Crush Culture

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Bussò con prepotenza alla porta e, non ricevendo risposta, suonò — per l'ennesima volta — il campanello.

Non puoi nasconderti 

Ancora nessuna risposta.
Fece per bussare nuovamente quando la porta si aprì.

«Taylor che ci fai qui?!» le aveva chiesto Harry in un sussurro esasperato, strabuzzando gli occhi.
Pareva star vivendo il suo incubo più grande.

«Dobbiamo parlare del tuo comportamento da completo idiota di due  giorni fa»

Non potrai ignorarmi anche adesso

«Per forza? hai già detto tutto: è stato un "comportamento da completo idiota". Non c'è bisogno di aggiungere altro»
«Sì! Non puoi picchiare il primo ragazzo che mi si avvicina e poi pensare di passarla liscia evitando i miei messaggi o facendo finta di non vedermi dallo spioncino della porta»

Colpevole, Harry si chiuse la porta alle spalle arrendendosi all'idea di doverla affrontare. Poi si appoggiò all'asse di legno del piccolo portico, superandola per mantenere una certa distanza fra loro.

«Ero ubriaco — iniziò a dire — Non voglio giustificarmi, ma  lo sai che non bevo mai. Non l'avrei fatto se fossi stato sobrio» lo sguardo fisso a terra.
«Ti stai giustificando» sentenziò lei con le braccia conserte.

«Harry, si può sapere che ti ha fatto Calvin per meritarsi un pugno del genere?»
«Ti ha baciata!» alzò gli occhi per incontrare i suoi, incredulo che gliel'avesse chiesto davvero.
«E noi ci siamo lasciati quasi un mese fa. Non ne avevi il diritto»
«Ah, perché tu hai tutto il diritto di metterti insieme ad un altro dopo così poco. Mi sembra giusto, d'altronde hai sempre ragionato così. O sbaglio?» si staccò da dove era appoggiato per avvicinarsi a lei.

Non di nuovo con questa storia, ti prego

«Ho sbagliato. Ho bevuto e preso a pugni uno stronzo, e capisco che tu ti possa essere arrabbiata per questo. Ma non venirmi a dire che tu sia nel giusto solo perché ci siamo lasciati»

«Ma è così! Cosa avrei dovuto fare? Aspettare anni prima di poter parlare con qualcun altro?!» Taylor non riusciva proprio a capirlo, non aveva fatto nulla di male dopotutto.
«N-no, non...Dio, Taylor. Non sto dicendo che non puoi parlare con nessuno ma-»

Vide come il ragazzo stesse cercando le parole giuste, spostando lo sguardo verso un punto indefinito dietro di lei. Gli occhi pieni di preoccupazioni che Taylor non riusciva a cogliere appieno, e quel suo tic alle mani che lo accompagnava sempre in queste situazioni.

«Ti è — ti è mai importato qualcosa di me? Tutti questi mesi... hanno avuto anche solo un minimo di significato per te? Non capisco come tu faccia a ricominciare così presto, posso pure capire le tue motivazioni ma come? Io mi sento così in colpa solo al pensiero di poter provare qualcosa per qualcun altro» manteneva un tono abbastanza basso, per non farsi sentire da chi era dentro casa, e un lieve rossore sulle guance — di vergogna, pensò lei — nel dire quell'ultima frase.

«Non ti seguo» ammise.
«Io... sono davvero così pessimo da essere dimenticato e sostituito in meno di un mese?»

Non è che?

«Harry...» ora si trovava pure lei in difficoltà con le parole.
«Se tu sei ancora-»
«Non sono innamorato di te, Taylor»

Ah. Bene...

Adesso, però, era davvero confusa: qual era il problema?

«Se non provi niente per me, allora che senso ha tutto questo discorso, quel pugno...»
«Io non so perché gli abbia tirato un pugno a quello» ed enfatizzò la frase indicando un punto immaginario dove potesse trovarsi Harris sporgendosi leggermente in avanti col busto, come a darsi una spinta che gli desse la forza per poter parlare.

Wish you were soberWhere stories live. Discover now