TREY WESTON

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Un fottuto criminale.

Ecco cosa sono.

E non mi sento per niente meglio ad essere riuscito ad arrestarne uno per davvero.

Anzi, credo di stare peggio di lui al momento.

Io e Nora siamo riusciti ad irrompere nel momento esatto e nel luogo esatto, e lo abbiamo colto con le mani nel sacco.

Aveva un bel po' di roba con sé, il che ci ha permesso di accusarlo di reato e sbatterlo in cella come si deve. Peccato che non si sia sbilanciato su chi diavolo sia il fornitore, ma credo di conoscere già la risposta. Si tratta solo di trovarlo.

Eppure, tutto ciò non mi fa sentire per niente bene.

Vedere lei, ferma davanti a me, con la sofferenza in volto e le lacrime agli occhi, in attesa di una risposta che non sono stato in grado di darle, mi ha lacerato il cuore.

Scorgere il suo sgomento, la sua frustrazione e la desolazione. Sono state ferite aperte per me.

Per un istante mi è parso di riconoscere lo stesso sguardo che mi ha rivolto mia madre quando è venuta a sapere di Sophie.

E' stato straziante.

Del resto, la situazione non mi ha permesso di agire diversamente.

Certe volte, per proteggere chi amiamo, siamo costretti a fare delle scelte contro la nostra volontà.

E io non posso permettere che lei venga trascinata in queste cose.

Non capirebbe. E' troppo testarda.

Rientro a casa, stremato per il lavoro e per il turbine di emozioni che mi si sono scatenate dentro in questi due giorni, e tutto ciò che vorrei sarebbe chiamarla per chiarire o trascorrere anche un solo istante insieme, lasciando che siano i nostri corpi a risolvere quello che noi non siamo in grado di fare a parole.

Perché è così, quando ci incontriamo siamo entrambi schiavi della passione, di quello che ci lega e di ciò che ormai è troppo tardi per negare.

Tutta la sofferenza e la negatività che sono costretto a subire giornalmente sembrano pesare di meno quando lei è con me. Come se la sua luce fosse in grado di rischiarare l'oscurità che mi porto dentro.

Parcheggio il pickup in maniera un po' troppo sbadata, scendendo e dirigendomi con svogliatezza verso il vialetto di ciottoli della mia abitazione.

Almeno per oggi posso mettere in pausa tutto.

Ma è proprio quando credo di poter tirare il fiato per qualche ora, che una figura dai capelli neri e ricci e la giacca in pelle si materializza davanti ai miei occhi.

Non mi serve tanto per realizzare che Rick Ashton ha avuto il coraggio di venire a presentarsi a casa mia.

E credo anche di conoscere il motivo.

« Prima mio zio, poi un membro della mia comitiva. Sembra proprio che tu ce l'abbia con me, Weston.»

La sua voce riecheggia nel silenzio della sera, mentre dallo sguardo di fuoco che aleggia sul suo viso riesco ad intendere che il mio intervento di ieri deve averlo infastidito non poco.

Quello che abbiamo portato dentro era uno dei ragazzi della sua compagnia.

« Sei venuto per minacciarmi?» faccio del sarcasmo, avvicinandomi a lui con nonchalance, per fargli capire che la sua presenza non mi destabilizza affatto.

Non ho bisogno di venire intimorito da un ragazzino insolente e immaturo che cerca di farsi giustizia.

Anche perché, vicino a me, sembra solo uno scolaretto alle prime armi.

MR. POLICEMANWhere stories live. Discover now