↣My Demons↢

I'm Only Human

Il sole si levò dall'orizzonte, iniziando ad illuminare i profili di case e montagne. Tutto molto poetico, peccato che il mio risveglio non fosse stato così dolce: la luce del mattino andò a posarsi dritta sul mio viso, costringendomi ad aprire gli occhi, interrompendo il mio sonno ristoratore. Da quando Raph viveva in quella casa, nella mia casa, Lucifer aveva cominciato a staccarsi, a fare meno i lavori di casa, ad esempio chiudere le tende quando andavo a dormire. Non stavo dicendo che lui fosse costretto a farlo, solo ormai ci ero abituata, e vederlo così distaccato mi sembrava davvero strano.

Eppure era così che doveva essere un demone, o sbaglio?

Lucifer era diverso, l'ho sempre pensato e sempre lo penserò. E avevo la strana sensazione che anche Raph fosse diverso: mi illudevo davvero che egli potesse convincere Lucifer che non mi avrebbe mai fatto del male o cose simili. Okay, forse il contratto non era un buon passo verso la vita rose e fiori, però...

-Raph?- notai l'angelo seduto sul prato, in giardino. Quel pomeriggio il demone era uscito per commissioni, sebbene un po' contrario: aveva paura che l'angelo potesse fare qualche mossa falsa. Ma riuscii a convincerlo del contrario, e lo lasciai andare. Lucifer a volte era davvero troppo apprensivo. "O troppo innamorato", mi aveva corretto la mia mente. Ancora non capivo che rapporto ci fosse tra noi, al di là dell'anima e del demone. Cos'eravamo? C'è stato un bacio. Ci sono stati dei momenti. C'è stata la gelosia. C'è stata la morte. Tra noi ci sono state un sacco di cose, ma il castello di carte, alla fine, cadrà?

L'angelo alzò lo sguardo, sollevando la testa. Mi erano sempre piaciuti gli occhi azzurri, su qualsiasi ragazzo. Eppure quelli di Raph erano diversi: spenti, quasi inguardabili. Aveva gli stessi occhi della mia insegnante di lettere: color ghiaccio, freddi, dallo sguardo tagliente come due lame. Eppure nessuno dei due lo faceva apposta: erano i loro occhi, tutto qua.

-Ti senti sola, senza quello in casa?- mi chiese ironico, mentre un grande sorriso beffardo si creò sul suo viso. Fossette. Sbuffai, scuotendo leggermente la testa.

-Che ci fai qua fuori? Non c'è molto caldo...- asserii piuttosto vaga, guardandomi attorno: gli alberi avevano già perso le loro foglie, e il vento iniziava a viaggiare allegro, senza curarsi del freddo che portava sulla Terra. Le nuvole avevano nascosto il sole, che cercava in tutti i modi di farsi notare. "Sono qui, guardatemi!" sembrava che gridasse. Ma le nuvole si facevano sempre più scure: le nuvole odiavano il sole. Forse stava per arrivare un brutto temporale...

Raph scosse la testa, tornando a fissare il terreno sotto i suoi piedi; stava armeggiando con un bastoncino. Disegnava qualcosa sul fango, in un tratto di prato privo d'erba, per chissà quale motivo. Mi accovacciai per poter osservare meglio, e notai che stava semplicemente scarabocchiando. Linee di tutti i tipi, sovrapposte l'una sull'altra, tutte che puntavano in direzioni diverse. Un enorme scarabocchio.

Fece spallucce -Noi angeli abbiamo una temperatura corporea variabile: ci adattiamo alla temperatura esterna.- rispose soltanto, posando il bastoncino e stiracchiandosi. Lo guardai confusa, mentre tornava nella posizione originale.

-Cioè?- chiesi confusa, inclinando leggermente la testa di lato. Raph si voltò a guardarmi. Sembrò quasi fulminarmi, ma dovetti ripensare che quelli erano semplicemente i suoi occhi. Che il drago era semplicemente stato ideato come una creatura malvagia. Che Jessica Rabbit non era cattiva, la disegnavano così. All'angelo scappò una lieve risata, che trattenne subito dopo.

-Significa che se provi a infilare una mano nella mia maglia, sentiresti il calore di mille vulcani- asserii malizioso, facendo un gesto vago con la mano. Io raggrinzii lo sguardo, arrossendo appena, e lo fulminai, per poi dargli un lieve colpo sulla spalla. Ridemmo entrambi.