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Blake

«Blake!» mi chiamò Logan.
Mi girai verso la sua figura e lo trovai a sorseggiare un bicchiere di acqua.
«Che c'è» risposi nervoso.
«Non abbiamo mai parlato del perché tu voglia fare affari con quello» fece una pausa «di sicuro non è per i soldi.» aggiunse in fine.

Capii subito a chi si riferiva.

Era vero, non era per i soldi.

«No, infatti» confermai.
Si avvicinò a me squadrando le mie pupille, nella speranza che possa trovare la risposta che voleva lui.
«E allora qual è il cazzo di motivo, Blake?» sbottò nervoso.

Logan, tra noi, era quello che perdeva la pazienza più facilmente.
Non che io non la perdessi, ma sapevo quando farlo.
Ma Logan non era nato con quella capacità.

Comunque erano affari miei, e preferivo tenerli solo per me.

«Calmati, Log.» gli misi le mani sulle spalle «e poi sono affari miei.» proseguì distogliendo lo sguardo dal suo.
«Blake, ma ti senti? Ci siamo dentro pure io, Kaden e anche Jess, cazzo.» aggrottò la fronte.

Aveva ragione, mi ero spinto troppo, sapendo che anche i miei migliori amici potessero rischiare la vita.

«Ne riparliamo in un altro momento, adesso vado a bere qualcosa.» lo liquidai ed uscii di casa.
Sentii un rumore non appena chiusi la porta, segno che Logan avesse fatto cadere qualcosa.

Mandai un messaggio a Jade chiedendole dove si trovasse, avevo bisogno di scopare, e lei era perfetta per questo genere di cose.
Dopo neanche cinque secondi mi rispose:

Jade:
Sono all'Aphrodite, vieni?

Quel locale era il meno adatto per passare una serata tranquilla, era il più sporco di tutti gli altri locali presenti qui al Bronx.

La gente che lo frequentava faceva schifo.
Ma vivevo al Bronx ormai da molti anni e per me le cose che accadevamo lì dentro erano di routine.

Entrai nel locale, e subito un'ondata di fumo mi attraversò le narici.
Erano solo le 22:37 ma lì dentro sembrava mezzanotte inoltrata.
I led rendevano l'atmosfera più cupa.
Le ragazze ballavano e si strusciavano ad un palo di ferro, erano vestite solo con delle mutandine sottili e con un reggiseno di qualche taglia più piccola della loro reale taglia, così da risaltare, ai clienti, il loro seno.

Ci passavo molto tempo in questo locale, tanto che sapevo a memoria i nomi delle persone che ci lavoravano

Due mani mi accerchiarono il braccio, ed io mi voltai per vedere chi si fosse azzardato a toccarmi.

Jade.

Era jade.

«Finalmente sei qui.» si alzò in punta di piedi per baciarmi.
«È successo qualcosa?» la guardai, pensando che qualcuno si fosse permesso di toccarla senza il suo consenso.
«No, non in quel senso. Mi mancavi» confessò.
Buttai fuori l'aria che avevo trattenuto nei polmoni.

Mi buttò le braccia al collo facendo combaciare le sue labbra con le mie.
Non avevo voglia di approfondire il bacio, così mi staccai.
Guardai i suoi occhi e potetti notare quanto erano rossi, e la mia voglia di scopare svanì.
«Vuoi andare a casa?» mi propose maliziosa, accarezzandomi il bicipite.

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⏰ Last updated: May 23 ⏰

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