abbastanza affollata ma presi posto al secondo piano e cominciai subito a divorare quello che c'era sulle pagine.

Non smisi di studiare finché non venne annunciato che la biblioteca avrebbe chiuso. Il cielo era scuro e mi rimproverai silenziosamente per essere rimasto troppo tardi. Chissà che tipo di persone inquietanti c'erano di notte...

Ora che la mia mente non aveva nulla a cui aggrapparsi, ovviamente pensò ai ragazzi del lavoro. Tutto quello che avevano detto.

Non che mi importasse davvero di quello che pensavano, ma era come se avessero raggiunto il mio cervello e individuato esattamente ciò di cui ero insicura.

"Amelia-"

Il mio battito cardiaco aumentò e presi uno spray al peperoncino che tenevo solo bellezza mentre Zack alzava le sopracciglia.

Lo guardai poi guardai il davanti alla biblioteca e poi di nuovo lui.

"Cosa stai facendo qui?" dissi.

Lui mi guardò. "È tardi", disse, voltandosi per andarsene. "Vieni, ti riaccompagno."

Fissai la sua figura che si allontanava, incapace di muoversi o parlare per un secondo. Smise di camminare per voltarsi. Quando non andai avanti, lui tornò da me.

"Smettila di fissarmi il culo," disse.

Esplose in me una risata incredula. Scossi la testa. "Davvero mi hai aspettato?"

"Amelia," disse, sporgendosi in avanti per guardarmi negli occhi. "Ogni volta che dici 'non è niente', è sempre qualcosa.

Le mie labbra si aprirono ma, come sempre, non sembrò uscire nulla. Lo fissai ed era come se tutto quello che quei ragazzi avevano detto fosse svanito. Non mi guardava come se fossi un sei su dieci o un numero qualsiasi. Mi guardava come se non volesse mai distogliere lo sguardo.

Lentamente, con attenzione, allungò una mano e me la posò sul braccio. Fu tutto ciò di cui avevo bisogno per fare un passo avanti finché la mia testa non si posò sul suo petto, incastrandosi come un pezzo di un puzzle. Le sue braccia mi circondarono.

"Cosa è successo oggi?" chiese.

Scossi la testa. "È finita," sussurrai. "Ora va tutto bene."

The End Zone ▪︎✔️ (Italian Translation)Where stories live. Discover now