Capitolo 14 - La terra parlò (parte 1)

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La Galleria delle Belle Arti di Draes Revna possedeva un intero piano dedicato ai Sei Regni. In quelle sale venivano esposti gli artisti più rinomati del momento, cimeli delle famiglie reali e beni rappresentativi della cultura e delle tradizioni dei Regni. Era una sorta di miniatura del Continente: in pochi minuti si potevano ammirare i rari minerali di Eisenbruck per poi passare alle ricostruzioni in scala delle famose navi della marina di Narvall, fino alle più dettagliate mappe stellari stilate dagli astronomi di Asservel. Ogni sala era tappezzata dai ritratti delle famiglie reali a volte accompagnati dai gioielli delle corone, in prestito temporaneo alla Galleria. In quel maestoso riassunto di Owaroth facevano contrasto le sale dedicate a Dushunn, in stato di quasi totale spoglio. Era la conseguenza della distanza che separava il Regno da tutti gli altri, perennemente tagliato fuori a causa dell'impietoso deserto e della chiusura dei suoi abitanti.

L'arrivo dei reali di Dushunn a Drangvor era stata la chiave che aveva finalmente riaperto il dialogo verso le Terre dell'Est. Era un portale da cui usciva tutto quello che era sempre stato solo letto o immaginato su quel popolo.

Dal terrazzo, Re Ilyan osservava attraverso le ampie vetrate la moltitudine di invitati muoversi all'interno delle sale. All'epoca, il direttore della Galleria aveva chiesto udienza con lui nel momento stesso in cui la notizia dell'arrivo dei principi dushunni si era diffusa per il Regno.

Seduto nel suo studio a palazzo, aveva ascoltato le speranze del direttore di riempire finalmente le sale vuote.

Ma era stato dopo il disastroso incidente ai danni della principessa Ajiiri El Narshiin, al ballo dell'inizio dell'anno accademico, che aveva colto appieno l'importanza dell'ampliamento delle sale della Galleria.

Aveva ordinato che venisse organizzata l'inaugurazione della rinnovata ala dedicata ai Sei Regni e avevano persuaso i reali di Dushunn, ormai barricati in ambasciata da giorni, a prendervene parte. L'evento sarebbe stato dedicato a loro, per accoglierli come non era ancora stato fatto dal loro arrivo. Drangvor avrebbe tamponato con una elegante mossa politica quanto era successo quell'ultimo giorno di settembre, distogliendo l'attenzione dal fatto che non avessero ancora trovato i responsabili.

In poche settimane era stato organizzato il tutto. Per la fine di ottobre la Galleria era stata allestita e nobili casate da tutto il Continente erano state invitate in città per ammirare le nuove meraviglie di Dushunn. L'edificio per l'occasione era stato posto sotto il controllo degli ufficiali più fidati del Regno, tutti gli ospiti erano stati studiati a distanza, il numero delle persone all'interno delle sale era tenuto sotto stretta sorveglianza. Nessuno entrava o usciva senza che chi di dovere non ne fosse al corrente. Di certo non avrebbero compiuto due volte lo stesso errore.

Ilyan inspirò soddisfatto. La Galleria delle Belle Arti di Draes Revna riluceva più splendida che mai nella luce del pomeriggio, un elogio architettonico all'arte che non poteva sperare in un forziere più bello. Dai terrazzi colonnati dell'edificio, illuminati da dolci luci soffuse, la vista sulla città al crepuscolo era ancora più mozzafiato.

«Draes Revna è come un cavaliere drangviro pronto alla battaglia, Vostra Maestà: elegante ma potente. Non vi è città nei Sei Regni in grado di incutere allo stesso tempo timore e meraviglia.»

Gorka Hibanez, il Vescovo di Drangvor, ammirava insieme a lui la vista da una delle terrazze. Come tutte le più alte cariche religiose, era cresciuto a Nanterràn, Regno della Chiesa e sede del pontefice.

«La solidità delle nostre città è l'arma con cui ci assicuriamo di sopravvivere nelle ere, Eminenza» rispose Ilyan sorreggendo un calice di vino, nella pace da secoli inviolata della sua terra.

«Affermazione altisonante, pronunciata da chi già possiede l'arma più potente del Continente.» Il vescovo diede le spalle alle sale rivolgendogli un tirato sorriso di circostanza. A un'occhiata superficiale Hibanez pareva perennemente annoiato o seccato, gli occhi, però, smascheravano la sua vera indole: si trattava di un uomo molto riflessivo e astuto.

DIVINE STIRPI - Gli ErediWhere stories live. Discover now