0.4 LUKE

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Correva,senza più avere fiato nei polmoni.
Scappava,come se la morte lo stesse rincorrendo.
Urlava,silenziosamente.

«Sig.Hemmings,benvenuto nella nostra struttura! So che ha già conosciuto i suoi inquilini ma,deve ancora fare la prima seduta dal nostro psicologo.
Vedrà che troverà una soluzione a tutti i suoi problemi»
Una signora sulla cinquantina rivolse queste parole a colui che sarebbe diventato una delle chiavi del nostro racconto.

Il ragazzo aveva capelli biondi come fieno e occhi di ghiaccio, lineamenti delicati e soavi, interrotti dall'aggressività del piercing nero che gli fasciava il labbro inferiore.

Indossava abiti scuri,pantaloni strappati e una maglietta semplice.

Nell'oceano dei suoi occhi si leggeva paura,tanta paura.

Percorse lentamente il corridoio che, in un batter d'occhio, lo condusse alla sala d'attesa.

In quel piccolo atrio vi erano sedute sette persone.

Due ragazze parlottavano fitto fitto, un'altra era intenta a leggere libri, tre ragazzi si guardavano intorno, un altro fissava il soffitto e l'ultimo era Michael.

La sua chioma stellare risaltava in mezzo al grigiore tutt'intorno,come una rosa in un campo di margherite.
I suoi occhi fissavano la parete antistante,persi.
Luke lesse nel suo sguardo un messaggio d'aiuto così forte,da non poter essere urlato.

Di tanto in tanto strofinava le mai in mezzo alla sua capigliatura folta che, in un istante, prendeva vita.

«Ciao» disse Michael sfiorandolo con lo sguardo.
«Hey» rispose il biondo giocherellando con il piccolo anello metallico.
«Ciao» rispose l'altro soffocando una risata.
«Hey,avvertimi quando hai intenzione di intavolare un discorso!» concluse "Luke"(o almeno così lo aveva chiamato Michael).
«Ok,possiamo parlare»

«Sai,mi chiamo davvero Luke» disse il ragazzo che era rimasto evidentemente scioccato.
«Sai,ero informato su chi fossero i miei coinquilini» disse l'altro.

Il biondo sussultó quando sentì il suo cognome.

«Devo andare Michael»
«Ti aspetteró,piccolo»

Lo fece sul serio.

«Hemmings» borbottó il dottore.
«Si,almeno credo»
«Si sdrai pure» seguì un gesto platonico della mano.
«Sono già sdraiato da un pezzo»
«Da quanto?» chiese lo psicologo.
«Da tutta la vita,dottore»

Lo studio era accogliente e questo piaceva a Luke, che amava il caldo delle coperte e la pioggia insistente.

I suoi ricordi erano ambigui,si stagliavano come speroni di roccia tra la nebbia, ricordava solo alcune cose ed erano quelle che lo uccidevano,lentamente,continuamente.

«Cosa si ricorda Luke?» domandó Lyell.
«Freddo,neve,un'auto noleggiata e Paige»
«Chi è lei?»
«Crede che se lo avessi saputo avrei bussato alla sua porta,dottore?» rispose sarcastico il giovane,torturandosi il labbro.
«Rispetto Luke,rispetto per chi cerca di aiutarla»
«Certo...»

Dopo un'ora e mezza di conversazione con quello strano psicologo,Luke varcó la soglia dello studio guardando l'ora nel suo telefono.
Erano le otto in punto,l'ora della cena.

Seduto,appoggiato alla parete vi era il corpo di Michael.
«Mi hai davvero aspettato» dichiaró sbigottito Luke,porgendo una mano all'altro.
«Te lo avevo promesso e le promesse vanno mantenute,Hemmings»
«Mi aspettavo un "piccolo" alla fine della frase Michael» esordì sarcastico il biondino, noncurante dell'atteggiamento dell'altro.
«Sono così prevedibile?» concluse Michael sfoderando un sorriso insolito.
«Ti leggo dentro,ragazzo»

Luke aveva azzardato quella risposta,non poteva sapere come avrebbe reagito il ragazzo dai capelli color universo.

«Non ci credo» dichiaró passandosi una mano sulla nuca.
«Sei come un fulmine,catastrofico ma silenzioso» ammise Luke afferrandogli un braccio.
«Sappi che riusciró a capire cosa turba la tua quiete» continuó.
«Con me è una battaglia persa, Hemmings» rispose l'altro.
«Ma pur sempre una battaglia e come tale merita di essere combattuta»
«Perché piangevi,piccolo?».
«Con me è una battaglia persa,Michael»
«Ma pur sempre una battaglia e come tale merita di essere combattuta»

I due scoppiarono a ridere e per entrambi fu la prima volta, la prima esperienza.
Non avevano mai provato cosa significasse ridere sul serio; Michael non lo aveva fatto e Luke probabilmente se ne era scordato.

«Hemmings, cosa ne pensi di quei due soggetti che condividono la nostra stanza?» chiese la galassia errante.
«Sembrano tipi normali, il ricciolo è OK»

L'ora di cena fu imbarazzante.
Calum e Ashton cercarono di fare conoscenza,ma non fu facile.
Michael era chiuso, Luke pensieroso, il ricciolo pensava a come poter intavolare un discorso e il ragazzo dalla pelle ambrata scontroso.

Alle nove c'era il coprifuoco,ognuno doveva ritirarsi nelle proprie stanze e cercare di sfuggire ai propri demoni che, come si sa, amano la notte.

Luke non riuscì a dormire quella notte, ripensava alla strana conversazione con Michael e al suo caratteraccio.
Sentiva che si sarebbe aperto, schiuso,ma non era giunto ancora il momento.
A frenare i suoi pensieri notturni furono dei singhiozzi, prima impercettibili poi sempre più forti.

Il biondo sgattaioló fuori dalle sue coperte per cercare di capire chi fosse.

Dapprima pensó fosse Ashton, il ricciolo, ma i suoi sospetti svanirono quando lo vide dormire beatamente abbracciando il cuscino.

Si accorse che i singulti provenivano da sotto un ammasso informe di capelli color del cielo al tramonto.
Era Michael e quella fu uno dei primi segni di cedimento dello spirito del giovane.

«Michael? Stai bene?» la risposta era piuttosto ovvia ma ,come da copione, la domanda veniva posta ugualmente.
«Dormi piccolo, fallo per me»
« Come posso farlo, sapendoti qui agonizzante in lotta con i tuoi mostri?» chiese il biondino.
« Ti prego, lasciami qui, da solo, contro me stesso»

Il biondo non esitó.
Scostó le coperte e con un balzo si insinuó tra i demoni di Michael.
«Io non ti abbandono,mai»
«Scappa da me finchè ne hai la possibilità, perché giocando col fuoco prima o poi ci si scotta» disse Michael tra le lacrime.
«Io sono un piromane, amo le fiamme» disse Luke abbracciandolo forte a sè, sentendo il ritmo accelerato dei suoi respiri.
«Non so chi tu sia Michael, o cosa tu abbia fatto, ma sei un essere umano e meriti l'affetto di qualcuno»
Le braccia possenti di Luke accolsero il corpo stanco e torturato di Michael, in lotta contro il mondo ma, principalmente con se stesso.

«Ti ho detto di andartene via da me, non sai cosa ho fatto nè cosa potrei fare. Hemmings, perché vuoi far parte della mia vita?»
«Perché non amo la mia e ne voglio una nuova di zecca, pronta per essere vissuta»

Dopo di questo la chioma stellare del ragazzo si ridestó e i suoi occhi incontrarono quelli color glaciale.
«Sei il primo disposto a tutto affinché scopra i miei scheletri nell'armadio»
«Ho sempre amato rischiare, a maggior ragione adesso, visto che la mia unica certezza è il dubbio»

In poco tempo crollarono addormentati, ognuno con il proprio demone che lo stava vegliando ma, così uniti da sconfiggerli.

Michael aveva spalancato le porte a qualcuno di insolito,Luke si era guadagnato l'accesso.

Due cuori solitari temono sempre la solitudine perché ci sono abituati, due spiriti soli amano la solitudine perché l'hanno semplicemente accettata.

In quella fredda notte di Luglio, un biondo e un ragazzo dai capelli colorati avevano trovato la chiave per sopravvivere in mezzo alle macerie delle proprie esistenze e lo avevano fatte semplicemente trovandosi.

1•Ruined Souls Where stories live. Discover now