White Lost

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Se la vita non fa altro che procurarti dei lividi, allora devi prenderla per il colletto e sbatterla contro al muro, urlandoglielo.

"Lasciami stare" urlai "Vattene!"

Ma non voleva lasciarmi stare, oh no. Quella vita non voleva lasciarmi andare. Da quella maledettissima sera, la mia vita era palesemente cambiata. Ma in che modo?
"Sei cambiata" mi disse la mia migliore amica, un giorno, così, di punto in bianco. Ed era vero, ero cambiata: avevo vissuto in un anno intero, diciassette anni di apatica monotonia, per poi salire su delle tremende montagne russe per solo un anno.

Avevo conosciuto l'amore che, sì, per quanto irritante e doloroso potesse essere, aveva gli occhi più belli: corvini, due buchi oscuri, due vortici di tristezza e odio che risucchiavano ogni cosa, ogni sentimento, lasciando solo dei corpi vuoti, più leggeri di qualche grammo: l'anima.

Avevo incontrato il mio nemico, che a dir la verità era il nemico mortale dell'uomo: Satana.

Avevo conosciuto la paura: la morte.

Quasi mi mancava quella monotonia degli scorsi diciassette anni: più il tempo passava, più il muro attorno a me cresceva e si rafforzava, diventando, pian piano, puro cemento armato, infrangibile.

"Babbo, tutti a scuola parlano della mamma, ma cos'è la mamma?"

Immaginate una piccola bimba, di soli sei anni, correre dal papà e porgergli questa domanda. Provate solo a immaginare il viso dell'uomo sentite quelle parole. Ed ora provate a immaginare il volto della bambina, confusa, dopo aver udito: "La mamma è la persona che ti ama di più al mondo, piccola."

Io non lo sapevo, perchè non avevo mai avuto una madre. Potei toccarla, potevo sentire il suo calore, le sue lacrime, la sua gioia, e il tutto senza nemmeno saperlo: dentro la sua pancia. Il ventre della madre è il luogo più sicuro per qualsiasi creatura, animale o uomo che sia. Forse anche per i demoni -e gli angeli-. Chissà se anche Lui aveva una madre.

"Babbo, dov'è il fratellone?"

Fu in quell'istante che odiai Dio con tutto il cuore: ti dicono "In un prato in fiore, quale scegli? La rosa appassita, o il bellissimo girasole?" E fanculo, io volevo la rosa appassita. E proprio per questo Dio decise di prendersi l'allegro girasole.

"Mi dispiace per tuo fratello". Mi sentii solo quella frase per una settimana. Avevo dodici anni quando accadde, e sì, le medie le passai così: aggressiva, arrogante, la perfetta stronza che non si lasciava piegare da nessuno, nemmeno dai ragazzi delle superiori. Ero tremendamente sola, o meglio, lo sarei stata senza la mia migliore amica. Quella che credevo di conoscere.

"Ti piace quello di terza, esatto?"

Biondo, occhi azzurri, il principe azzurro delle favole. Io non credevo alle favole ma, per Dio, lui era assolutamente bello. Non ricordavo nemmeno più il suo nome. Lui era perfetto, e lo volevo assolutamente per me. Ma in poco tempo mi accorsi che la vita giocava ancora sporco con me.

"Ieri mi ha baciata"

Come se lui l'avesse fatto. Come se lei non si fosse messa il suo top rape-boys, come lo definiva lei. Come se alla festa ci fosse davvero andata, senza raggiungere un altro locale dove poterselo fare tutta tranquilla.

Glielo perdonai, in fondo era solo un ragazzo, ed avevamo quindici anni. Chi pensa all'amore a quindici anni?

Ma il "Sei cambiata" non glielo perdonai.
"Da quando c'è quel tuo cugino in casa tua, mi calcoli di meno, non sei più aggressiva, anzi sembri quasi una bimba viziata!". Questo non glielo perdonai.
"Devo provvedere col bruciarle i capelli?" mi chiese il ragazzo, quando lo incontrai fuori dalla casa della stronza, mentre piangevo. Adoravo quando tentava di proteggermi, sfoderando il suo lato malvagio. Il suo tocco demoniaco, come diceva lui. Era quasi divertente, quanto irritante: spesso lo usava per agevolare i suoi lavori di casa, tipo lavare i piatti e fare il bucato. Io lo rimproveravo sempre, perché doveva almeno tentare di adeguarsi alla vita umana. E dio, quanto mi sentivo stupida quando mi fulminava con il suo sguardo indemoniato, asserendo irritato "Non farò mai l'umano.".
Altre volte lo utilizzava per farmi dei dispetti, quali rimpicciolirmi fino alle dimensioni di una bambolina. Lo detestavo quando faceva così. E tutto per suo puro sfogo personale. Non ero un giocattolo, diamine!

↣My Demons↢Where stories live. Discover now