6) Do it

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La mattina dopo Minho si svegliò per primo, trovando l'altro addormentato e con la tv spenta, ma il telecomando ancora in mano e il viso rilassato, mentre dalle sua labbra uscivano piccoli sbuffi.

Sorrise dolcemente alla scena e gli tolse delicatamente il telecomando dalle mani, appoggiandolo sul comodino a fianco a lui.

Alzò piano le coperte e anche la maglietta di Jisung, controllando la ferita, ma proprio in quel momento sentì la voce dell'altro.

"Non ti è bastato guardarmi il cazzo ieri sera?" chiese con la voce roca e gli occhi ancora chiusi. Minho roteò gli occhi e si allontanò.

"Buongiorno anche a te, finezza. Per tua informazione, non ti ho guardato il coso" disse guardandolo male e buttandosi di nuovo nel letto.

"Ah no?"

"No" rispose semplicemente Minho, aggiustandosi sotto le coperte.

"Hai detto che sei gay, secondo me l'hai guardato"

"Che significa che sono gay? Non guardo cazzi a caso, non sono una puttana" disse sentendosi offeso.

"Non ho detto che sei una puttana, tesoro" sorrise soddisfatto Jisung, avendo colpito in pieno.

"Tsk" il maggiore fece una smorfia e scese dal letto.

"Dove vai?"

"A prepararti la colazione, coglione"

"Non ho fame"

"E non me ne frega un cazzo!" disse Minho alzando il tono della voce, e tutto incazzato andò in cucina.

Dopo pochi minuti tornò, con una tazza di latte caldo e dei biscotti su un vassoio.

Jisung si mise a sedere, e l'altro gli mise il vassoio sulle gambe.

"Mangia. E non sporcare il letto" disse senza guardarlo, ancora incazzato.

"Ma io ho detto che non ho fame"

"Jisung, cazzo! Devi mangiare o non guarirà mai quella ferita! E io non voglio svegliarmi per sempre accanto ad un maniaco pervertito che mi da della troia!"

Jisung rimase colpito da quella sfuriata, ma un po' se l'era meritata e lo sapeva. Aspettò che Minho si fosse calmato un po' e poi ricominciò a parlare, con tono più calmo.

"Min, non volevo darti della troia, quindi...ti chiedo scusa. E sta tranquillo, non rimarrò ancora molto qui" disse guardando i biscotti davanti a lui.

"Mangia adesso" disse solo, andandosi a stendere dall'altra parte del letto, mentre Jisung iniziava pian piano a mangiare.

C'era un silenzio imbarazzante tra i due, che veniva spezzato dai pensieri rumorosi di entrambi.
Da una parte Minho, che non sapeva perché fosse scattato in quel modo.
Dall'altra Jisung, che era rimasto colpito dalle parole del moro.

Jisung mangiò in tutto tre biscotti, il latte lo bevve tutto.

"Ho finito" disse catturando l'attenzione di Minho, che si girò per guardare il vassoio, con gran parte dei biscotti ancora lì.

"Non hai mangiato quasi niente" disse con tono spento.

"Non ce la faccio più" si morse il labbro Jisung, sentendo già il suo stomaco far male.

Minho prese un biscotto in mano, avvicinandosi a Jisung che non lo guardava.

"Vieni qui" disse prendendogli con una mano il viso e voltandolo verso di sé.

"Un morso io, uno tu, mh?" tirò un morso al biscotto che aveva in mano, mentre Jisung lo guardava.

"N-non mi va, Min"

"Provaci. Fallo per me" disse accarezzandogli inconsapevolmente una guancia e avvicinando il biscotto alle sue labbra.

Jisung prese un morso, abbastanza piccolo, ma Minho si accontentò di quello. Poi ne prese un altro il maggiore, e di nuovo lo portò alle labbra del minore.

"Min, n-non-"

"Non pensarci, fallo e basta" disse avvicinandogli maggiormente l'ultimo pezzo di biscotto, e Jisung si sforzò di mangiare.

Minho ripeté il gesto, mentre Jisung fece come aveva detto il maggiore. Senza pensarci, tirava un morso, come se fosse un'azione automatica. Per farlo si concentrava sugli occhi dell'altro, che lo incantavano quasi a fargli dimenticare ciò che stesse facendo.

In due riuscirono a finire una decina di biscotti, e all'ultimo morso, Minho sorrise.

"Visto? Ce l'hai fatta" gli diede un'ultima carezza e prese il vassoio dalle gambe di Jisung, per riportarlo in cucina.

Jisung sembrò come riprendersi e rendersi conto di ciò che era riuscito a fare.
Non mangiava così da un sacco di tempo. Come aveva fatto Minho ad incantarlo così?

Minho tornò dalla cucina ora più tranquillo, e con un leggero sorriso sulle labbra.

Jisung invece si sentiva insicuro, si faceva piccolo in quel letto e stringeva le coperte tra le mani.

"Tutto bene?" chiese Minho per farlo rilassare, e Jisung annuì.

"Rimani con me?" era una richiesta che Minho non si aspettava di sentire, ma ne fu felice.

"Sì, oggi non vado a lavorare. Dovrai sopportarmi per tutta la giornata" disse ridacchiando per alleggerire la tensione, poi si andò a sedere accanto a Jisung.

Passò qualche minuto di silenzio prima che uno dei due potesse parlare, e fu proprio Jisung a prendere parola.

"Mi dispiace di averti detto tutte quelle cattiverie, non volevo offenderti quando ti ho dato del gay" sussurrò, appoggiandosi allo schienale del letto.

"Tranquillo"

"Non è vero che non sei nessuno per me...forse è il contrario" continuò.

"In che senso?" chiese Minho, non capendo.

"Qualsiasi altro essere umano dotato di cervello avrebbe chiamato la polizia, scoprendo chi sono realmente. Tu non l'hai fatto. E nonostante tutte le rogne che ti do, le cattiverie che continuo a dirti, tu ancora ti preoccupi per me" aggiunse, facendo spuntare un sorriso sul viso di Minho.

"Tu non sei cattivo, Ji. Anche se ti conosco da pochissimo, io lo so. Minho me l'ha detto, sai. Che c'è una parte di te che non riesci a controllare, e che è quella che ti fa credere di essere cattivo" disse con voce dolce, un tono che Jisung forse non aveva mai sentito rivolgerglisi in vita sua.

Il maggiore appoggiò la testa sulla spalla del minore, prendendogli la mano che ancora stringeva leggermente le coperte, aiutandolo a rilassarsi del tutto.

"A me non interessa se fai lo stronzo con me...mi basta sapere che tu ti fidi di me, ed io cercherò di farlo con te" aggiunse Minho, facendo sentire Jisung così tranquillo e in pace con sé stesso.

"I-io voglio farlo Min, davvero, ma... n-non so se ci riesco" disse con voce tremante, facendo un po' preoccupare Minho, ma quest'ultimo non alzò la testa, lasciò che Jisung non si sentisse a disagio.

"Tranquillo. La fiducia non è una cosa che viene subito, ci vuole tempo." Minho gli accarezzò la mano dolcemente, e a Jisung vennero in mente ricordi che non sapeva di avere ancora.

Gli scese una piccola lacrima sulla guancia, lenta e fredda, che cadde sulla maglietta di Minho, che non fece domande e non gli fece notare niente.

Rimasero semplicemente così, fermi, fin quando Minho non sentì che Jisung si fosse addormentato. Si alzò piano e lo stese comodo nel letto, sotto le coperte. Poi si allontanò e abbassò un po' le tapparelle per non far arrivare il sole a disturbare il suo sonno tranquillo.

Se ne sarebbe andato in un'altra stanza, ma si ricordò la richiesta che gli aveva fatto il minore quella mattina.

"Rimani con me?"

E Minho non seppe resistere. Si stese dall'altro lato del letto e lo guardò un po' dormire tranquillo, accarezzandogli il braccio e la mano, poi finì per addormentarsi insieme a lui.

Mad Love - MinsungWhere stories live. Discover now