𝑷𝒓𝒐𝒍𝒐𝒈𝒐

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La pioggia batteva forte sulla strada, e dal mio finestrino facevo finta che le goccioline di pioggia facessero a gara a chi arrivava per primo.

Quel giorno non andai a scuola, volevo dare l'ultimo saluto alla mia mamma.
Era una donna semplice amava le piccole cose: come i fiori che il papà le faceva trovare ogni mattina sul ripiano della cucina.

«Blake» mio padre mi risvegliò dai miei pensieri.
«Siamo arrivati» parcheggiò la macchina e scesi.

In quei primi giorni che mia madre non c'era più, mio papà si ritrovò solo.
Non era semplice crescere da solo un bambino di dieci anni.
Era diventato più autorevole. Associai quel suo cambiamento al fatto che doveva ricoprire due ruoli: quello del padre e anche della madre, da un giorno all'altro.

Mi voltai verso la chiesa e una folla di persone, vestite di nero, era ammassata proprio lì; davanti alla grande porta di legno.
C'era gente che conoscevo da quando ero nato, altre che ho visto solo una volta -forse due-, e infine c'era gente che non conoscevo affatto.

Come i miei nonni materni, vivevano in Spagna, li ho visti solo una volta, ma non li conoscevo veramente.
E poi era passato tanto tempo dall'ultima volta che li avevo visti.

Mio padre mi prese per mano e ci avvicinammo.
«Blake, saluta i tuoi nonni.» alzai la testa verso loro.
Un brivido mi percorse la schiena: mia nonna era uguale alla mia mamma, con gli stessi occhi verdi e gli stessi capelli biondi.
Mio nonno invece era alto, ed i suoi occhi color nocciola a primo impatto mi incussero soggezione.

Ma quella sensazione sparì non appena entrambi mi accerchiarono il mio corpo con le loro braccia calde.
Anche se era pieno inverno, il freddo quasi non lo sentì.
Mia nonna si staccò per prima, mi sorrise.
«Blake, piccolo niño! La tua mamma sarà sempre qui.» il suo indice tocco il mio petto nel lato sinistro, proprio all'altezza del cuore.
A quella affermazione rabbrividì.

La mia mamma sarà sempre con me.

Fin quando il suo ricordo sarà vivido dentro di me, la mia mamma sarà sempre con me.

«Blake, va a salutare i tuoi zii. Io e i tuoi nonni dobbiamo parlare di alcune cose.» il tono un po' più cupo.
Feci come mi disse.
Mi allontanai, girandomi di tanto in tanto, e li vidi parlare con le sopracciglia aggrottate.

Finita la messa ci dirigemmo, ognuno nelle proprie auto, diretti verso il cimitero.
Ci vollero circa quindici minuti, e in quell'arco di tempo pensai.

Pensai ancora

Pensai che ero solo un bambino di dieci anni.
E già ero senza la mia mamma.
Come avrei potuto affrontare il domani senza la sua presenza, senza le sue carezze, senza i suoi baci della buonanotte.

Entrammo nel grande cancello e camminammo nel posto in cui il corpo di mia madre sarebbe rimasto per sempre.

Mio padre accese una lanterna, una di quelle che piacevano tanto alla mamma, con dei fiori disegnati sopra, e con un accendino accese la fiamma.
Io la tenevo da un lato, e lui dall'altro ed insieme la facemmo volare in cielo.

Ero sicuro che in qualche modo quella lanterna le arrivasse, e se fosse stato così, allora le sarebbe piaciuta.

*

Il viaggio per ritornare a casa fu silenzioso, mio padre era concentrato a guidare, ed io guardavo tutti quei bambini che stavano uscendo da scuola abbracciati alle loro mamme.

Mi voltai verso mio padre, e lo osservai.
Aveva l'aria stanca, dalla morte della mamma, il papà si chiudeva sempre nello studio di casa e non vi usciva fino all'ora di cena.

«Papà, cosa è successo alla mamma?» gli chiesi, curioso di sapere la verità.

«Non lo so.» quelle parole gli rotolarono fuori dalla bocca insieme ad uno sbuffo.

Nei suoi occhi lessi: insicurezza, paura.

Mio padre non lo sapeva.

«Ma papà-» non mi fece finire la frase, la sua voce sovrastò la mia, debole e sottile.
«Blake» mi ammonì severamente «non fare domande, non ci sono risposte, o per lo meno adesso non ci sono.» concluse in modo autorevole.

Spazio autrice
Ciao spero che la storia vi possa piacere.
Spero di poter aggiornare il più presto possibile
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-Ale

𝑫𝒊𝒓𝒕𝒚 𝑯𝒆𝒂𝒓𝒕𝒔Where stories live. Discover now