Capitolo 43

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(Canzone consigliata: I Don't Want To Change You - Damien Rice).

Ethan.

La sensazione del suo respiro sul mio collo quasi mi fece tremare, ma tenni la presa salda mentre la portavo in braccio verso l'ascensore del mio palazzo.

Aveva dormito durante tutto il tragitto per tornare a casa. Mentre guidavo, più volte avevo girato lo sguardo verso di lei per accertarmi che stesse bene.

Ma sapevo benissimo che in realtà non era così. Solo al pensiero di quello che le aveva fatto passare quel bastardo, una rabbia oscura come il buio prendeva possesso di ogni mia cellula.

E non era affatto il momento giusto per lasciarsi sopraffare dalla vendetta. Mi sarei accertato del fatto che sia io, ma soprattutto Nerissa, avessimo la vendetta che volevamo. Non era quello il momento, però.

Mentre ispezionavo il suo corpo, aspettavo che l'ascensore arrivasse al mio attico. Aveva del sangue sui vestiti e tra i capelli.

Dio, mi era così mancato il suo respiro.

Qualche macchia di polvere aveva reso i suoi vestiti scuri, molto più chiari. E continuavo a guardare quel maglione strappato come se avessi la possibilità di assorbire la sua sofferenza.

Avrei voluto assorbire perfino il suo corpo per tenerla sempre con me. Il suo rumore, il suo profumo di bergamotto e godermi la beatitudine che mi avrebbero regalato le sue labbra e le sue parole.

Anche se molto spesso non andavamo d'accordo, anche se ogni misera questione era motivo di discussione tra me e lei, qualsiasi lettera usciva dalle sue labbra era una sorta di benedizione. Come se fossi un dannato in cerca della sua sofferenza costante, di un dolore che avrebbe accolto con estremo piacere per appagare quella voglia di caos.

Il bisogno che avevo di Nerissa era diventato una sorta di formicolio sotto la mia pelle, come se il mio stesso sangue si ribellasse.

Ero quasi impazzito.

Il pensiero di lei rinchiusa da qualche parte mi aveva atrofizzato i muscoli, corroso i miei organi. Tutto aveva perso un minimo di senso.

Avrei dovuto ringraziare Kim e Sean per avermi donato quella poca lucidità che mi aveva permesso di ritrovarla.

Perfino il mio cuore batteva saltando qualche battito, come se non potesse credere che avessimo quella donna tra le braccia.

Le porte dell'ascensore si aprirono e trovai India seduta, con la schiena dritta come un fuso e le orecchie in una posizione di attenzione.

Il momento in cui focalizzò chi portavo in braccio lo vidi espresso nei suoi occhi scuri.

Prima di conoscere quella dobermann non avrei mai pensato quanto i cani potessero avere degli occhi espressivi.

Appena feci un passo avanti vidi i suoi occhi illuminarsi, ma non fece un minimo rumore. Rimase semplicemente seduta, ad aspettare forse che Nerissa aprisse gli occhi.

Quelle mura che in quei giorni mi erano sembrate una prigione piena di incubi, mi sembrarono stranamente piene di sollievo mentre adagiavo il mio diamante sul divano.

Con la coda dell'occhio vidi India avvicinarsi con cautela e silenzio, come se non volesse disturbarla. Feci un passo indietro e un cenno con la testa per indicarle che poteva andarle più vicino.

Il momento in cui il suo muso annusò l'aria circostante e il viso di Nerissa, mi fece quasi stringere lo stomaco.

Il cuore batteva all'impazzita, come se solo in quel momento stessi realizzando che finalmente l'avevo riportata a casa.

Silence & NoiseOpowieści tętniące życiem. Odkryj je teraz