Cinque

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"Quindi lui è convinto che tu sia a lavoro mentre, in realtà, ti chiudi qui?"

Derek si passa una mano sul volto. Si sente esausto ma allontanarsi un pò da quella situazione lo aiuta. "Non gli sto mentendo, Peter. Semplicemente non sono in ufficio ma a casa mia. E sto lavorando davvero" risponde indicando il portatile aperto sul tavolo.

"Come vanno le cose tra voi?"

Come vanno? Derek nemmeno sa cosa dire, come descrivere quello che sta passando. Dopo la loro prima notte Stiles non ha più cercato un contatto sessuale con lui e si sta sforzando di essere carino e sorridente nonostante Derek percepisce il suo vero stato d'animo. E Derek non sa come aiutarlo. Una parte di lui vorrebbe stringerlo, baciarlo, sollevarlo per portarlo a letto e fare l'amore con lui fino a sfinirsi ma l'altra parte sa che sarebbe solo un'illusione e non sarebbe giusto per nessuno dei due. "Percepire le sue emozioni non aiuta. Questo è il mio ragazzino, lo Stiles che mi amava e avrebbe fatto qualsiasi cosa per me. Ma non posso dimenticare che non è reale, che questo è dovuto alla sua perdita di memoria."

"Perché non glielo racconti? Magari spiegandogli che eravate divorziati capirebbe il tuo atteggiamento."

"La psicologa ha detto che potrebbe essere deleterio. Stiles si sta sforzando di ricordare ma se dovesse subire uno shock del genere potrebbe perdere la voglia di provarci e restare così."

"Sarebbe un male?"

"No, ma non sarebbe giusto."

"Il tuo senso della giustizia ti distruggerà."

"Sì, lo so."

Peter gli dà una pacca sulla spalla. "Resta qui tranquillamente fino a stasera, vado io a fare compagnia a Stiles."

Derek non sa davvero come ringraziarlo.

Novembre è alle porte, Derek si sente sempre più esausto e ha quasi perso le speranze di uscirne integro. Negli ultimi giorni Stiles sembra volergli nascondere qualcosa e sa che dovrebbe preoccuparsi ma non ne ha le forze. Lo vede più sereno, spesso con il sorriso sulle labbra e qualsiasi cosa stia combinando lo rende di buon umore. Ha cominciato anche a tornare a lavoricchiare, più che altro scartoffie o relazioni da compilare ma: "mi tengono impegnato e non pensavo ma non mi dispiace nemmeno troppo come lavoro."

Derek pensa che avrebbe voluto sentirsela dire quattro anni fa quella frase.

Quel giorno si è trattenuto all'appartamento un pò più del solito, una strana sensazione all'altezza dello stomaco. Quando torna a casa trova tutto buio, solo una fioca luce proveniente dalla sala pranzo. Entra nonostante senta il bisogno di aria fresca, di uscire da lì e correre via. Stiles è sulla porta, vestito elegante, con un timido sorriso sulle labbra e un crisantemo in mano. Esattamente come al loro primo appuntamento. E solo in quel momento ricorda che giorno è. Il loro anniversario, la sera in cui sono usciti senza troppe pretese finendo in un letto e decidendo di definirsi una coppia. Derek prende il fiore dalle dita di Stiles con un enorme groppo alla gola. Si sporge a baciarlo senza nemmeno rendersene conto. Non ha percezione del suo corpo, dei suoi muscoli che si muovono in automatico. Stiles lo prende per mano portandolo verso il tavolo apparecchiato per due, solo qualche candela a illuminare l'ambiente. Nei piatti le stesse pietanze di quella sera. Derek odia il romanticismo, probabilmente anni prima sarebbe pure scoppiato a ridere nonostante trovasse quel gesto davvero molto carino ma, in quel momento, sente solo lo stomaco spappolarsi e il cuore andare di nuovo in frantumi. Stiles parla a ruota libera durante tutta la cena esattamente come quella volta, sono i pensieri di Derek ad essere totalmente diversi. Gli sembra di essere in una situazione così surreale che non sa se piangere o ridere. Per Stiles ogni scusa è buona per toccargli la mano e Derek non riesce a ritrarsi. "Vado a prendere il dolce, torno subito" dice sparendo in cucina.

Riappare poco dopo con due piatti, sopra una ciotolina e affianco a quello di Derek una scatolina in velluto blu. Stiles sorride timido. "Aprila."

Le dita gli tremano e pensa di essere proprio sul punto di vomitare quando solleva il coperchio e trova dentro due fedi in argento, screziate d'oro. "Kintsugi" comincia Stiles. "È una filosofia orientale che significa letteralmente 'riparare con l'oro'. Ma questo lo sai già. Ci ho pensato davvero tanto e... non so cos'è successo tra noi prima dell'incidente ma voglio riparare, Der. Io... io ti amo, sono certo di amarti. E vorrei tornare ad essere felice con te, a farti essere felice con me. Vorrei... vorrei che ci dessimo un'altra possibilità."

Derek non sa davvero cosa rispondere. Vorrebbe piangere, urlare, spaccare tutto ma, allo stesso tempo, abbracciarlo, baciarlo e prenderlo lì, su quel tavolo. Respira a fatica, probabilmente sta anche sudando. Sa che deve dire qualcosa, qualunque cosa perché Stiles lo sta guardando con quegli occhi carichi di aspettative che lo distruggono dentro. “Non posso” sono le uniche due parole che lasciano le sue labbra. Un sussurro che ha la potenza di uno tsunami a cui Derek però non vuole assistere. Si alza, afferra la giacca dall’ingresso e si chiude la porta alle spalle. Arriva solo alla fine dell’isolato, prima di sedersi sul ciglio della strada, la testa tra le mani e i singhiozzi che gli scuotono tutto il corpo. Non ha mai provato una sensazione del genere, è probabilmente anche peggio di quando Stiles l’ha lasciato, peggio di quando ha firmato i documenti del divorzio, peggio dei momenti in cui il legame tirava per riportarlo dal suo compagno.

Quello è un dolore acuto che scuote, distrugge, fa a pezzi e contro cui Derek non ha più nessuna arma. Si sente indifeso contro tutti i ricordi che gli affollano la mente, contro gli occhi di Stiles, le sue parole, quelle due fedi, bellissime, che avrebbe indossato senza pensarci nemmeno un secondo se quello fosse stato il suo Stiles. Ha sognato per anni quelle scuse, è rimasto sveglio innumerevoli notti sperando che Stiles potesse dirgli quelle identiche parole, con quegli occhi colmi di un dispiacere così sincero.

La verità, però, è che Stiles non è mai tornato indietro. Stiles non si è mai scusato, non si è mai dispiaciuto per aver distrutto il loro matrimonio. Lo Stiles reale ha scelto il suo lavoro, rischiando la vita più volte, pur di non stare più con lui.
Una presenza al suo fianco lo fa sobbalzare, ma Derek non alza nemmeno lo sguardo quando si accorge di chi è.

“Mi aveva detto cosa avrebbe fatto e forse avrei dovuto avvisarti, ma non ne ho avuto il coraggio.”

“Sì, Scott, avresti proprio dovuto” risponde, ma non ce l’ha con lui. Quella situazione è difficile per tutti.

“Mi dispiace, Derek. E se questa è la tua decisione io ti assicuro, ti prometto che lui con noi sarà al sicuro, okay? Però tu dovresti prenderti cura di te.”

Derek non risponde, non saprebbe nemmeno cosa dire. Rimane lì per chissà quanto tempo, fino a quando si alza, senza nemmeno guardare Scott e si dirige verso casa.

RitorniWhere stories live. Discover now