30.

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NILDE

La pioggia incessante aveva iniziato a battere sulle tegole della casa e le gocce leggere, caute ed innocenti scivolavano sul vetro della finestra.

«Allora?», lo incalzai. Ero totalmente annebbiata dalla rabbia, tanto che stare in piedi era diventato uno sforzo enorme. Mi sedetti con un'agitazione che si trasferiva nei pugni che stringevano le lenzuola del materasso per evitare di commettere qualche pazzia.

«Ti ho portato qui perché...»
Le parole non gli uscivano, si bloccavano nella gola proprio come il mio respiro, mozzato a mezz'aria dopo la rivelazione che aveva fatto Gideon.

«Ascolta», mi alzai dal materasso di velluto impaziente e stanca, «Non girarci troppo intorno e dimmi come stanno le cose, ma per davvero».

«Vuoi la verità, Nilde?», domandò, ma era più un quesito rivolto verso se stesso. «Va bene, ti dirò tutto».

Si avviò verso la sua scrivania, frugò qualcosa nei cassetti, imprecò, sbuffò, ma dopo interminabili minuti non riuscii a capire cosa stesse facendo, finché non si rivolse verso di me con un'espressione poco serena. «Questo è ciò che mi ha lasciato Mathias l'ultima volta che ci siamo incontrati».

Me lo porse, invitandomi a prendere la bustina trasparente un po' sporca perché risalente a cinque anni fa. La afferrai con i polpastrelli delle dita che tremavano dalla paura e dalla preoccupazione di ciò che da lì a poco avrei scoperto.

«Perché non me l'hai mai detto, Tobia?»
«Cosa avrei dovuto dirti? Ho scoperto soltanto ieri sera che in realtà conoscevo Mathias e forse...»

Tentennò prima di proseguire, aggiustò il ciuffo biondo dietro l'orecchio, e se prima potevo affermare con certezza di conoscere la persona davanti a me, adesso mi rimangiavo tutto quello che avevo pensato. «...Forse ho conosciuto Mathias, senza rendermi conto che fosse lui molto prima che Gideon ne facesse parola», si sedette sulla sedia girevole lasciandomi lo spazio necessario per respirare.

«Mio padre è un poliziotto molto in gamba», iniziò e non seppi cosa dire. Cercai nella mia immaginazione un nesso logico che si potesse collegare alla sua affermazione. «o meglio, era il maresciallo della caserma, purtroppo però si è licenziato, anche se secondo me non è andata così».

Avevo un'improvvisa sete, Tobia si alzò dalla sedia e mi porse una bottiglietta d'acqua che giaceva chiusa sullo scaffale a sinistra della scrivania. Accennò un sorriso amichevole e tornò al suo posto.

«Perché pensi questo? E poi cosa c'entra Mathias?»
«Mathias c'entra più di quanto voi possiate immaginare», sentenziò serio e un sopracciglio incrociato gli definì il viso tondo.

«Parla adesso o scoprirò da sola quello che tu cerchi di nascondermi», mi alzai in piedi e lui fece altrettanto. «Cosa c'entra Mathias in tutto questo?»

«Vuoi che Gideon lo sappia?»
«È suo fratello, mi sembra più che normale».
«D'accordo». Fece un breve giro della stanza per alleviare la tensione. Lo stomaco era costernato dalle ferite e non sapevo ancora chi le avesse provocate, ma lo avrei saputo in un modo o nell'altro.

«Sappi solo che è una verità che potrebbe farvi del male», si avviò verso la porta e posò la mano destra sulla maniglia argentata. «Niente può farmi male dopo ciò che è successo quella notte. Niente».

Be RebornWhere stories live. Discover now