Capitolo 23

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-Non ho commentato il tuo curioso messaggio di ieri sera. Tu non commentare ciò che sto per farti vedere – mi dice Josh il giorno dopo.

È pausa pranzo, ma siamo rifugiati nella stessa aula del mio primo giorno di scuola.

Josh apre il suo zaino e tira fuori un libro completamente ridotto a brandelli.

-Era di mio nonno – si giustifica.

-E' da qui che hai preso le leggende?

-In parte. Molte me le raccontava mia madre.

-Posso? – Gli chiedo indicando il libro.

-Certo, ma fa attenzione: è un po' malandato.

Sfoglio le pesanti pagine più marroni che ingiallite, cercando di interpretare l'intrecciata calligrafia.

Tra le pagine trovo anche dei disegni. Per questo non mi stupisco quando vedo l'immagine di un braccio ricoperto da venature.

-Oh, mi ero dimenticato di dirti questo: ai cacciatori spunta una sorta di pianta rampicante sulla pelle. Quando ...

-Quando raggiungerà la mano, saranno veri cacciatori – completo continuando a sfogliare.

Josh resta ammutolito.

-Me l'avevi già detto in realtà – mento con il più innocente dei toni.

-Oh, capisco.

Vado avanti finché non trovo il disegno dettagliato di un pugnale.

-E questo a cosa servirebbe? – Chiedo.

-Questo è l'Astargh. L'Astargh è l'arma più potente che esista ed è l'unico oggetto capace di uccidere la Grande Madre.

-Chi sarebbe la Grande Madre?

-E' la prima fata, anche se la maggior parte delle altre fate non l'ha mai vista. Vive da millenni, ma molti dicono che non abbia un corpo, che sia in realtà inconsistente. Può essere uccisa solo attraverso l'Astargh che nessuno sa dove si trovi. Oh, quasi dimenticavo: uccidendo la Grande Madre moriranno tutte le fate.

Sollevo un sopracciglio, quindi continuo a sfogliare.

-Ma continuando la leggenda dell'altro giorno, quella della fate e il cacciatore, c'è un seguito.

-Cosa intendi dire?

-Secondo la leggenda, ci sarà qualcuno un giorno capace di ...

La porta dell'aula viene leggermente aperta, ma non entra nessuno.

Con la fronte aggrottata, capisco che qualcuno stava ascoltando la nostra conversazione.

-Basta cosi, Josh. Ne parleremo in un altro momento – dico.

Lui annuisce e si sbriga a posare il libro all'interno del suo zaino.

Io nel frattempo sono già uscita dall'aula e mi guardo intorno.

Noto una ragazza che mi fissa e non impiego molto a riconoscerla: il suo sguardo arrogante, l'aria strafottente, molto peggio della mia compagna di banco, il fisico atletico e i vestiti neri: è una delle custodi, l'unica ragazza al tavolo degli scontrosi.

Ricambio il suo sguardo e mi avvio a grandi passi lungo il corridoio, almeno finché una mano non mi blocca il braccio e mi tira dentro un corridoio secondario.

Mi volto di scatto ritrovando Mason di fronte a me.

Sposto lo sguardo dai suoi occhi alla sua mano sul mio braccio, nell'attesa che mi liberi. Lui lo fa.

-Cosa vuoi? – Gli chiedo nel tono più brusco possibile.

-Karen ...

-Cosa? Siamo nemici, cosa vuoi dirmi? Ti dispiace per avermi mentito? Ti dispiace per avermi usata? Non credo proprio, quindi lasciami andare. Non ho intenzione di farmi soggiogare da te un'altra volta.

-No, non è questo il punto, Karen!

-Allora quale sarebbe?

-Senti è vero, è stata un'idea di Riley, io ero l'unico che non avevi ancor visto quindi abbiamo pensato di trovare un modo per scoprire più cose, ma non è tutto.

-Non ho voglia di ascoltarti.

-Aspetta! Quella musica, quella che hai suonato con il violoncello ... non appena ho sentito che suonavi quello strumento ho voluto ascoltarti e c'è un motivo per tutto questo. Quella canzone che dici di aver composto tu ... io la conosco. Ce l'ho in testa da anni.

-Sì va bene e io sono il mago di Oz. Ciao, Mason.

Detto questo esco dal nostro nascondiglio e tiro dritto.

Però penso ancora alle sue parole.

Fairy Blood I segreti di Oakstone Valley (#Wattys2015)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora