32. Aaron Navarro

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Nico osservò il giardino di casa, pensieroso. C'era qualcosa che gli sfuggiva, ma non riusciva a capire cosa fosse. Aveva forse dimenticato di dare da mangiare al gatto?

Batté le palpebre e studiò il giardino. C'erano giochi sparsi ovunque, per non parlare dell'altalena con la catena spezzata a metà. I figli di Gideon, tutti tranne il più piccolo, si erano divertiti a saltare sul sedile fino a quando la catena non si era spezzata. Gideon aveva sgridato i figli uno dopo l'altro, scusandosi per loro. A Nico non era importato molto di scoprire l'altalena rotta. Si considerava fortunato che nessuno si fosse fatto male, sebbene Will il dottore sarebbe stato in grado di curarli tutti.

Nico tirò un calcio ad una palla, e la osservò rotolare per qualche metro prima di fermarsi.

«Papà Nico!» lo chiamò Christal, uscendo fuori nel giardino. Era a piedi nudi, e indossava il vestito nero che Nico le aveva regalato due mesi prima. «Aaron ha bisogno di essere cambiato.»

Nico si trattenne dal sospirare, e seguì la figlia in casa. L'odore che proveniva da Aaron gli strinse lo stomaco, ma nelle ultime settimane si era abituato.

Dopo cinque minuti, Nico lasciò di nuovo il piccolo Aaron a gattonare liberamente per la casa. Sapeva già camminare, ma il bambino aveva scoperto che, quando camminava a due gambe, si faceva molto più male dopo una caduta.

«Christal.» chiamò Nico, guardando la figlia seduta sul divano intenta a leggere un libro. «Credo di essermi dimenticato qualcosa.»

Christal sospirò, lanciando un'occhiata all'orologio appeso al muro. «Zio Alec arriva tra un'ora in aeroporto.»

Nico sussultò. Ecco cosa si era dimenticato. Corse in camera a vestirsi, e spedì un messaggio a Will, chiedendogli quando sarebbe tornato a casa.

«Ehm, Nico?»

Il figlio di Ade si voltò di scatto verso la porta del bagno aperta. Will lo stava osservando, fradicio per la doccia, più o meno vestito.

«Cosa fai tu a casa?» domandò Nico, perplesso.

«Ti ho detto che sarei arrivato alle tre.» disse Will, reprimendo una smorfia. «Perché non ti ricordi mai niente di quello che ti dico?»

«Alcune cose me le ricordo.»

«Fammi un esempio.»

Nico si massaggiò le tempie cercando di ricordare qualcosa di utile, mentre il marito si vestiva senza fretta. Con una rapida occhiata al salone, dove Aaron giocava con le costruzioni - regalo di Annabeth - e Christal continuava a leggere il suo libro, Nico inspirò profondamente.

«Be', mi ricordo una conversazione avvenuta circa sei mesi fa.» disse Nico, incrociando le braccia al petto, gli occhi puntati su Will.

«Di che genere?» domandò il dottore, osservando due magliette, una azzurra e l'altra giallo sole.

«Del genere: non voglio avere altri figli all'infuori di Christal. E non voglio cambiare casa.»

Will rise, divertito. «Be', sono felice che ti ricordi quella conversazione. Però sappi che, okay, non volevi avere altri figli, e ora sei contento di avere Aaron, giusto?»

Nico annuì. Nonostante avesse cambiato una montagna di pannolini in quattro mesi, e nonostante brutti episodi indimenticabili, voleva bene ad Aaron ed era felice che Will fosse riuscito a convincerlo.

«Mentre, per la seconda cosa che hai detto...» disse Will, sorridendo appena, infilandosi la maglietta azzurra. «Ti ricordo che ti sei lasciato convincere a cambiare casa solo per Alec.»

Un gioco di luce in un mondo di tenebreWhere stories live. Discover now