Don't let me go

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SAAALVEE!!

Allora, su grande richiesta ho deciso di postare il secondo capitolo di questa storia random che, a quanto pare, avete molto apprezzato (vedi i mille commenti del tipo 'continuaaaa')
Quindi, spero vi piaccia :)

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-Te ne andrai.- sussurrai stringendo i pugni.

-Cosa intendi?- il suo solito tono strafottente... lo odiavo. Lo odiavo tremendamente tanto.

Odiavo quel demone come mai avevo odiato qualcuno prima di allora.

Odiavo quel suo maledetto sorriso malizioso, decorato da quelle labbra così rosse e perfette, macchiate da bugie, baci rubati, e altro male.

Odiavo quello sguardo penetrante, agghiacciante: una lama che mi perforava il petto ogni volta, liberando solo dolore.

Odiavo quella sua capacità di persuadermi. Sempre. Ovunque.

-Che farai come avevi fatto in passato, con tutte quelle ragazze.- la mia voce era spezzata dal pianto.

Ed eccoli: i suoi occhi corvini si illuminarono, grazie alla luce abbagliante della luna di quella notte.
La luna. Fu grazie a una serata di luna piena se le nostre strade s'erano incrociate. Come dimenticare quella notte...
E pensare che un giorno lui avrebbe fatto come tutte, mi faceva stare male.
Odiavo venirr ferita, insultata, stuzzicata. Soprattutto da lui, lui, quel demone ormai rassegnato, senza più uno scopo. Senza più una ragione per tornare a casa, anzi, era da quella che fuggiva.

-Cosa te lo fa pensare?- chiese col suo classico tono da piccolo demonietto innocente. Fece per avvicinarsi, ma indietreggiai di scatto.

-Dai. Pure lei, pure quella che amavi di più l'hai abbandonata!- esclamai stringendo i pugni. Gli occhi mi bruciavano, come una ferita sanguinosa, precedentemente chiusasi, e in quel momento si riaprí di colpo.

Lo vidi sorridere: quel classico sorriso sghembo e malizioso che sembrava dirmi, ogni volta, "Sto per dire qualcosa che ti ferirà".

-E cosa ti fa pensare che tu sia diversa dalle altre?-

Ghiaccio.
Freddo come una lastra di ghiaccio, appuntita, lí, dritta nel cuore.
E finalmente, forse sfortunatamente, le lacrime: piccole gocce di tristezza che mi rigavano le guance. Bruciavano, solcavano la pelle.
Finiva sempre così: uno dei due, solitamente io, si arrabbiava, e l'altro le regalava il colpo di grazia.
Ma poi ci riappacificavamo sempre, come non lo capivo mai, ma accadeva.

Era una sera come le tante circa un anno prima...
Stavo tornando a casa dopo essere stata dalla mia migliore amica che, in seguito, si rivelò una gran bastarda. Ma tralasciamo.
Erano forse le undici, chissà: il mio telefono mi aveva abbandonato da tempo.
Odiavo quella via, quella via che percorrevo tutte le sere, in quanto era tappezzata di lampioni spenti o malfunzionanti.
Luce.
Buio.
Luce.
Buio.
Un'alternanza spaventosa.
Personalmente, nonistante fossi sempre stata una ragazza aggressiva, avevo le mie fobie. Una di queste, sebbene potesse essere banale e infantile, era il buio.
Ma ero sempre stata dell'idea che la peggiore paura non fosse quella del buio per un bambino, na quella della luce per un uomo.
E quell'uomo, quel ragazzo che avrei incrociato a momenti, aveva una bizzarra paura della luce.
-Che bella-
-Le hai visto le zizze?-
-Idiota, il culo è il meglio-
Sentivo delle voci sporche.
"Non voltarti, non voltarti" pensai proseguendo sotto quegli odiosi lampioni.
Cominciai pure a sentire dei passi, mano a mano sempre più vicini.
E le risate.
Quelle risate così fastidiose, di uomini alcolizzati.
Stavo per svoltare l'angolo, quando vidi la mia vita passarmi davanti: qualcuno mi afferrò per il polso.
Chiusi gli occhi, istintivamente.
, la ragazza/bambina che a scuola picchiava sempre i bulletti o li umiliava, in quel momento, aveva paura. Paura che tutto le si ritorcesse contro.
-Una quarta- disse una voce
-Ti dico che è una quinta, scarsa, ma è una quinta!- ribattè l'altra.
-Finitela deficenti. Tenetela ferma- concluse quella che poteva sembrare la voce del capo.
Cos'avevo fatto di male? Perché ero ?
Okay, forse non ero mai stata miss simpatia, e la mia vita sociale lasciava molto a desiderare, ma perché a me? Perché non alla fighetta della scuola? Lei aveva senz'altro molto di più da dare.
Perché io e non... la mia migliore amica?
"No... non posso averlo pensato davvero..."
Che diavolo di amica.
Facevo schifo sia come persona che come amica.
Desiderare che qualcun altro sia al posto tuo... che cosa assolutamente crudele.
È stupido, malvagio e infantile augurare tutto ciò agli altri, non importa quanto tu possa odiarli. È come dire "Spero tu muoia". Non è bello, no?
Persa nei miei pensieri non mi accorsi che la situazione era cambiata: i due rozzi uomini mi avevano lasciata, e guardavano spaventati un punto alle mie spalle, per poi scappare.
Cosa c'era dietro di me? Cosa c'era di così tremendo da spaventare tre pedofili?
Mi portai le mani sul capo e caddi in ginocchio, istintivamente, richiudendomi a riccio.
Era come vedere il nerd accasciato a terra che aspettava di venire percosso.
-Sei così dannatamente fragile e indifesa...- annunciò la profonda voce alle mie spalle.
Non era un uomo: nonostante la voce profonda, ce l'aveva allo stesso tempo troppo bianca per essere considerato un quarantenne, o giù di .
Mi mossi dalla mia posizione originale, voltandomi e alzando di poco la testa.
Due grandi occhi neri riflettevano la mia immagine, come fossero stati due specchi.
Erano divini, vivi e allo stesso tempo morti. Scrutai ancora per un bel po' il suo sguardo, prima che egli parlasse
-Quanto coraggio a resistere allo sguardo del diavolo-.
Mi allontanai di scatto, imbarazzata. Lo guardai ancora un po': stava , inginocchiato, nel suo smoking nero, con il ciuffo castano che gli ricadeva sulla fronte, lo sguardo penetrante e il sorriso malizioso.
Rilasciava un'aura misteriosa.
-Sei incantevole, forse un po' stupida e infantile, ma sei incantevole- disse alzandosi e avvicinandosi, porgendomi una mano.
La fissai schizzinosa, per poi afferrarla e lasciarmi aiutare.
Non so come ma mi fidavo ciecamente.
Dopotutto mi aveva salvata da quei tre pedofili.
-Chi sei?- gli chiesi come un bimbo porge la stessa domanda a Babbo Natale: incantata.
Egli sorrise.
-Io sono colui he deciderà il tuo destino, mia cara.-

Era già passato un anno, circa.
E forse intendeva proprio questo con 'colui che deciderà il tuo destino': lasciarmi viva col cuore spezzato, o semplicemente uccidermi serena.
Scommettevo il telefono che tutte le altre ragazze le aveva lasciate vive. Era chiaro.
Dopotutto chi ero io rispetto a loro? Non avevo nemmeno la loro eleganza, la loro femminilità, la loro bellezza. Ero diversa da loro, anche peggio.

-Come al solito fraintendi, stupida-
La sua mano si era andata a posare sulla mia testa. Alzai lo sguardo, cercando i suoi occhi: il solito sorriso malizioso, lo vidi addolcirsi.

-Cosa ti fa pensare di essere diversa dalle altre?- ripetè la domanda. Dove voleva arrivare?

-Loro sono meglio.- sussurrai con la voce spezzata.
Passó i pollici sulle mie guance, asciugandomi le lacrime.

-Pensi siano ancora vive vero?- quanto odiavo quando mi leggeva nel pensiero. Potevo pensare a qualsiasi cosa e lui la sapeva. Come quella volta che pensai a un ragazzo carino della mia scuola, e lui l'aveva percepito e aveva usato il suo "tocco demoniaco" per rendere quel povero bel ragazzo in un cesso assurdo.
Alle volte sembrava geloso.
Alle volte sembrava davvero che ci tenesse a me.
Alle volte, invece, faceva lo sbruffone e se ne fregava.

-Sciocca, come se potessi lasciare in vita delle ragazze come loro. Ti ricordo che sono un demone: ho bisogno di anime per vivere. Quelle fanciulle riposano tutte in pace. Anzi, non proprio in pace...- lo vidi spegnersi

-Che intendi?- chiesi curiosa. Aveva bisogno di togliersi un peso, ed io ero lì apposta.

Lui si allontanó da me, guardando la luna.

-Poco fa scoprii che le anime che io rubo, finiscono da mio padre. E, lo conosci, immagina cosa fa a quelle ragazze...-

Spalancai gli occhi, terrorizzata. Pure io ero una di quelle ragazze. "Cosa ti fa pensare di essere diversa dalle altre?" l'aveva detto pure lui.
Mi strinsi nelle spalle, spaventata.
Era iniziato con dei pedofili e doveva finire allo stesso modo?
Iniziai a singhiozzare. Maledetta asma.

-Stupida, non ti lascerò cadere fra le braccia di quel pervertito!- esclamò tirandomi una botta in testa.
Dopo una piccola imprecazione, chiesi -Come?-
Mi tenni la testa, nel punto in cui mi aveva colpita.
-Noi demoni viviamo abbastanza senza anime. Sono cinquecento anni che vago alla ricerca di anime, secondo te mi sono passato cinquecento ragazze in questo tempo?- sentenziò saccente.
-Beh..- mi lasciai sfuggire sbuffando.
Lo sentí, e per questo fece ricorso al suo "tocco demoniaco", come lo definiva lui, e fece aprire una grossa voragine ai miei piedi, nella quale caddi come una pera.
Battei il fondoschiena.
-Fammi uscire, razza di idiota!- urlai alzandomi, fissandolo. Lui rideva.
-Adoro quando vinco io- sentenziò soddisfatto. Mi faceva ribollire di rabbia.
-Mi hai dato del pervertito, cara-
-Perché lo sei!- esclamai tirando un sasso verso la sua direzione, mancandolo.
Lo vidi rabbuirsi.
-Vuoi tornare ad abbracciare mio padre? Mi pare ti fossi divertita l'ultima volta, mentre stava per stuprarti- disse sbuffando, guardandosi le mani, sornione.
Strinsi i pugni.
-Io solo perché mi sono nutrito di sette ragazze in cinquecento anni, vengo dato del pervertito, sei proprio malvagia!-
-E va bene, non lo sei!- gridai a denti stretti. -Ora mi fai uscire?- mugolai, non volevo mostrarmi debole ancora.
Lo sentii sghignazzare per poi scendere e avvicinarsi.
-Mi piaci-
Vuoto.
Cosa?
Come?
Alzai lo sguardo verso di lui. Il suo solito sorriso dolce, i suoi occhi corvini, il suo ciuffetto castano.
Come la prima volta.
-Mi piaci. Sei adorabile. Adoro quando fai la cattiva e non ci riesci, e finisci per cercare un mio abbraccio. Adoro quando ti incazzi se ti stuzzico. Adoro quando fai dei gesti improvvisi che sorprendono pure me. Adoro quando mi insulti per poi chiedermi scusa subito dopo.-
Ero semplicemente incantata dalle sue parole.
-E adoro pure quando speri che ti dia un bacio-.
Arrossii. Diamine, lo sapeva.
In quel momento era come se quella buca, la luna, il cielo, nulla esistesse. Eravamo solo io e lui.
Un'umana e un demone.
-Non innamorarti mai di nessuno, soprattutto di un angelo. Non potrei sopportarlo- sussurrò stringendomi.
Sorrisi appena: dopotutto adoravo quando si ingelosiva.
Un demone innamorato? Era questo? O era solo un piccolo sentimento destinato a infrangersi?
-Voglio aspettare la fine-
Sciolse l'abbraccio per poi guardarmi. Lo fissai dubbiosa.
-Voglio aspettare la tua fine. I tuoi, non so, novant'anni. Voglio vederti invecchiare con il tuo solito carattere da bimba. Voglio vedere una vecchietta che mi rincorre e mi lancia dietro una ciabatta- disse ridacchiandolo.
Gli mollai un pugno sul braccio, per poi esclamare un -Idiota!-
-Voglio arrivare alla fine con te.- tornò serio. -Lo so che mi mancano ancora tipo cento e passa anni, ma se voglio vivere con te, morirò con te.-
-C-cosa intendi?- chiesi confusa.
Lui sorrise.
Non disse nulla.
Semplicemente appoggiò le sue labbra sulle mie.

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