𝐏𝐫𝐨𝐥𝐨𝐠𝐨

159 14 4
                                    

Questo capitolo contiene menzioni di sesso e la parte sarà contrassegnata da questo simbolo: -⚠️-. La smut non è delle migliori e potrebbe essere a tratti imbarazzante. Scusatemi in anticipo, ma è la prima volta che ne scrivo una<3

❝Ti si illuminano gli occhi❞

⸻𝐓𝐚𝐞𝐡𝐲𝐮𝐧𝐠'𝐬 𝐏𝐎𝐕⸻

Ho sempre avuto un nemico sin dai tempi delle elementari.

Il suo nome era Jeon Jungkook e ricordo perfettamente il motivo del suo astio nei miei confronti.

È sempre stato una persona competitiva, perché nonostante la mia timidezza, andavo molto bene a scuola.

Fin da piccolo iniziai la logopedia a causa di un mio problema: la balbuzie.

Non riuscivo a formulare una frase completa senza balbettare e questo mi portò a chiudermi molto in me stesso. Non parlavo per evitare di essere preso in giro e quelle rare volte che sceglievo di aprire bocca, le mie parole venivano ripetute dagli altri bambini. Ricordo il mio primo giorno di elementari quando la maestra mi chiese di presentarmi.

Titubante mi alzai.

Non mi piaceva parlare, soprattutto davanti a molte persone - e per di più sconosciute - che mi fissavano curiose. Tutti quegli sguardi non facevano altro che mettermi in soggezione. Mi torturavo le mani per l'ansia ed erano sempre piene di graffi, seppur non profondi.

«Come ti chiami?» mi chiese la maestra quando notò il mio tentennamento.

La osservai implorante per far terminare quella tortura, ma quando mi guardai intorno osservai le espressioni esasperate di tutti i presenti e decisi di parlare.

«K-Kim Tae-Taehyung» dissi.

I miei compagni scoppiarono a ridere, mentre io iniziai a piangere.

La maestra si avvicinò a me, mettendomi la mano sulla testa, urlando ai bambini di fare silenzio, ma non ascoltavano e continuavano a puntarmi il dito contro, ridendo tra loro e ripetendo la mia frase...come pensavo.

Le persone erano tutte uguali.

Avevo paura di parlare anche davanti ai miei parenti che furono i primi a schernirmi. Mamma e papà mi proteggevano da quelle prese in giro, ma non bastava.

E io costruii una spessa corazza, rinchiudendo me stesso all'interno.

Il timore di parlare e alzare la mano si fece così presente che smisi semplicemente di farlo e la maestra si accorse del mio bisogno e quando doveva interrogarmi mi chiedeva di andare vicino a lei e solo così riuscivo a parlare, anche se il balbettio si presentava sempre.

Non avevo idea di come fosse iniziato il mio disturbo, ma con il tempo mi accorsi di come si accentuasse spropositatamente a causa dell'ansia.

I bambini mi prendevano in giro chiamandomi "Il ragazzo muto", "Lo strambo" ...e lo gridavano ogni volta che mi vedevano.

«Ehi strambo, anche oggi rimarrai zitto?»

«È arrivato il ragazzo muto!»

E ridevano, ridevano sempre.

Le loro inizialmente furono solo parole, ma poi decisero di passare alle mani.

Mi spingevano contro il muro, mi costringevano a rimanere in classe, mi buttavano il secchio dell'immondizia in testa. Quando era il mio turno di pulire, invece, ero sempre in gruppo e bagnavano eccessivamente il pavimento di proposito per farmi scivolare.

To Enemies | KookvWhere stories live. Discover now