Fin dove la storia riusciva a ricordare, lo spirito battagliero era sempre stato fortemente radicato nella nostra cultura. Reminiscenze di un antico passato mitologico dove la mia terra era stata epicentro di guerre e conflitti, clangore di spade e rombo di zoccoli.
Forse era proprio nel sangue dei nostri antenati che si poteva trovare la causa del nostro costante bisogno di toccare il freddo metallo delle armi. Un passato violento che ci eravamo, in ogni caso, lasciati alle spalle.
Almeno in parte.
Piantai risoluto la lama nella sabbia e con la mano libera mi tersi il sudore dal collo.
Questo caldo mi farà impazzire.
Lo pensavo almeno due volte al giorno da quando ero arrivato nel Regno di Dushunn, immerso in un rovente deserto che pareva simile agli inferi.
Volsi le spalle al sole cocente, comprendendo, infine, il motivo per il quale ero rimasto l'unico nel cortile d'addestramento mentre tutti si erano rintanati nel fresco dell'accademia militare. Il mio maestro di scimitarra mi squadrò da sotto il portico che circondava l'area chiedendosi, molto probabilmente, quando fossi intenzionato a fare una pausa.
Da dove provenivo l'addestramento era decisamente diverso da quello a cui i Dushunni mi stavano sottoponendo. Forse il cuore della mia gente covava ancora qualche tipo di furia in grado di alimentare i nostri corpi in addestramenti che spesso erano stati definiti a tratti crudeli. Mere esagerazioni. Duro certamente, e anche intransigente ma l'unica crudeltà era quella che eravamo soliti riservare ai nostri nemici.
Anche se, effettivamente, non avevo memoria di un momento della mia vita nel quale non mi fossi addestrato a combattere. Mi avevano messo in mano le armi quando ancora non ne capivo la funzione, insegnandomi come e quando era giusto usarle, imprimendo sulla mia pelle i miei doveri. Sacrificio e disciplina erano state tra le prime parole a essere entrate nel mio vocabolario di bambino. Non che ce ne fosse bisogno, avevo sempre avuto il desiderio di migliorarmi, di superare i miei limiti. Di fare tutto ciò che era in mio potere per difendere la famiglia e la patria, e onorare il nome dei miei padri.
Era passato circa un mese dal mio arrivo a Bersheeba, la capitale del Regno di Dushunn. Un viaggio che avrebbe avuto la durata di un anno e che aveva come unico scopo quello di arricchire il mio addestramento con nuove tecniche di combattimento orientali.
In verità uno dei motivi del mio viaggio di studio, se così lo si voleva chiamare, era anche quello di rinsaldare i legami tra i nostri Regni, obbiettivo per il quale sarebbe stato decisamente meglio scegliere mio fratello.
Avevo sottovalutato le voci che giravano attorno ai Dushunni. Che fossero un popolo pigro lo sapevo ma evidentemente il mio concetto di pigrizia era ben diverso dal loro. In certi momenti, preso dall'esasperazione per la lentezza infinita di quella gente, avevo rischiato di scoppiare in quello che sarebbe stato tutt'altro che un capolavoro di diplomazia.
Mi tolsi la camicia bianca rimanendo a petto nudo, sperando di alleviare il caldo, e ricominciai a prendere a fendenti il manichino di fieno, inclinando le lame come mi avevano appena insegnato. Sentii su di me gli sguardi delle reclute ammassate alle finestre che mi osservavano come se provenissi da un altro mondo. Effettivamente non dovevano essere mai molti gli stranieri in visita a Dushunn, men che meno quelli provenienti da Drangvor, il Regno più distante dal loro. Il mio aspetto fisico mi aveva annunciato come un faro nella nebbia, la pelle chiara mi impediva di passare inosservato così come la corporatura massiccia, la statura alta tipica della mia gente e i capelli biondo scuro che avevo deciso di rasarmi per far fronte all'insopportabile caldo.
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DIVINE STIRPI - Gli Eredi
FantasyRegno di Drangvor. Indaco Hirvenrose sa che il suo promesso non la amerà mai ma sposarsi è il dovere imposto dalla sua famiglia. Tristan Baerevorth, ritornato in patria, è spaccato a metà: da una parte l'amore per una ragazza, dall'altra la lea...