«Vi racconto la storia che si cela dietro la Festa dell'Equinozio d'Autunno.»
Percepii il suono di un fiammifero acceso ancora prima di vedere la lieve fiammella, la cui luce non bastava a illuminare la grande stanza. Durò il tempo necessario ad accendere la candela. Ombre tremolanti vennero proiettate sulle pareti. Persino il grande animale di pezza che adoravo acquisì un'aura sinistra. Tutto, nella stanza dei giochi, mi apparve nuovo e inquietante.
«Piccole principesse...» cominciò la balia, manipolando la sua voce. Sentii mia sorella accanto a me irrigidirsi e stringere la bambola.
«La storia che vi racconterò non è adatta alla luce del giorno.»
Conoscevo quella storia a memoria, eppure continuava a rimanere la mia preferita. Amavo le fiabe inquietanti della balia. Fremetti dall'emozione, facendo attenzione a rimanere seduta e composta.
Tenete a mente, lady Indaco, che una buona moglie deve essere sempre posata ed elegante.
«Immaginate un tempo molto lontano, in cui esseri perfetti, con l'oro nel sangue e nello sguardo, vagavano per il mondo dispensando sapere e miracoli, governando al di sopra degli uomini.» Come al solito il suo racconto era accompagnato da gesticolazioni teatrali e movimenti, talvolta fluidi e talvolta scattanti, il tutto per rendere più evocativa la storia. Certe volte mi domandavo se non le si addicesse di più il ruolo di attrice.
«Ma la Sacra Legge?» ribatté timidamente mia sorella maggiore.
«Oh, mia cara,» rispose con condiscendenza la balia, «gli Dei erano più potenti della Legge. Erano Loro a essere considerati divinità. L'uomo non era altro che un riflesso offuscato.»
Sbuffai, percependo mia sorella trasalire. La trovavo davvero troppo suggestionabile. Le volevo bene, ma talora proprio non sopportavo questo suo lato timoroso. Avevamo cinque anni di differenza sebbene, per quanto piccola fossi, non temevo le storie di paura.
La balia continuò: «Ma un Dio, consapevole della nostra imperfezione, volle ergersi sugli altri. Affamato di distruzione seminò sangue e morte sul suo cammino. Molte Divinità lo seguirono, tramutandosi in anime corrotte. Altre si schierarono dalla parte dell'umanità dando origine a un lungo conflitto.»
La balia, con il favore del buio, cominciò ad armeggiare con i giocattoli sparsi per ricreare i due grandi eserciti del racconto.
«E così lottarono, fratello contro fratello, padri contro figli, donne contro i loro amanti... Chiunque riuscisse a brandire un'arma veniva spedito, volente o nolente, sul campo di battaglia. Combattevano anche fanciulle poco più grandi di voi. Ma quelle creature...»
Il tono, prima concitato, divenne tremolante come la fiamma della candela, come se raccontasse di un dolore subito in prima persona.
«Quelle creature avevano perso il diritto di essere considerate divine. Si abbattevano su chiunque nei modi più atroci. Non avrebbero esitato nemmeno a scuoiare bambine come voi con i loro artigli e a mangiarvi il cuore per diventare più forti.»
Mia sorella cominciò a mugugnare spaventata, mentre la balia imitava gli atteggiamenti dei mostri, io invece rimasi in silenzio.
Ricordate, lady Indaco, una buona moglie deve saper ascoltare.
«La guerra durò secoli, senza tregue, con grandi perdite da entrambe le parti. Il sangue degli uomini impregnava la terra rendendola rossa e fangosa, mentre gli Dei periti si dissolvevano nella luce dorata senza lasciare traccia. Gli uomini stavano per essere completamente sterminati.»
Il silenzio calò nella stanza. Trattenni il fiato, smarrita nella storia, stringendo al petto uno dei cuscini.
«Ma!» tuonò la balia, alzando un dito al soffitto per spaventarci. «Ma la più potente tra gli Dei si innalzò contro il Dio ribelle a favore degli uomini. Comandò un esercito in cui immortali e mortali si confondevano tra loro. Storie diverse raccontano della sua straordinaria bellezza, la mia preferita la descrive forgiata dall'oro e dalle fiamme. A cavallo del suo fedele destriero, dopo tre giorni ininterrotti di duello, sconfisse il Dio con un unico grande fendente. I cieli si rischiararono e le anime uccise dal Dio divennero stelle nel firmamento. Gli astri ci ricordano i coraggiosi, deceduti per il nostro avvenire. Era il giorno dell'Equinozio d'Autunno. Stiamo giungendo alla fine del racconto, Reali Altezze, una storia passata di bocca in bocca che divenne leggenda e poi una favola, ad oggi a malapena una filastrocca.»
Conoscevo le antiche leggende sugli Dei, le avevo studiate attentamente così come avevo studiato la Nuova Religione.
È importante, lady Indaco, che una buona moglie sia colta e intelligente.
La balia cominciò a riaccendere una a una le candele nella stanza.
«Secondo un'altra versione il Dio non è morto ma solamente indebolito e, nascosto nelle viscere della terra, aspetta di insorgere di nuovo contro gli umani. Ma ora che la Dea è scomparsa chi ci salverà dalla sua terribile vendetta?»
La balia spalancò le finestre. La brezza leggera riusciva a portare fino a noi la musica accompagnata dal profumo fresco degli alberi rigogliosi non ancora assoggettati all'autunno. Da lontano cominciarono a sollevarsi piccole luci calde, prima poche e separate, poi sempre più numerose fino a creare una strada verso il cielo. Io e mia sorella ci meravigliammo nel vedere la massa luminosa rischiarare la notte e salire mischiandosi alle stelle.
«Lanterne...» mormorai estasiata.
La voce della balia si fece più pacata e allegra. «Intanto, noi festeggiamo, che sia il sacrificio dei caduti o una qualche vittoria non ha importanza. Festeggiamo perché siamo vivi.»
Infine ci abbracciò con amore, stampando a ciascuna un bacio sul capo.
«Quindi buon Equinozio d'Autunno, principesse Hirvenrose. Ora preparatevi per andare a letto.»
Rogue ubbidì senza storie, mentre io rimasi ostinatamente incantata alla finestra. Desiderai essere più grande per partecipare ai festeggiamenti, avere la possibilità di uscire dal palazzo e scappare dai miei tutori.
«Venite a dormire, piccola.»
Mi voltai con un sonoro sbuffo verso la balia. Di fronte al suo sguardo di rimprovero abbassai il capo e chiesi scusa per il mio atteggiamento.
E soprattutto, Lady Indaco, una buona moglie deve essere educata e ubbidiente.
«Principessa Indaco» la balia mi si avvicinò, questa volta guardandomi con tenerezza. Mi appoggiò una mano sui capelli biondi, accarezzandomi delicatamente. Il suo volto era pieno di speranza e aspettative, le stesse espressioni che riconoscevo sui volti dei miei genitori, dei miei tutori e dei membri della corte, quando queste non venivano soppiantante dalla delusione per la sfortuna del mio sesso.
«La pazienza è la virtù fondamentale di una buona moglie. Se la fortuna bacerà la famiglia Hirvenrose, il vostro futuro marito sarà un principe. Con lui potrete festeggiare tutte le Feste dell'Equinozio nei giardini del suo palazzo. Ma fino ad allora dovrete andare a dormire quando richiesto.»
Adoravo la festa dell'Equinozio, ma in quel momento desiderai rimanere per sempre piccola.
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DIVINE STIRPI - Gli Eredi
FantasyRegno di Drangvor. Indaco Hirvenrose sa che il suo promesso non la amerà mai ma sposarsi è il dovere imposto dalla sua famiglia. Tristan Baerevorth, ritornato in patria, è spaccato a metà: da una parte l'amore per una ragazza, dall'altra la lea...