Capitolo 8

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Raggiungo il lato destro della casa, quello sul quale si affaccia la finestra della mia stanza ed è lì che lo trovo proprio mentre mi arriva addosso, evidentemente sul punto di andarsene.

-Ciao, Josh – dico.

Lui spalanca gli occhi, indietreggiando.

Sposto lo sguardo da lui alla sua macchina fotografica, poi di nuovo a lui.

-Cosa stai facendo? – Gli chiedo.

-Nulla – risponde, sistemando gli occhiali sul naso.

-Josh.

-Senti, sono appassionato di fotografia e la tua casa è bella antica e ...

-Non mentire. Non sei bravo. Facciamo una passeggiata nel bosco.

Pur avendo il bosco dietro casa, non ho ancora avuto il tempo di avventurarmi al suo interno e poiché oggi sembra essere la giornata delle passeggiate e delle stranezze, lo trovo il momento ideale.

-Non credo sia una buona idea – risponde Josh. Almeno non balbetta più.

Poi sospira.

-Ricordi le storie di cui ti ho parlato? Quelle che mi piacciono tanto.

Annuisco, esortandolo a continuare.

-Narrano delle leggende ambientate ad Oakstone Valley e la tua casa è citata in una di queste storie. Fotografo tutte le ambientazioni. Sei la prima persona alla quale lo dico.

Sono più interessata che mai.

-Stai dicendo sul serio? – Gli chiedo.

-Sì.

-Oh mio dio. Devi assolutamente raccontarmi queste leggende. Vedi di farlo Josh, o ti denuncerò per violazione della privacy.

-Lo farò – dice con un sospiro.

-Bene!

-Non mi stai prendendo per pazzo?

Rifletto per qualche istante. In questo paese sembrano essere tutti matti, ma anch'io se mi trovassi nell'epicentro del paese delle meraviglie vorrei fotografare e saperne di più di ogni pezzo di favola che mi ritrovo ogni giorno sotto gli occhi.

-Inizia a raccontare – gli dico mentre mi incammino verso il bosco.

-Ora?

-Sì. Che c'è di male?

Deglutisce e sembra farsi più sicuro.

-C'è una leggenda su questo bosco. Si dice che un tempo fosse abitato da meravigliose creature dall'aspetto talmente strambo e al tempo stesso straordinario da essere impossibili a descrivere.

Gli faccio cenno di proseguire mentre osservo il suddetto bosco.

-Ma tra queste creature, quelle che vengono specificatamente menzionate sono degli esseri dalla straordinaria bellezza, che l'uomo chiama più comunemente fate.

Inspiro il profumo della natura ed è allora che decido che d'ora in avanti trascorrerò molto tempo in questo bosco.

-Al di fuori di questo bosco vi era un villaggio di uomini. Le fate attiravano di tanto in tanto alcuni di questi uomini che si avventuravano nella foresta per tagliare la legna o raccogliere frutti. Riuscivano ad attrarli con la loro bellezza e la loro voce melodiosa per puro divertimento, ma ogni volta che un uomo seguiva una fata, non ritornava più indietro. Nessuno sapeva che fine facessero. Gli anni passavano e il villaggio diventava sempre più ricco, ma uomini e donne continuavano a sparire. Fu allora che, stanchi di questa situazione, un gruppo di uomini partì per recarsi nei boschi. Ma il loro scopo non era quello usuale di ogni uomo che vi si recava, bensì quello di uccidere le fate.

-Che cosa meschina! – Esclamo, mentre osservo gli alberi centenari che mi circondano.

-Ma le fate avevano rapito la loro gente – mi fa notare Josh.

-Magari li hanno condotti in un luogo migliore – dico sollevando le spalle.

-Comunque, questi uomini uccisero alcune fate e il sangue delle fate è sacro. Ci fu una guerra e successivamente la foresta stessa fu divisa in due parti. Vieni con me.

Seguo Josh che improvvisamente mi sembra più sicuro di sé stesso, come se raccontare le storie con le quali è cresciuto lo renda meno nervoso.

Camminiamo per un po', finché non giungiamo dinnanzi ad una grande quercia. Poco più avanti si trova una pietra sulla quale è inciso uno strano simbolo.

-E' il simbolo delle fate – mi spiega subito. –Quest'albero e questa roccia indicano il confine del bosco in cui potevano andare gli umani, quello in cui sei appena stata. Oltre è la parte di bosco in cui potevano vivere le fate che non potevano passare dal lato degli umani secondo un patto che hanno stipulato per evitare altri spargimenti di sangue. Però gli uomini potevano comunque passare nel lato incantato della foresta, rimanendo in balìa delle fate. Gli unici umani a non poter raggiungere l'altro lato del bosco erano questa famiglia che aveva iniziato la spedizione per uccidere le fate. Si diceva che le loro mani fossero troppo macchiate e così, per generazioni, nessun appartenente a quella famiglia potrà entrare in questa parte di foresta.

-Ma non è comunque raccomandabile per gli altri uomini entrarvi, giusto? – Gli chiedo.

-No, certo che no. Se le fate li rapissero, sarebbe solo colpa loro.

Osservo l'altro lato del bosco. Forse è solo un'illusione, ma sembra più luminoso. Eppure, emana quasi un timore reverenziale. Rabbrividisco e decido che per oggi sia meglio non avventurarmi in quella parte del bosco. Ne ho abbastanza di stranezze e non sono pronta ad affrontarne altre.

-Come hanno potuto quegli uomini uccidere le fate? – Chiedo ancora, perché mi sembra tutt'ora una cosa meschina.

-Stiamo parlando di leggende, Karen – mi dice Josh mentre torniamo indietro.

Scoppio a ridere.

-Lo so! Però è una bella leggenda. Come hanno fatto ad uccidere le fate? Sono mortali?

-Sì, ma vivono per secoli. Non so precisamente come potessero essere uccise, però i membri di questa famiglia trovarono il modo.

-Ok ... ora raccontami la leggenda di casa mia.

-Karen, è ora di cena! – Sento mia madre in lontananza.

Poi la scorgo sulla porta, rivolta verso la mia direzione.

Sospiro.

-Beh Josh, grazie per la compagnia e per il racconto. Se vuoi una compagna di misteri, sappi che ne hai trovata una – dico al ragazzo al mio fianco a mo' di saluto.

-A dire il vero, il mistero sei tu – dice in un sussurro appena mi incammino.

Mi volto con la fronte aggrottata, ma del timido Josh non c'è più traccia.

Quando rientro, mamma e Colin sono già seduti a tavola.

Mio fratello è più scuro che mai in volto e non solleva lo sguardo dal piatto nemmeno per un secondo.

Sto ancora pensando alla storia raccontata da Josh perché non voglio pensare a Claire o a Riley o alle stranezze di Colin. Ho sempre amato le leggende, ma non mi sono mai trovata esattamente nel luogo.

Osservo mia madre, anche lei silenziosa e per un istante dietro di lei mi sembra di scorgere una figura.

Ritorno in fretta con lo sguardo su quel punto con il cuore a mille, ma mi accorgo che non c'è nessuno.

Il cuore però non accenna a rallentare. Mi era parso di vedere una donna, una donna molto bella dai capelli chiari e gli occhi verdi dalla forma allungata. Mi era parso di vedere la donna del quadro.

A riscuotermi è un calcio sotto al tavolo. Mi volto di scatto verso Colin che mi osserva con la fronte aggrottata. Scuoto la testa cercando di calmarmi e ritorno a mangiare, pensando a quanto sarà difficile prendere sonno stanotte.

Fairy Blood I segreti di Oakstone Valley (#Wattys2015)Where stories live. Discover now