CAPITOLO 70

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OMAR (prima parte)

Bianca dormiva serena ora sul divano. Era notte inoltrata ormai e non volevo svegliarla.

Quello che avevamo vissuto insieme quel pomeriggio era stato terribile per me: avevo creduto davvero di perderla per sempre come era accaduto con mia madre. Di non averla più al mio fianco, di non poter più contare su di lei, di doverla lasciare andare...

Ancora non sapevo bene cosa le fosse successo. Ne avremmo parlato con calma. Qualcosa che aveva addosso comunque, ma che non si vedeva e la rendeva così diversa, come diceva lei, dagli altri. Non mi importava. Lei era e sarebbe stata sempre tutto per me.

Quello che mi importava in quel momento era non abbandonarla e che lei non mi lasciasse per nessun motivo al mondo...

Allacciai le scarpe bianche da ginnastica, indossai silenziosamente il giubbotto di jeans e presi le chiavi. Controllai un'ultima volta il suo sonno ed uscii.

Per la testa solo la telefonata di Claudio di poco prima: "Non mi bastano. Vediamoci stanotte al solito posto... e vedi di portarmi altrettanto o le racconto tutto e vediamo se ti vuole ancora..."

Non potevo dargli altro denaro oltre a quegli ultimi soldi. Non l'avrebbe finita mai di ricattarmi. E non potevo permettergli di parlare con Bianca per dirle le sue falsità e spingerla contro di me.

Avevo appuntamento con lui e avrei messo le cose in chiaro una volta per tutte.

Con la moto arrivai in anticipo. Mi nascosi tra le auto posteggiate ed attesi che fermasse la sua macchina anzichè uscire allo scoperto.

Prima che potesse accorgersi di me un mio violento pugno lo mandò a terra a faccia in su.

"Se provi soltanto a dare fastidio a Bianca o a guardarla, giuro che ti uccido!" lo minacciai prendendolo per la maglia. Sfogando in quel gesto tutta la rabbia che avevo addosso.

"Dimmi che hai capito. Sono stato chiaro?" gli urlai contro rabbioso.

Alzò le mani quasi in segno di resa e lo lasciai andare.

"Questo è tutto quello che ti do ancora" gli gettai una busta col mio ultimo stipendio, "E la finiamo qui per sempre. Non ti voglio più sentire"

Assentì come se avesse capito senza proferir parola, ma un attimo dopo con uno slancio inaspettato mi colpì al volto.

Ruzzolammo a terra continuando a tempestarci di botte.

Trovò un sasso. Me lo lanciò.

Lo schivai. L'allarme di una macchina suonò nel buio di quella notte, quando ruppe il vetro del finestrino.

Lo scaraventai sull'asfalto un'altra volta mettendomi a cavalcioni su di lui continuando a colpirlo con tutta la furia che avevo addosso.

Quando all'improvviso, spuntò tra le sue mani una spranga di ferro. Non sapevo come era riuscito a trovarla a terra. Eravamo vicino ad un cantiere, probabilmente l'avevano lasciata gli operai... Il mio collo si piegò di lato quando mi colpì il capo.

Questa volta caddi a terra io.

"Non credere che finisca qui invece, amico. Mi devi ancora un sacco di soldi... tu li trovi invece, in un modo o in un altro"

"Io non sono tuo amico!" ringhiai rabbioso, "E non ti do altro, rassegnati!"

"Vedremo se non mi dai altro, bastardo!"

"Scordatelo!"

Senza aggiungere niente mi riempì una gamba a furia di colpi.

Non ero più in grado di reagire. Mi doleva un ginocchio. Il male era lancinante. Non riuscivo ad alzarmi. Il sangue mi colava dal naso e da una spaccatura su uno zigomo.

Da lontano si udì una sirena dei carabinieri.

Claudio fissò la strada.

Lasciò cadere il ferro a terra e risalito sulla sua auto si dileguò.

Anch'io dovevo nascondermi prima che mi prendessero.

Zoppicando mi trascinai.

L'auto con la sirena si arrestò, la sentivo dietro di me.

Merda!

Mi bastava nascondermi dietro al muretto che c'era di cinta, forse non mi avevano ancora visto.

Saltellai veloce.

C'ero quasi...

"Metti le mani sopra la testa e voltati!" mi intimò alle spalle un agente puntandomi una pistola a braccia tese.

Subito mi arrestai traballando. Non riuscivo ad appoggiarmi sulla gamba.

Cazzo!

Feci come mi comandava tenendomi ritto con la punta del piede intanto che un altro mi ammanettava.

Mi voltai a guardarli.

Che sarebbe successo adesso? Dovevo chiamare mio padre... Non prevedevo niente di buono per me comunque... davvero niente...

***

Questo non ci voleva. E adesso?

Anch'io non prevedo niente di buono comunque...

Non possiamo che sperare bene...

A domani...

Ancora tu...Tempat cerita menjadi hidup. Temukan sekarang