42. Lo voglio se lo vuoi anche tu [Parte 3]

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Sordo alle orecchie del prete, ma conscio della mano di Will che l'aveva sfiorato, Nico rimase in attesa di sentire quelle due parole ripetute che li avrebbe uniti per sempre. E che gli avrebbe permesso di togliersi quel vestito e di tornare ad indossare una canottiera e un pantaloncino più leggero. In un giorno come quello, vestirsi con un completo caldo era da idioti.

Quando udì il suo nome completo detto dal prete, Nicola, Nico pensò due cose: la prima, che senz'ombra di dubbio Percy Jackson si era lasciato scappare una risata prima che Hazel potesse dargli una gomitata. E secondo, avrebbe dovuto dare una strigliata anche a suo padre. Era stato lui, insieme a sua madre, a scegliergli il nome poco meno di un secolo prima, ma poteva evitare di spifferarlo ai quattro venti. Chiamarsi solo Nico gli era più che sufficiente.

Jem, con normalissimi capelli scuri, porse la fede a Will. Senza fatica Will la infilò all'anulare sinistro di Nico, che udì il suo cuore battere all'impazzata. Quando Annabeth gli passò la fede, Nico se la lasciò scappare di mano per quanto le aveva sudate, ma per fortuna i riflessi della figlia di Atena erano pronti a qualunque intoppo. La recuperò a metà strada verso il pavimento, e mezzo secondo dopo Nico la ritrovò in mano, pronta ad infilarsi al dito di Will, che gli sorrideva divertito.

«Vi dichiaro marito e marito.» sorrise il prete, alzando le mani, e Annabeth fece un passo indietro. «Potete baciare lo sposo.»

Nico ispirò a fondo. Negli ultimi giorni, si era ripetuto spesso che un semplice bacio a stampo fosse più che sufficiente in quell'occasione. Non doveva baciarlo con trasporto, non doveva saltargli in braccio, doveva cercare di reprimere quella voglia dell'altro che lo aveva assalito vedendolo. Era un matrimonio, non un film osé! Doveva tranquillizzarsi.

Will gli prese il volto tra le mani, infischiandosene completamente delle telecamere accese o di tutta la folla che li osservava attenti. Baciò Nico come aveva sognato di fare negli ultimi giorni, a lungo, accarezzandogli la lingua con la sua e lasciando che l'altro affondasse le dita tra i suoi fianchi. Quando udì il borbottio di James, Will lasciò andare il marito sorridendo, infischiandosene completamente delle guance rosse di Nico.

«Siamo sposati!» esultò Will, afferrandolo per mano.

«Evviva!» balbettò Nico, lasciandosi stringere e lasciando che fossero i suoi piedi a seguire il neo sposo, mentre una cascata di coriandoli li colpiva in pieno.


«Nico, dico sul serio, sei bellissimo.»

Il figlio di Ade riuscì a lasciarsi andare ad un debole sorriso. «Grazie, Will. Anche tu non sei niente male. Mi ricordi un surfista in pensione.»

Will rise di cuore e lo abbracciò, incrociando le sue labbra una seconda volta e baciandolo. Il fotografo aveva lasciato loro cinque minuti per riprendersi dagli eventi del mattino, prima di cominciare a disturbarli con le foto. Will non vedeva l'ora di farle solo per avviarsi al buffet. Ma non tanto perché aveva fame. Più che altro per il viaggio in macchina, un tète a tète con il marito.

«Sei mio marito.» sussurrò Will, lasciando un momento le labbra infuocate di Nico. «Sono tuo marito.»

Nico sorrise. Era accorto di parole. Non sapeva cosa dire, quindi si limitò a baciarlo ancora una seconda, e una terza volta. Entrambi desiderarono che quel giorno si concludesse lì, ma la giornata era ancora lunghissima, piena di impegni.

Passarono l'ora successiva a fare le foto. Prima con la famiglia Solace al completo, poi con i singoli individui, le singole famiglie. Poi passarono alla famiglia di Nico, che comprendeva tutti i semidei. Ne sarebbero usciti almeno una dozzina di album fotografici.

Un gioco di luce in un mondo di tenebreWhere stories live. Discover now