Little Red Rose

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Dedicato a GIULIAMOLINAROLO

-Buongiorno, signorina.-
La luce del sole filtrò dalle finestre, interrompendo il mio sonno ristoratore. Il ragazzo aveva scostato le tende, cosicché il bagliore potesse svegliarmi.
Mi alzai a sedere, stropicciandomi gli occhi, per poi stiracchiarmi e sbadigliare, nel mio comodo pigiama lilla.
Il moro sorrise, incrociando le braccia al petto.
-Adorabile.- asserí tutto tranquillo. Lo fissai dubbiosa, inarcando un sopracciglio.
-Hai da commentare il mio aspetto tutte le sante mattine?- sbofonchiai roteando gli occhi.
Mi si avvicinó, afferrandomi il mento con l'indice e il pollice, costringendomi a fissarlo.
-Certamente.- rispose malizioso, col suo solito sorrisetto beffardo che tanto odiavo. Tra tutte le persone, tra tutti i demoni, ero dovuta capitare proprio con lui. Okay, ripensandoci, forse fu anche una fortuna avere proprio lui accanto: una qualsiasi altra creatura dell'Oltretomba avrebbe di sicuro catturato la mia anima, senza indugio.
Quindi sì, nonostante mi irritasse da morire, era una fortuna avere accanto proprio lui.
Sbuffai, allontanandolo, per poi scendere dal letto e recarmi verso il bagno. Lo sentii ridacchiare. Quanto lo odiavo.
Mi chiusi la porta alle spalle, appoggiandomici contro. Posai una mano sul petto: sentivo qualcosa, qualcosa di fastidioso, qualcosa che sembrava volesse uscire da un momento all'altro.
Sulla pelle avevo ancora la sensazione delle sue dita, proprio lì sotto al mento.
Strinsi i pugni: quando avrebbe smesso di giocare?
-Dannazione, perché deve fare così?!- sbottai sbattendo il pugno sul lavello. Alzai lo sguardo, fissando lo specchio: rosso. Rosso in viso, rosso sulle labbra. Rosso. Il rosso era il mio colore preferito: il rosso è il colore della passione, della lussuria, dell'amore. Il rosso era il colore del nostro sangue. Il rosso era il colore delle fragole, e dio quanto amavo le fragole. Il rosso era il colore delle labbra; ricordai della sera precedente: il ragazzo catturato quelle piccole creaturine cremisi. Posai due dita su di esse, accarezzandole appena: mi facevo quasi pena, piccola e imbarazzata, come una giovane scolaretta giapponese con un debole per il Senpai.
Scesi a fare colazione, ma non trovai nulla sul bancone, come, invece, era solito essere ogni mattina.
Sbuffai, cercando qualcosa negli scaffali. Ma che succedeva quella mattina? E dov'era Lui?
Versai un po' di cereali nella tazza, accomoagnandoci del latte. Ad un tratto sentii un rumore.
-Dove stai andando?- chiesi incrociando le braccia sotto al seno, appoggiandomi allo stipite della porta; il ragazzo indossava il suo elegantissimo cappotto nero, intento ad uscire dall'abitazione.
-Ho ricevuto una richiesta da un vecchio compagno di scuola- rispose lui tutto tranquillo.
-La scuola per demoni?- ironizzai. Lui mi diede un colpetto sulla testa.
-Simpatica, hai già visto l'Oltretomba, lo sai che è la brutta copia di questo... mondo colmo di umani.- pronunciò le ultime parole con disgusto, e mi irritai.
-Dai vai, il tuo amico ti aspetta. Non preoccuparti se arriveranno i ladri in casa, vai da lui.- dissi sventolando una mano, con fare menefreghista. Lui sorrise, mi scompigliò i capelli per poi uscire, salutandomi.
Calò il silenzio.
Mi sentii tremendamente sola; dal suo arrivo, quella casa non era mai stata vuota: lui c'era sempre, dalla mattina alla sera, salvo quando mi cacciavo nei guai, ma in quei casi la casa rimaneva spoglia perfino di noi due.
Prima del suo arrivo, comunque, le cose non erano diverse: gironzolavo per quell'edificio vuoto, fastidiosamente bianco, tutta da sola.
La mia famiglia non esisteva più da tanto tempo: mia madre morì dopo il parto, mio fratello venne coinvolto in un brutto incidente, e infine, mio padre si ammalò di un tremendo tumore, portandolo a, speravo, miglior vita.
Ricordavo ciò che il demone mi disse qualche giorno dopo il suo arrivo:

"Sei capitata in una brutta situazione, caduta in un buco nero di tristezza infinita, e ancora devi toccare il fondo. La tua famiglia, sfortunatamente per te, ha già raggiunto la fine. Sfortuna? No, semplicemente al tizio dei piani alti piace giocare. Nessuno mi ha mandato, nessuno mi ha assegnato il compito di rubare la tua anima. L'ho deciso di mia spontanea volontà; hai l'anima più sporca che abbia mai visto, macchiata dal dolore e dalla solitudine. E sei solamente un piccolo fiore. Le rose dovrebbero essere bianche, non cosparse di sangue."

↣My Demons↢Where stories live. Discover now