CAPITOLO 40

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Siamo appena arrivati da Liz, l'ambulanza è già qui e sta portando via il corpo della madre.
-Vuoi raccontarmi quello che è successo?- Matt è accanto a lei, sono entrambi seduti sui gradini del portico e lui le accarezza la schiena.
-Ero uscita per comprare delle cose per lei, sono stata via solamente per un'ora...quando sono ritornata ho visto che fuori c'era la macchina di Ethan oltre a quella di mia mamma-
-Ethan era qui?- domanda Matt prima che io possa farlo.
-Si, lui non viene mai e quindi mi è sembrato strano, mentre mi avvicinavo alla porta sentivo le urla di mia madre inveire contro Ethan...così sono rimasta ad origliare. Era ubriaca e anche fatta quando in realtà doveva essere sobria da otto anni ormai, era in riabilitazione o almeno così credevamo invece non andava agli incontri da un anno. Ci ha solamente mentito per tutto questo tempo, ero disgustata così mi sono intromessa...abbiamo iniziato a litigare, poi mi ha colpita mentre cercavo di proteggere Ethan, quando ha realizzato ha dato ancora più di matto e ha preso un pezzo di vetro- si blocca e si porta una mano alla bocca per fermare il dolore.
-Va tutto bene, sono qui con te- Matt se la stringe al petto.
-Si è tagliata le vene davanti a noi, l'ho odiata per averlo fatto e la odio ancor di più perché ha deciso di arrendersi. Ethan ha provato a rianimarla per dieci lunghi minuti ma...- scoppia a piangere.

Io e Matt sappiamo entrambi quel che sta provando in questo momento, perdere un genitore ti distrugge totalmente.

-E Ethan?- domando quando si è calmata.
-Non lo so, appena é arrivata l'ambulanza se ne è andato...ora lo vorrei qui più di ogni altra cosa, gli devo delle scuse e ho bisogno di mio fratello- Matt alza gli occhi su di me e mi lancia uno sguardo che conosco molto bene.
-Ci vediamo dopo- dico prima di voltargli le spalle.
-Allison- mi volto verso di lui -Non riuscirò a fermarti da quello che vuoi fare ma ti prego, sta attenta- annuisco e poi me ne vado, anche se non c'è nulla di cui io debba stare attenta.
...
Sono sotto il suo palazzo, ho provato più volte a chiamarlo ma non risponde e ho già controllato se fosse nel suo appartamento, ma niente.

Deve trovarsi da queste parti perché la macchina è parcheggiata proprio al suo solito posto, faccio il giro del palazzo come minimo tre volte ma non vedo nulla oltre al parco in cui ci siamo visti la prima volta. Non so dove altro cercare, non ne ho davvero la minima idea, così mi fermo un attimo e prendo un profondo respiro prima di pensare a dove altro potrei andare: solo dopo mi accorgo di un'altra porta nel palazzo oltre a quella d'entrata. È socchiusa, così mi avvicino e la apro di poco per vedere dentro...credo sia l'entrata che porta nel seminterrato, accendo la luce al lato di essa e mi rivela altre tre porte. Mi incammino quando vedo della luce uscire al di sotto di una di queste e provo a bussare sperando che mi apra la persona che sto sperando di trovare.
-Allie- pronuncia il mio nome con sollievo appena mi vede.
-Posso entrare?- lui annuisce e mi fa passare, si è costruito una saletta per ballare proprio come hanno fatto i miei per me.
-Te l'ha detto?- incrocia le braccia e si poggia al muro.
-L'ho saputo poco fa...come stai?- mi fermo al centro della stanza aspettando che risponda alla mia domanda.
-Bene...almeno credo- tira su con il naso prima di passarsi una mano sugli occhi.
-Non devi mentire, so cosa si prova a perdere un genitore e non è affatto facile, se vuoi parlarne io sono qui-
-Ha smesso di essere mia madre il giorno in cui ha preso in mano il primo bicchiere di vino- lo lascio parlare -Sai, ho un ricordo che continua a ripetersi nel mio cervello: successe qualche settimana dopo che mio padre se ne andò, avevo solo sei anni. Ero ritornato a casa poco dopo l'orario in cui sarei dovuto tornare perché avevo deciso di rimanere a ballare per qualche minuto di più quel pomeriggio, ancora ero incosciente di quello che mi sarebbe successo una volta varcata la soglia di casa: il pavimento del salotto era pieno di vetri di cornici rotte, sul tavolo c'erano varie bottiglie di vino e ¡ fiori che una volta erano nel vaso sopra al mobile dell'entrata invece erano in terra. Mi diede uno schiaffo e iniziò a inveirmi contro con frasi del tipo "sei solo un piccolo essere spregevole" oppure "mi hai rovinato la vita, perché non te ne sei andato con quello stronzo di tuo padre" e così via, io mi nascondevo da lei e gli chiedevo solamente perché mi stesse dicendo quelle cose e cosa avessi fatto per farla arrabbiare così tanto...avevo paura della mia stessa mamma. Mi nascosi in camera mia quando cercò di colpirmi di nuovo e non uscii di li fino al mattino successivo, avevo chiuso la porta a chiave e mi ci sono seduto contro mentre lei continuava a urlare e a dare pugni sulla porta...mi consolai da solo per tutta la notte e sperando che al mio risveglio tutto quello fosse stato solo un brutto sogno- non ne avevo la minima idea, è inconcepibile che un bambino debba provare queste cose.
-Mio dio- è l'unica cosa che riesco a dire, sono troppo scioccata per parlare.
-La cosa buffa è che ad un certo punto ho creduto fosse davvero colpa mia- gli esce una piccola risata sarcastica.
-Tu non ne avevi nessuna colpa Ethan- mi avvicino di qualche passo verso di lui.
-Lo so, l'ho solamente capito troppo tardi- lascia cadere le mani lungo il corpo -Sono una cattiva persona se provo sollievo al fatto che lei sia morta?- mi chiede dopo, di solito si ma in questa situazione non lo biasimo.
-No, non lo sei-
-E allora perché allo stesso tempo mi sento uno schifo- il suo piede inizia a tamburellare sul pavimento di legno bianco.
-Perché nonostante tutto era comunque tua madre...la donna che ti ha cresciuto e amato finché ha potuto- stringo la sua mano nella mia per lasciargli delle carezze di conforto.
-Non la chiamavo neanche più con quel nome, era diventa Amanda per me proprio come se fosse un estranea- lui posa lo sguardo sulle nostre mani e con un lento movimento le scambia, ora è lui che tiene la mia.
-Mi dispiace che tu abbia dovuto passare tutto questo da solo ad un età così piccola-
-Se non altro mi ha reso la persona che sono oggi...è questo l'unico grazie che gli devo- il suo sguardo raggiunge il mio, ha gli occhi tristi e stanchi, vorrei fare qualcosa per farlo sentire meglio e tirarlo su di morale ma sono a corto di idee.
-Nah, è solamente merito tuo se sei diventato la persona che ho davanti in questo momento- mi fissa e non dice niente, ma un piccolo sorriso lo tradisce -Perché ridi?- cerco di dirlo nella maniera più dolce possibile.
-È strano-
-Definisci quel che intendi per strano-
-Beh tutto questo- ho una netta sensazione che non stia parlando di quello per cui io sono venuta -Ho visto Jake stamattina mentre passavo- continua.
-Mi stava aspettando- gli lascio la mano e mi appoggio alla parete accanto a lui.
-Come è andata?- si porta le braccia al petto.
-Ehm bene- mi schiarisco la voce.
-Dimmi la verità Allison-
-Non mi ha tradita, era sincero quando me l'ha detto...estremamente sincero- il silenzio cala come per magia.
-Ah...tu invece te ne sei pentita?- domanda dopo interminabili secondi.
-Di cosa?-
-Di quello che abbiamo fatto ieri notte- volta la testa verso di me scrutando ogni centimetro del mio viso.
-No- non rispondo subito.
-No?- ripete dopo di me voltando anche il suo corpo insieme alla sua testa.
-No-
-Quindi presumo che tu non gliel'abbia detto-
-Al contrario- prendo un secondo di pausa -Gliel'ho detto, ho omesso solamente con chi io l'abbia fatto- mi metto nella sua identica posizione.
-Mossa coraggiosa-
-Ethan...sta succedendo qualcosa fra di noi che non è nulla di buono e che specialmente non avevo compreso in questo piano-
-Neanch'io credimi- accenna un sorriso sincero.
-Dobbiamo finirla- mi guarda confuso.
-Di fare cosa?-
-Lo sai di cosa sto parlando- e magicamente si accende.
-Ti ricordo che non ho iniziato io però, mi sei saltata addosso ricordi?-
-Ma chi io, nah sbagli persona- sto usando del sarcasmo mentre parlo del tradimento fatto al mio ragazzo, non mi riconosco più.
-Beh allora se la becchi digli che era vero...la desideravo anch'io- se gli occhi potessero divorare le persone io sarei già morta qualche minuto fa.
-Ethan- non ha capito il mio punto del discorso.
-Tanto abbiamo detto che non succederà più, giusto?-
-Giusto...comunque non sono venuta qui per questo, volevo vedere come stessi e poi Liz ha bisogno di te- mi allontano per prendere un profondo respiro.
-Non c'è suo padre?-
-No, non sarà a Los Angeles prima di domani mattina e poi tu sei sempre suo fratello...allora, andiamo?- mi avvio alla porta e giro la maniglia e quando lui è pronto andiamo.
...
Siamo fuori casa e dalle finestre vediamo Liz e Matt pulire la casa.
-Entra prima tu- così faccio come dice, infilo la chiave di riserva e apro la porta, entrambi si girano quando mi sentono. Successivamente mi sposto di poco per far passare Ethan, lui e mio fratello si guardano per un istante e poi Liz si fionda ad abbracciarlo.
-Vi lasciamo soli, saremo qui fuori- parla Matt passandogli di fianco e venire verso di me -Io e te dobbiamo parlare, ora- sussurra per non farsi sentire, so già quel che mi aspetta così prendo un bel respiro e lo segue fuori.

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