𝟏

54 3 1
                                    

La luce, che arrivava attraverso le finestre poste davanti al mio letto, illuminava la mia stanza, ed in particolare un fascio di luce mi puntava proprio in faccia facendomi girare nel mio fianco destro.

Il mio telefono prese a squillare.
Un infinità di notifiche arrivarono.
Non sapevo di preciso se a svegliarmi era stata la luce del sole puntata sulla mia faccia oppure le notifiche del mio cellulare.
Mi sporsi verso il comodino per vedere l'orario.
Cazzo erano le 8:41ed ero abbastanza in ritardo, l'appuntamento con Alyssa era alle 9:00 ed avevo solo più di un quarto d'ora per prepararmi.

Mi sedetti sul letto stropicciandomi gli occhi in attesa che le mie gambe ed il mio cervello si collegassero.

Mi diressi, subito dopo, in bagno lavandomi e vestendomi ad una velocità che non credevo umana.

Scesi le scale dirigendomi in cucina dove trovai Rose, la governante della casa, che sistemava le varie cianfrusaglie.
Io e Rose avevamo un rapporto speciale.
Era lei che quando mi facevo male mi medicava.
Era lei che si è sempre preoccupata per me.
Era lei che si occupava di me quando i miei genitori partivano per lavoro.
Era lei ad essere sempre presente nella mia vita.

«Buongiorno tesoro, buon compleanno!» mi diede un bacio sulla guancia.
La ringrazia, e mi sedetti sulla sedia chiacchierando con Rose.
«Cosa farai oggi?» mi domandò, asciugandosi le mani con uno strofinaccio.
«Tra poco esco con Lyssa e, andremo in un bar qui vicino a prendere un caffè. Sarò di ritorno per pranzo» risposi.
Mi portai in bocca un pezzo di ciambella al cioccolato che aveva appena sfornato.

«I tuoi genitori arriveranno di pomeriggio, e tua madre ha invitato qualche amico di famiglia.» mi informò.
Alzai gli occhi al cielo.
Avevo già detto a mia madre che non volevo che invitasse gente che neanche conoscevo, ma lei mi rispose "Prima o poi li dovrai conoscere e, un giorno, con loro ci dovrai pure lavorare."

Odiavo il lavoro di mio padre.
Lavorava presso la società di famiglia, la Johnson society.

Mio nonno era un avvocato conosciuto in tutto lo stato, e mio padre ha ispirato a diventare come lui una volta diventato grande.
Per motivi di lavoro mio padre non c'era quasi mai a casa, e con gli anni lo vedevo sempre di meno.

Mia madre, d'altro canto, partiva insieme a lui.
A volte, nessuno dei due, era presente al mio compleanno.
Sono cresciuta senza una figura paterna, o meglio una figura paterna poco presente.
Mia madre ci ha provato ad essere presente, a volte giustificando l'assenza di mio padre.

«Grace, dico a Benjamin di accompagnarti?» mise nel lavabo il mio piatto pieno di briciole.
«No, mi farò una passeggiata.» mi alzai e le diedi un bacio sulla guancia.
«Aspetta Grace, questo è per te.» mi consegnò un pacchetto avvolto con della carta lilla.

Lo guardai, e poi guardai lei.
Nella mia faccia si dipinse un sorriso spontaneo.
I suoi regali erano sempre i migliori perché non erano profumi di marca o borse firmate.
Erano regali che venivano dal cuore.

«Non lo apri?» mi incoraggiò, ed io non me lo feci ripetere due volte.
Scartai la carta e il regalo si rivelò essere un diario, con la copertina rigida.
Su essa c'era disegnato un prato pieno di tulipani.
«È stupendo!» la ringraziai.

«So che sei grande per i diari segreti» nell'ultima parola rise un po' «ma quando l'ho visto ho pensato subito a te. Usalo come meglio credi!» l'abbracciai.

*

Arrivai al posto prefissato con qualche minuto di ritardo.
Entrai dentro e un odore di muffin alla frutta mi invase le mie narici.

𝑫𝒊𝒓𝒕𝒚 𝑯𝒆𝒂𝒓𝒕𝒔Unde poveștirile trăiesc. Descoperă acum