LIII. E poi perdersi

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𝐀𝐝𝐨𝐧𝐢𝐬

𝐀𝐝𝐨𝐧𝐢𝐬

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Mars era appena entrato nell'appartamento di suo padre. Aveva bussato e, dopo essersi presentato in modo impacciato, era stato accolto per una chiacchierata.

Adonis prese a guardarsi attorno. Si sentiva un verme a non riuscire ad affrontare lo sguardo di Kassandra.
Quando aveva compreso di chi fosse figlia, la verità e i ricordi si erano abbattuti su di lui come una palla demolitrice, mandando in frantumi tutto quello che credeva di aver costruito.

Trovava assurdo e ironico come riuscisse sempre a distruggere i legami delle persone che amava di più al mondo. Forse era la sua maledizione, ripagava in questo modo chiunque gli desse amore, solo per dimostrare ancora una volta quanto non meritasse attenzioni, quanto fosse inutile.

La madre di Kassandra era morta a causa sua e del suo tracotante desiderio di vendetta. Aveva dato l'indirizzo sbagliato a Kronos, sapendo che lì non avrebbe trovato Erik e Paul Walker, ma suo padre.
Quel posto era una vecchia libreria di proprietà della sua famiglia e ricordava bene i giovedì pomeriggio trascorsi con suo padre lì ogni settimana.

Era consapevole che sarebbero morte alcune persone innocenti in quell'esplosione, ma la sua rabbia era cieca; non gli importava.
Non gli importava perché lì c'erano tutti i collaboratori di suo padre, tutti gli insegnanti che l'avevano tormentato negli anni, colpendolo perché non riusciva a leggere nemmeno una parola.
E, alla fine, tra quei corpi carbonizzati c'era anche la madre di Kassandra.
La madre di Kassandra doveva essere andata lì per qualche libro. Ne aveva libero accesso, essendo la moglie di uno degli amici di suo padre.
Era tutto così sbagliato.
Adonis ebbe la conferma che il destino lo detestasse visceralmente.
E Kassandra non gliel'avrebbe mai perdonato.

«Sei un po' strano oggi, ti va di fermarci a bere qualcosa?» Kassandra gli diede un pugnetto sulla spalla.

Adonis si mosse a disagio sul posto. Non sapeva come reagire.
Strano.
In realtà era terrorizzato.

«Sono ancora un po' assonnato», mentì, ridacchiando istericamente, «comunque sì, tu cosa vorresti bere-»

«Che diavolo ci fai ancora qui con lei?» Erik Walker avanzò deciso nella loro direzione. Lo spinse lontano. Caricò un pugno, ma Adonis lo bloccò, respingendolo.

Kassandra si frappose tra loro e posò una mano sul petto del padre. Aggrottò la fronte. «Che ti prende?»

Suo padre riservò ad Adonis un'occhiata carica di disgusto e fastidio. Si sistemò la giacca in modo smanioso e abbassò lo sguardo sulla figlia. «Non dovresti avere a che fare ancora con questo qui.»

«E perché mai?» Kassandra intrecciò le braccia al petto. «Mi ha salvato la vita quando ero nella città dei reietti e mi ha tenuta al sicuro tutto il tempo. Così come Mars.»

𝐒𝐢𝐧𝐬 𝐨𝐟 𝐭𝐡𝐞 𝐅𝐚𝐭𝐡𝐞𝐫Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora