Lost Angel

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Come la chiami
quella sensazione che
ti fa ballare lo stomaco
e ti fa battere il cuore,
che ti rende felice e triste
allo stesso momento?
Come la chiami
quella sensazione?

Io la chiamo amore.

La luce della Luna. Quanto l'amavo! Emanava un bagliore più fragile del Sole, anche perché quella luce del piccolo satellite era il riflesso di quella della grande stella. La Luna era un po' come uno specchio: rifletteva ciò che il Sole dava all'universo, o meglio, al sistema a esso dedicato.

L

a luna era davvero qualcosa di incantevole, una perla bianca che illuminava l'oscurità della notte, un contrasto di bianco e nero asdolutamente divino.

Un momento.

Fissai le mie mani. Riuscivo a vederle. Io riuscivo a vedermi le mani! E i capelli, li sentivo! Il mio viso, il mio corpo, era tutto lí!

Ero viva.

Mi affacciai alla finestra per poter catturare meglio l'immagine di quel satellite, di quella meraviglia che potei vedere nonappena rinata.

Quel bianco era l'unico che potessi mai amare: quel bianco era salvezza, come quando vidi Lucifer per la prima volta; quel bianco era rinascita, come in quel momento: ero rinata. Quel bianco era...

Ali?

Una figura alata apparve al centro di quella perla che fluttuava nel cielo scuro. Chi era? O meglio, cos'era?

La figura spiccò il volo dirigendosi verso di me. Mi stava cercando? Era troppo veloce, così mi sarebbe finito addosso! Mi accovacciai tenendomi la testa fra le mani, mentre quella cosa fece irruzione nella mia camera, andando a schiantarsi contro la libreria in fondo alla stanza.

Afferrai l'asticella per prendere i vestiti, pronta a colpire chiunque si fosse rivelato dinanzi a me.

Ma poi le vidi: un paio di ali candide un po' sporche e rovinate erano adagiate sulla moquette, nascondendo appena il corpo esile di quel ragazzo.

-Un angelo...- sussurrai meravigliata. Non era la prima volta che mi imbattevo in un angelo, ma di sicuro quelle erano le prime ali angeliche che vedevo. Ed erano incantevoli.

Posai l'asticella per poi avvicinarmi alla creatura, con cautela.

-Non toccarle.- parlò questi. Mi spaventai appena, sorpresa dal fatto che avesse tirato fuori la voce così di punto in bianco.

-Sono rovinate, che hai fatto? AH, ma sei venuto a sbattermi contro la libreria, non mi meraviglio!- sbuffai incrociando le braccia sotto al seno. Il ragazzo fece per alzarsi, faticosamente: doveva essere ferito.

Finalmente mostrò il suo volto: i capelli castani gli cadevano sulla fronte, lasciando trasparire appena i suoi occhi azzurri, celesti, quasi di ghiaccio, come il suo sguardo che mi stava perforando.

Sentivo uno strano disagio, un tremore: possibile che avessi paura di quell'angelo?

-Proprio perché sono rovinate, mi sono schiantato contro la tua libreria. Ora dammi una mano, il tuo dizionario non è in una buona posizione- ironizzò con una smorfia, tentando di scrollarsi i libri di dosso. Notai che riportava varie ferite su tutto il corpo: le vesti bianche erano macchiate di rosso, probabilmente sangue.

↣My Demons↢Where stories live. Discover now