Capitolo 23 - Requiem per un eroe (parte 2)

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«Sono entrati dall'ingresso sulla chiesa! – Sono una cinquantina o anche di più e stanno attaccando chiunque si pari sulla loro strada – Hanno ucciso già una decina di adepti e tre maestri – Sono cavalieri Drangviri!»

Da che Irshad avesse memoria, per la prima volta Rowan non aveva balbettato.

«Tutto ciò non ha alcun senso. Perché dovrebbero attaccarci?»

Era bastato un muto scambio di sguardi con Solomon per accordarsi. La priorità era condurre Ajiiri lontano dal monastero, al riparo. Afferrò la sua protetta per portarla in un luogo sicuro e ordinò agli adepti di liberar loro la strada e guadagnare tempo.

Padre Irshad lanciò un'occhiata alle finestre del corridoio. Attraverso le finestre poteva vedere l'enorme cortile interno dove già parecchi uomini combattevano tra loro. Uniformi blu di Drangvor si scontravano con uomini dalla divisa nera del Sinodo. Una parte dell'edificio era in fiamme. Fumo e fuoco cominciarono a propagarsi sempre di più soffocando le persone indistintamente.

Istintivamente usò la manica per coprirsi le vie respiratorie. Doveva mantenere il sangue freddo e far uscire Ajiiri dall'edificio.

«Hanno sfondato il muro nord e occupato l'ala orientale con l'intenzione di tagliarci le vie di fuga.» analizzò il monaco, «Dobbiamo passare dai sotterranei a ovest. C'è un passaggio segreto che ti porterà al sicuro.»

«Mio fratello...» mormorò la principessa preoccupata «Mio fratello è tenuto prigioniero dal Sinodo.»

Il tremolio della sua voce testimoniava che stava per avere un crollo. Così la portò dietro un angolo buio e la prese per il volto come era solito fare quando stava per dire qualcosa di estremamente importante.

«Sono certo che Solomon sia andato a liberarlo. In questo frangente serve tutta la forza di Kahiro.»

Dopodiché la sua voce si fece più profonda e greve: «Però, ora, ho bisogno del tuo zelo, mio piccolo terremoto. Dobbiamo andarcene e per farlo dovrai dimostrarmi di essere rapida e coraggiosa. Ti voglio vigile e scattante. Ce la puoi fare?»

Dopo un momento di titubanza Ajiiri annuì con decisione. Il cuore dell'uomo si gonfiò di orgoglio.

«Non temere, io ti proteggerò. Qualunque cosa accada tu dovrai fuggire.»

Si voltò per stimare la situazione poi corse verso le scalinate che scendevano nei sotterranei.

Superarono diversi corpi senza vita sparsi nei corridoi appartenenti a entrambe le fazioni.

Irshad riconobbe il cadavere di uno degli adepti del Sinodo. Era un ragazzo dai capelli bruni. Giaceva con gli occhi spalancati e il collo in bella mostra in una posizione innaturale. Riuscì a scorgere un tatuaggio a forma di carpa sulla sua pelle, nero come la pece. Un infiltrato. L'uomo ebbe poco tempo per studiarlo perché si precipitò in fondo alle scale.

I sotterranei erano stranamente tranquilli. Il fumo aveva invaso anche quegli ambienti simulando una nebbia abbastanza fitta da confondere i contorni. A giudicare dalla calma, lo scontro non aveva ancora raggiunto quel livello. Tutto sembrava desolato. Dopo alcuni minuti di camminata veloce, Irshad distinse la muratura del passaggio segreto. Si voltò verso di lei ma, appena aprì la bocca, una lama che gli perforò la spalla sinistra.

La ragazza gridò spaventata. Irshad, ferito, si voltò per contrattaccare alla cieca. Tre ombre apparirono come spettri blu sghignazzanti.

«Forse abbiamo trovato qualcosa di interessante. Idolo, non saresti dovuta essere qui.»

Si trattava di tre uomini in uniforme militare, tutti e tre particolarmente imponenti. Irshad si strinse contro la ragazza tentando di nasconderla.

Maledizione, pensò, proprio ora che eravamo così vicini. L'uomo che lo aveva colpito roteò velocemente la lama del pugnale drangviro per pulirla dal sangue.

DIVINE STIRPI - Gli ErediWhere stories live. Discover now