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Sebastian si gettò sul divano.

I gomiti poggiati sulle ginocchia divaricate e la testa fra le mani.

Sta andando tutto a puttane, pensò mentre si strofinava il viso.

Aveva bevuto altri due bicchieri di whisky, prima di rassegnarsi all'idea che il piano che stava architettando da anni non fosse andato come avrebbe dovuto.

Una volta salvata, avrebbe spiegato la situazione a Tabitha, le avrebbe mostrato il borsone coi vestiti di ricambio che aveva comprato appositamente per lei, le sarebbero piaciuti e le sarebbe piaciuta la premura dell'uomo nei suoi confronti.
Se non ci fosse stato lui a salvarla, lei sarebbe morta.

Ma la situazione era decisamente diversa.

Aveva attuato il piano B. Sebastian ne aveva sempre uno.

L'aveva portata nella sua casa in campagna, in Piemonte.

Possedeva quella casa da quasi sei anni.

Tabitha aveva appena compiuto vent'anni quando lui decise di comprare il vecchio capanno e trasformarlo.

La strega non aveva ancora mostrato alcun segno del suo potere fino a quel momento, ma la curiosità dell'uomo nei confronti della ragazza l'aveva portato a cercarla anni prima.

Frequentava l'ultimo anno del liceo linguistico; quando la vide la prima volta, stava uscendo dal cortile.
La brezza della giornata primaverile le aveva solleticato la pelle e fatto percorrere un brivido lungo il collo lasciato scoperto dalla coda alta.
Gli occhi di Sebastian si erano soffermati sulla sua giugulare. I suoi sensi erano ultraterreni e non gli ci volle molto per individuare il battito che aumentava sotto lo sguardo del soldato.
Il corpo della ragazza reagiva a lui, senza neppure saperlo.
Seduto sulla sua vecchia Ninja 900 ZX-9R, l'aveva osservata con il volto totalmente nascosto dal casco. Erano a metri di distanza, ma la ragazza lo aveva notato. Come l'ultima volta a Ibiza, gli occhi di lei erano scivolati sul corpo dell'uomo. Gli aveva sorriso e aveva sfoderato uno sguardo divertito, facendo il gesto con la mano di accelerare per farle sentire il rombo della motocicletta.
Era la prima volta che gli sorrideva. E Sebastian sapeva che quell'immagine l'avrebbe tormentato a vita.
L'aveva vista ridere e scherzare continuamente con le sue amiche, una in particolare di cui non riusciva a ricordare il nome, e con il suo ragazzo imbranato e del tutto inadatto a Tabitha.
Qualsiasi ragazzo sarebbe inadatto a lei, aveva pensato. Qualsiasi, eccetto lui.
Sorridendo, celato dalla visiera, l'aveva accontentata e aveva accelerato sul posto, caricando l'aria del rombo dello scarico.
Tabitha aveva saltellato sul posto, prima di venire riportata alla realtà dalla mano di un ragazzo sulla sua spalla che l'aveva fatta voltare.
Sebastian aveva dato un altro colpo all'acceleratore per riportare l'attenzione su di lui, ma Tabitha era troppo concentrata sul ragazzo davanti a lei.
Guardami, aveva pensato, ma lei non poteva sentirlo.
Per ora.

Il soldato tornò al presente, risentito per il ricordo.

Non era stato in grado di trattenersi, voleva vederla e una volta incontrato il suo sguardo e le sue labbra morbide schiudersi in un sorriso che era tutto per lui, non era riuscito a trattenersi dal comprare quel dannato capanno.

I primi due anni l'aveva osservata da lontano, voleva capirla, quella donna era decisamente intrigante e combattere contro l'impulso di approcciarla era stato quanto di più difficile avesse mai fatto in vita sua.

L'aveva vista impegnarsi per superare la maturità, studiava di giorno e alle volte perfino di notte, ripetendo a se stessa che ce l'avrebbe fatta a non vomitare davanti alla commissione d'esame.
Nel frattempo aveva preso a studiare per conseguire la patente di guida. Aveva fatto solo due errori e le erano bastate le guide obbligatorie per ricevere quella che per lei sembrava essere la cosa più importante al mondo. Amava guidare. Cambiava espressione quando il padre le consentiva di guidare la sua Z4 blu elettrico. Aveva ereditato la passione per i motori da Michele. Li aveva visti qualche volta durante i weekend, in cui lui non era in turno in ospedale, a modificare il motore della spider e lei aveva gli occhi carichi di emozione. L'entusiasmo le si leggeva in volto anche a centinaia di metri di distanza.
L'aveva vista cercare un lavoro per mantenersi in autonomia, ma i suoi voti ne avevano risentito, così si era concentrata esclusivamente sullo studio. Laureandosi a pieni voti e continuando il percorso accademico con un sorriso, nonostante il volto esausto.
Il soldato aveva capito che non volesse deludere l'unico genitore che aveva. Voleva essere all'altezza delle sue aspettative. Voleva meritarsi l'affetto del padre, come se non riuscisse a concepire che potesse essere amata semplicemente perché era lei.
L'aveva vista affranta. L'aveva sentita domandarsi perché si sentisse così sola, nonostante Alan e la sua amica Dalila. L'aveva vista piangere al buio, nel suo letto, alla scoperta della sua adozione. Aveva singhiozzato tanto forte che a Sebastian sembrò di sentire il cuore farle crack. Non si era mai sentita abbastanza nella sua vita. Nonostante la versione forte, audace e instancabile che mostrava alle persone che la circondavano, il soldato l'aveva vista fragile come non lo era mai stata davanti a nessuno. Il moto di orgoglio che aveva provato a quella consapevolezza, era svanito in un lampo. Sapeva che si rivelava per quella che era realmente solo perché credeva che nessuno potesse vederla. Ma lui era lì. Lui la vedeva. La vedeva per quella che era. L'avrebbe sempre vista per quella che era.

L'aveva avuta sotto i suoi occhi per otto anni, ma non poteva averla.

Si concedeva di desiderarla mentre la guardava andare all'università con i capelli che ondeggiavano sulle spalle, stretti in una lunga coda che svelava il collo.

Sebastian si convinceva fosse per lui, per lasciare che lui guardasse quella vena pulsante.

Se avesse graffiato quel punto e avesse preso una sola goccia del suo sangue avrebbe letto i suoi pensieri.

Gli Immortali lo chiamavano "Patto di Sangue". Avevano inventato quel termine secoli prima che gli umani lo rubassero per sottolineare l'importanza di un accordo o di un'amicizia.

Il soldato era veloce e meticoloso, ma il Patto di Sangue era qualcosa di talmente intimo che avrebbe dovuto chiederle il permesso prima di farle qualcosa di così oscuro.

Se avessero bevuto l'uno una goccia di sangue dell'altra avrebbero letto i pensieri reciproci.

Ma Sebastian non poteva lasciarla entrare nella sua testa.

Se avesse scoperto che la sua intera esistenza dipendeva da un piano congegnato per portarla via dalla sua vita per sempre, non lo avrebbe mai perdonato. Avrebbe potuto scoprire il suo destino e lo avrebbe odiato per l'eternità.

Non avrebbe dovuto importagliene nulla, era un ordine come un altro, ma se c'era una cosa in cui Sebastian non era assolutamente bravo a fare era mentire a se stesso.

Circa tre anni prima, la veggente gli aveva chiesto se avesse finalmente capito che la ragazza fosse sua, dato l'anno trascorso a pedinarla.
Sebastian lo sapeva da molto più tempo.

Era l'alba e l'uomo non aveva chiuso occhio.

In verità non li chiudeva da giorni. Un immortale non sarebbe potuto morire per mancanza di sonno, ma lui cominciava ad essere esausto. Attuare il piano B non era stato semplice.

Aveva dovuto portare via la ragazza di forza, il contatto che aveva avuto con il corpo rigido di lei era completamente l'opposto della fantasia in cui si lasciava andare alla gratitudine e gli stringeva le braccia al petto. Mentre sfrecciavano a più dei duecento all'ora, aveva sentito il corpo di lei irrigidirsi per la paura, ma non aveva osato stringersi a lui, gli teneva stretta la felpa nei palmi sudati per l'ansia. Avrebbe voluto rassicurarla, toccarle un ginocchio e dirle che sarebbe andato tutto bene, ma in realtà non lo sapeva e lui non era abituato a fare promesse che non poteva mantenere.
Tremava come una foglia quando erano entrati nel garage e lui le aveva dato la sua felpa, ma la ragazza era troppo testarda.

Più lei si opponeva, più Sebastian sentiva la rabbia crescere dentro di lui.

Otto fottuti anni a desiderarla senza poterla avere e ora che potrei averla...

Si passò una mano sul collo e strinse prima di lasciarlo ciondolare sullo schienale del divano, si rifiutò di lasciarsi divorare dalla collera.

Aveva un piano di riserva e avrebbe fatto funzionare quello.

La prima mossa è fatta. Lei è qui. Nella mia casa protetta dalla magia.
La seconda mossa sarà chiamare una strega per intrappolare il suo potere. E' già successo, se Martin dice la verità e lui dice sempre la verità.
Una volta assopiti i suoi poteri, non potranno rintracciarla così facilmente, ma prima la terza mossa: insegnarle a sparare.
Senza poteri è completamente indifesa e ora che il suo potere è esploso potrebbero esserci centinaia di demoni a darci la caccia.
Se Glacia la rivolesse indietro? Potrebbero esserci anche delle streghe o dei maghi.
Devo insegnarle a sparare.
L'ultima mossa sarà procurarmi una pistola con i proiettili incantati in più e portarla verso il portale per il regno di Fuoco.

Sebastian sospirò e andò a prendersi un altro bicchiere di whisky.

Shameless - senza vergognaWhere stories live. Discover now