11. Pronta a morire

14 2 4
                                    

In una scatola sotto al suo letto a baldacchino, custodiva tutte le foto che Icaro le aveva procurato dei membri del Villaggio, gliele aveva procurate per far fede al loro strano e ambiguo patto.

Dopotutto era riuscita ad ottenere qualcosa anche se solo una tregua di tre mesi. Giorni che però sarebbero serviti a loro per rifornirsi, scappare via oppure mettersi al riparo. Avrebbero potuto attraversare intere città e tutto il deserto di nuovo, certo non sarebbe stato facile, ma ce l'avrebbero fatta in tre mesi, ne era sicura.
In quanto a lei invece...Avrebbe trovato un modo per ritornare da tutti loro, prima o poi.

Accarezzò con l'indice ancora la foto di Lama e Finn, essa raffigurava un pezzo di deserto, in un posto che non riconosceva, stavano semplicemente camminando, e dalle armi a disposizione poteva intuire che la base era rimasta intatta. Non sembravano diversi da come li aveva lasciati, né poteva studiare bene i loro visi perché erano in lontananza rispetto al obiettivo della fotocamera.
Nelle altre foto invece, c'era raffigurato Patrick nel furgone, il volto tempestato dai lividi le fece chiedere con chi altro avesse attaccato briga, sorrise guardando uno scatto di Indie con Adil e George in un altro furgone, quest'ultimo sembrava guardare vagamente nella direzione dell'obiettivo.
Di Saleem e Wave non aveva ricevuto ancora niente, non seppe se era stata una decisione di Icaro quella, o pura coincidenza. Probabilmente se avesse avuto dei loro scatti, li avrebbe perennemente portati dietro ad ogni singolo passo che faceva.

A distrarla da quei pensieri e bussare cautamente alla sua porta fu Victor, il maggiordomo entrò in punta di piedi e l'affiancò al letto. Non ne conosceva il motivo, ma l'uomo le ispirava molta simpatia nonostante le circostanze, forse lontanamente gli ricordava qualcuno con quella sua chioma bianca. «Signorina, è certa di non voler cenare?» dopo Ginevra e Ronald, Pierre aveva ben pensato di convocare Victor per tentare di convincerla e dissuaderla dalla sua scelta di non cenare.
«Non morirò, Victor, se non mangerò per un giorno» alzò il tono in modo che anche Pierre, che se ne stava di guardia oltre la porta, potesse arrivare a sentirla da lì. Anche l'uomo diede una veloce occhiata alla porta e trattenne una leggera risatina ma si ricompose subito austero.
«Vede...Lei è sotto alla nostra sorveglianza, il Signore sicuramente non desidererebbe ritornare e vederla scarna come quand'era giunta in questa residenza» quelle parole la ferirono, ma provò a non offendersi. Quando si era guardata per la prima volta dopo mesi nello specchio, non si era vista così magra come lui affermava. Anzi, nonostante tutto si era vista bella come non mai, seppur con il cuore infranto. Eppure sembrava che agli altri non aveva dato quest'idea, forse era dovuto al fatto che per mesi le erano mancati molti comfort primari ed ormai si era abituata a quello stato di vita «Vi punirebbe in quel caso?» chiese, riponendo con cura le foto nella scatola sul materasso.
«Oh, no. Certo che no» mormorò sorpreso e celere, come se avesse voluto cancellare dalla sua mente quel pensiero. Chiuse il coperchio della scatola e indugiò con lo sguardo su di esso.
«Vede, Victor, lei mi piace» lui sembrò sorriderle a quell'affermazione «Ma non mi convincerà a cenare quando il mio stomaco ormai è chiuso» tagliò corto, annuì piano, borbottando una sorta di consenso prima di dirigersi a spalle basse verso la porta, da lì intravide lo sguardo preoccupato di Pierre.
Poi si fermò di botto e piroettò su se stesso, lasciando ondeggiare i capelli bianchi e la giacca tirata a lucido.
«Il Signore non punisce nessuno dei domestici, non l'ha mai fatto» disse soffermandosi sulla porta e rivolgendo lo sguardo verso la sua figura. Skye non rispose, dubitava che qualsiasi cosa lui potesse dirgli le avrebbe fatto cambiare idea su Icaro.

«La signorina, forse, desidera non mangiare da sola? le va di venire nell'altra ala e cenare con tutti noi?» riprovò e quell'invito le sembrò dettato dalla gentilezza, non scovò riluttanza o obblighi particolari. Era solo Victor, un uomo anziano educato e professionale che sembrava davvero tenere al suo lavoro.
Lo fissò restando sul suo letto mentre lui attendeva una sua risposta, certo che gliel'avrebbe data. Stava per rivoltarsi e andarsene di nuovo, quando lei scattò giù da letto come una molla.
«E va bene. Avete vinto» mormorò rimettendosi i suoi amati scarponi e raggiungendo anche Pierre che sfoggiava una sorta di sorriso vittorioso. «Solo per oggi, e solo perché cosi potrete lasciarmi in pace» precisò, camminando lungo il corridoio convinta di averli già alle calcagna.
Come immaginava, fecero la stessa strada della scorsa volta, oltrepassarono l'enorme libreria di quella dimora e si insinuarono nei corridoi dove decine di domestici e soldati chiacchieravano animatamente, nessuno prestò particolare attenzione a loro, come se fosse normale vederla anche lì.
Andarono in fondo al primo corridoio, dove c'erano le cucine che già aveva visto con l'unica differenza che l'enorme tavolo era apparecchiato per almeno una ventina di loro rispetto all'ultima volta, inoltre quel posto pullulava di gente.

RESILIENCEWhere stories live. Discover now