Cinquantanove.

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Aprile.

L'aria era leggera, del temporale era rimasto solo il fresco della pioggia.
Il sole stava spuntando da dietro il grande vulcano, che dominava silenzioso su tutta Tokyo. Il cielo era pulito e nemmeno una scia d'aereo rovinava quello spettacolo di colori che viravano dal viola al rosso del sole.
Un rosso molto simile al colore dei suoi occhi, quelli che si erano spalancati all'improvviso e avevano il bisogno di trovare il verde scuro.

Il suo cuore batteva, i suoi polmoni si gonfiavano e sgonfiavano per farlo respirare, l'odore dolciastro del caramello si diffondeva per la stanza andando a sovrastare quello del sangue, sovrastava anche quello della mela alle medicine e richiamava a sé il gelsomino.
Katsuki si sentì le braccia cedere sotto il suo stesso peso, la testa vorticava a causa dello strano, e quasi impossibile, risveglio e la perdita massiccia di sangue; ma i suoi occhi, dilatati per l'ansia, cercavano quelli di lui.

> -zuku? IZUKU?!
> Ka-Kacchan, s-sono qui! S-Sono qui!

Due braccia toniche, muscolose e tremanti lo abbracciarono, stendendolo sul letto freddo su cui era semi-sdraiato. Il verde aveva riempito la visuale: il verde scuro dei suoi capelli morbidi e indomabili; il verde bottiglia dei suoi occhi lucidi; il verde delle foglie di gelsomino.
Il profumo pulito e ipnotico del rampicante si disperse, unendosi e mischiandosi con quello del caramello, in un modo così naturale che sembrava come se il loro legame non fosse mai stato spezzato.
Le braccia del biondo cinsero Midoriya, le dita si aggrapparono alla stoffa dei suoi vestiti e un respiro strozzato lasciò la sua gola bruciante.

Ad assistere alla scena c'erano i medici e la giovane alpha che aveva reso tutto quello possibile; i primi avevano le bocche spalancate dall'incredulità, facendo alzare mormorii di complimenti e domande per la giovane dal quirk straordinario. Eri guardava i due ragazzi abbracciati: di Izuku vedeva solo un'occhio, completamente lucido per le lacrime; di Katsuki vedeva solo i capelli perché il suo viso era incastrato sull'incavo del collo dell'altro, le sue spalle di scuotevano appena al ritmo di un respiro irregolare.

> Ragazzina, sei straordinaria! Come ti chiami? Hai mai pensato di diventare un medico? Come si chiama il tuo quirk? Dove sono i tuoi genitori? Possiamo parlare in privato? Il tuo potere può aiutare così tante vite!!

Eri arrossì, abbassò lo sguardo e uscì dalla sala per dirigersi all'esterno, fuori da quel posto e prendere aria; perché lei non poteva rispondere a nessuna di quelle domande. Era il primo giorno della sua nuova vita, il primo giorno della sua libertà e lei non aveva idea di cosa fare o cosa dire; così si limitò a nascondersi e attendere che Midoriya potesse aiutarla a prendere quelle decisioni.
Mentre fuggiva verso l'uscita, si scontrò con il giovane poliziotto dalle profonde occhiaie. Si scambiarono solo uno sguardo, ma Shinso le sorrise e la aiutò a nascondersi, solo per un poco, da tutte quelle attenzioni e nuove emozioni.

Nella stanzetta non rimase che un'infermiera; avrebbe dovuto prendere i parametri del paziente e assicurarsi che fosse conscio di sé e di ciò che era successo.
Midoriya era stato accompagnato fuori, lo avevano portato a stendersi una volta che i suoi sensi erano venuti meno; una volta che aveva constato che Katsuki fosse vivo e stabile, tutta la stanchezza lo aveva colpito lasciandolo stremato.
Il biondo aveva gridato, chiamandolo più volte, supplicandolo di svegliarsi, ma il verde era caduto in un sonno profondo dovuto allo shock dello scontro e di tutto ciò che ne era conseguito.

L'infermiera si prese il suo tempo, controllò ogni zona riparata dal quirk della giovane, constatando che delle ferite non era rimasto nulla, solo delle leggere cicatrici.
Il medico che entrò poco dopo chiese a Bakugō delle domande semplici: chi fosse, dove si trovasse, che giorno era. Poi passò a domande più difficili, alle quali il biondo faticava a rispondere ma non perché non sapesse le risposte.

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