Capitolo 3

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Jonh o meglio Little Jonnh come lo chiamava scherzosamente Robin, era uno di quei ragazzi dalle sembianze e dimensioni di un'intero armadio; la corporatura robusta e un'altezza che sfiorava i due metri sostenevano due spalle larghe e possenti su cui era strutturato un collo largo fasciato di nervi, i suoi capelli lunghi e castani, perennemente legati in un codino basso, accentuavano la lunghezza  e la squadratura del suo viso, mentre fra un naso leggermente accentuato e una fronte spaziosa si potevano notare due profondi e furbi occhi color cioccolato.
La sua corporatura a prima vista, metteva paura a chiunque, ma come spesso capita a quel tipo di persone, Jonh possedeva un'animo buono e gentile, finchè qualcosa o qualcuno non lo faceva arrabbiare.
Jonh era un vero patito della tecnologia, non esisteva marchingegno elettronico che lui non sapesse smontare e rimontare ad occhi chiusi, inoltre le sue capacità intellettive raggiungevano livelli estremanente elevati, rendendolo un ragazzo non proprio bellissimo, ma con un suo fascino, che attirava un discreto ceppo di persone del gentil sesso.
Anche ora che Jonh si avvicinava al suo amico di vecchia data, la sua espressione rilassata non abbandonava il suo viso, nonostante sapesse che l'unico modo per placare l'animo infuocato che aleggiava tutt'intorno a Robin, come una coltre di nube densa, era quello di farlo sfinire fisicamente, il chè significava solo una cosa: fare a pugni.
Robin era fatto così, niente riusciva a rilassarlo meglio di una bella rissa fatta come si deve, a  costo di andare in giro per dei giorni con un vistoso occhio nero e dolori di ogni genere situati in ogni singola parte del corpo.
Jonh continuava ad avvicinarsi, e piu' lo faceva, piu' vedeva l'amico essere percosso da brividi rabbiosi. I suoi occhi, normalemente di un bel colore verde bosco, ora erano tinti di nero, come se qualcosa di oscuro fosse penetrato nella sua pelle e si fosse impossessato del suo intero corpo. In tutti questi anni l'aveva visto in quello stato solo in poche occasioni, ma tutte avevano un comun denominatore che le collegava con una cosa sola, o meglio con una persona sola: Marian.
Jonh raggiunse Robin senza proferire parola, entrambi sapevano cosa dovevano fare, le parole, le scuse e le risate sarebbero venute solo in un secondo momento, ora era venuto il momento di placare Robin dalla sua ira e di far menare le mani.
- Avanti tappetto, prova a colpirmi- Lo incitò Jonh, posizionando i pugni all'altezza del suo mento e alzando la guardia.
La risposta di Robin arrivò sottoforma di pugno, che prontamente Jonh evitò con un movimento rapido.
Robin ci riprovò, questa volta con un montante che partiva dal basso, che colpì il mento di Jonh, che per qualche istante rimase storidito prima di riprendersi e rispondere al colpo con un'altro ben assestato che centrò in pieno lo stomaco dell'amico.
Per una buona mezz'ora i pugni fendevano l'aria, andando a segno , colpendo e ferendo i due amici, che con fiato ansante e sguardi assassini continuavano a cimentarsi in quella rissa senza senso.
Ad un certo punto Robin, con un calcio, mise al tappeto Jonh, che sopraffato dalla stanchezza, chiuse gli occhi e rimase in attesa dell'ultimo colpo, quello che avrebbe messo fine alla lite, ma quel fatale dolore non arrivò mai.
Lentamente Jonh riaprì gli occhi, trovandosi davanti il suo amico gloriosamente nudo, dato che l'asciugamano che gli cingeva la vita l'aveva perso dopo il primo pugno, che gli porgeva gentilmete la mano per aiutarlo a rialzarsi.
Jonh sorrise, scorgendo finalmente nel suo amico il suo solito animo sbruffone e divertito.
- Me le hai date..un'altra volta- ammise Jonh sorridendo e afferrando la mano che Robin gli stava porgendo
- E te le suonerò ancora, se necessario. È per questo che fra i due io sono il capo- rispose beffardo Robin tirando su Jonh con le ultime forza rimaste.
- Sei proprio un maledetto Robin! Guarda come hai conciato la mia mascella! Ora mi toccherà mangiare liquido per una settimana intera!- escamò Jonh intravedendo il suo riflesso nello specchio rimasto appeso per miracolo sul muro vicino a lui.
Robin scoppiò in una grossa e roca risata, in effetti jonh aveva ragione, la sua mascella era ridotta proprio male e sicuramente ingerire qualcosa di solido nei giorni successivi si sarebbe dimostrata un'ardua impresa.
Jonh si accrucciò, ma un furbo sorriso non tardò a increspare le sue labbra - Ridi pure, ma prima di farlo, ti consiglio di guardare la tua immagine nello specchio. Sarai anche il capo, ma il tuo zigomo dice l'esatto contrario- Annunciò con soddisfazione Jonh, lasciando che Robin si guardasse allo specchio come aveva fatto lui poco prima.
- Merda! Hai rovinato il mio splendido viso- constatò Robin guardando il suo zigomo destro che sembrava gonfiare e scurirsi ogni secondo di piu'.
Jonh sogghignò - Ehi non è colpa mia se non conosci altro modo per placare la tua anima rovente, e non è colpa mia se il mio gancio è così potente-
Robin continuando a guardarsi allo specchio, si passò delicatamente le dita sull'ematoma in continua crescista, deformando la sua bocca in una piccola smorfia di dolore.
- Senti John, potresti aprire te il bar questa mattina? Sono tornato da poco e credo che se non dormo almeno un paio d'ore, stanotte non potrò uscire senza il rischio di non commettere qualche scemenza- ammise Robin dopo un paio di minuti di silenzio
Jonh alzò un sopracciglio - Non vorrei contraddirti, ma non è quello che faccio da anni ormai? Io mi becco sempre il turno di mattina, perchè tu, il Robin Hood di londra, la notte decide di fare le ore piccole per derubare la gente granosa e cercare di trovare l'assassino latitante di tuo padre. Vecchia storia amico e lo sai che continuerò a farlo finché tu non ti deciderai ad arrenderti ed a mettere a posto quella fottuta e ottusa testa che ti ritrovi- enunciò sospirando Jonh, prima di porre la domanda di cui si sarebbe
sicuramente pentito - Robin dimmi una cosa, lo sai che fare a botte con te per me è sempre un piacere, però vorrei sapere il motivo che ti ha spinto ad arrabbiarti in quel modo-
Robin si passò la lingua sul labbro inferiore, si vedeva chiaramente il suo disagio nel parlare di quell'argomento, tuttavia non poteva mentire a Jonh - Frate Tack ha menzionato una persona che non avrebbe dovuto menzionare e che mi ha reso leggermente nervoso- disse infine Robin
Jonh splalancò gli occhi - Leggermente? Quando sono arrivato sembrava che volessi tirare giu' la parete a testate. Comunque a parte questo, la persona a cui ti riferivi prima è Marian?- si azzardò a domandare Jonh
Robin strinse i pugni fortemente, lasciando che la circolazione del proprio sangue nei suoi arti si bloccasse temporaneamente - Si- si limitò a rispondere quasi ringhiando.
Jonh si avvicinò a Robin posandogli la mano sulla spalla
- Senti Robin, lo sai che io sono sempre in contatto con lei, perchè non provi ad andare a trovarla, sono passati anni da quando vi siete lasciati definitivamente, magari potreste provare a riallacciare un rapporto. Non dico che dovete per forza tornare insieme, ma potreste provare a tornare amici come un tempo-
Robin si levò la mano di Jonh dalla spalla con un gesto brusco, per quanto negli anni avesse innalzato intorno a se un muro inespugnabile, parlare di Marian era l'unico modo per abbatere le sue difese.
- No, non tornerò mai da lei. Gli ho già causato troppe delusioni in passato, sono sicuro che ora è felice. Ora ti chiedo cortesemente di andare ad aprire il bar, siamo già in ritardo con l'orario di apertura e io ho assolutissimamente bisogno di un po di ristoro- proferì Robin volendo mettere fine così alla discussione scomoda che gli feriva il suo cuore di pietra.
Jonh a quelle parole scosse la testa, Robin era troppo orgoglioso e testardo per i suoi gusti, ma non osò piu' dire nulla sull'argomento finché una volta giunto all'uscita di casa, decise di riprovarci - Almeno provaci, va da lei e prova a parlarle-
- Vattene Jonh- urlò Robin dall'altra stanza senza ammettere ulteriori parole.
Jonh uscì dalla porta, lasciando da solo Robin, che come un peso morto, si lasciò affondare nel letto sfatto a pancia in giu', lasciando che la testa, resa pesante dalla mancanza di sonno accumulata, si appoggiasse sgraziatamente in mezzo alla miriade di cuscini vecchi e ingialliti con cui si ostinava a dormire.
Il sonno lo avvolse in breve tempo, lasciandogli come suo ultimo pensiero lucido, la dolce e vivace visione della temeraria Marian..
Jonh nel frattempo scese al piano terra, dove ad attenderlo trovò il modesto e antiquato bar che gestiva insieme a Robin, con la sarracinesca ancora abbassata e in condizioni pietose. Jonh sbuffò sconsolato, il suo amico purtroppo oltre ai suoi mille difetti di cui ormai ne conosceva ogni sfaccettatura, ultimamente ne aveva preso un'altro ed era quello di lasciare il locale nel piu' totale caos.
I bicchieri sporchi invadevano il lavabo, creando una specie di precaria montagna di vetro, le tazzine del caffè giacevano rovesciate sul bancone creando rivoli marroni che colavano sul pavimento formando delle grosse chiazze scure, la macchina del caffè all'italiana sembrava uscita dalla seconda guerra mondiale e i tavoli erano luridi e appiccicosi come se fossero stati allergici alle spugne.
Jonh si mise subito all'opera, armandosi di spugna, detersivo e una buona dose di volontà, odiava il disordine e lo sporco e vedere quel caos non fece altro che irritare i suoi nervi e irrigidire i suoi muscoli.
Passarono ancora trenta minuti prima che Jonh riuscisse finalmente a dare inizio alla giornata lavorativa del bar e quando lo fece, si trovò davanti alla porta di vetro, uno stormo inferocito di arzilli vecchietti in carenza di caffè, opportunamente corretto con del buon rhum, e delle loro vecchie e usurate carte, con cui passavano le loro giornate in attesa del calar del sole, dove avrebbero fatto rientro a casa con le loro vecchie e ammuffite ossa.
Jonh, come al solito, sfoderò uno dei suoi piu' calorosi sorrisi, salutando per nome tutti i clienti e scusandosi per il ritardo.
Le prime due ore nel bar passarono tranquille e Jonh finito di servire l'ultimo cliente si stava cimentando in una partita a carte con tre dei suoi clienti abituali, quando ad un tratto la porta del bar si aprì e la persona che varcò la soglia riuscì a strappare dalla faccia sorridente del barista una smorfia contrariata.
Jonh conosceva quell'uomo, lo aveva incontrato molte volte negli ultimi anni e tutte le volte che lo aveva visto entrare da quella porta, insieme alla sua persona portava un mucchio di guai.
Jonh si alzò dalla sedia su cui era seduto, piazzando sulla bocca uno dei suoi falsi sorrisi, e si diresse dritto verso quell'uomo che non curante dell'esplicito divieto di fumare nei locali, teneva svogliatamente una sigaretta accesa fra le labbra, aspirando di tanto in tanto.
- Se vuole stare nel mio locale, le devo chiedere cortesemente di spegnere la sigaretta...agente- disse Jonh marcando con tono pesante e leggermente rabbioso l'ultima parola.

ROBIN HOOD dark versionDove le storie prendono vita. Scoprilo ora